Mario Baudino, TuttoLibri - La Stampa 3/5/2014, 3 maggio 2014
PER L’EDITORE DI DIO IL PAPA È BEST SELLER
Le radici storiche sono antiche: risalgono al 1587 quando Sisto V volle una sua stamperia, una tipografia vaticana, e chiamò da Venezia il figlio del mitico Aldo Manuzio. Da questo punto di vista, la Libreria Editrice Vaticana potrebbe dichiarare all’anagrafe della cultura mezzo millennio di vita, il che per i tempi della Chiesa Cattolica forse non è neppure molto. In realtà, tra profonde sistemazioni storiche, quella che apre i suoi stand al Lingotto è una realtà nata nel 1927, quando Pio XI dispose l’istituzione di una casa editrice vera e propria.
«Prima - spiega il direttore, don Giuseppe Costa - la vendita avveniva direttamente presso la tipografia, un po’ come ai tempi di Manuzio il giovane». Era una piccola realtà. Ora invece, dal 1991, è riconosciuta come l’editrice ufficiale della Santa Sede. Il che significa non essere proprio un editore come gli altri, se non altro perché si dispone di un autore formidabile: il Papa. Però bisogna comportarsi come gli altri. La Lev (questa la sigla che fa anche da marchio) è diventata così una macchina complessa e dinamica, che stampa soprattutto per l’Italia facendo attenzione a non sovrapporsi all’importante editoria cattolica del nostro Paese, e cede diritti di pubblicazione per tutta quella che è la sua attività poliglotta.
«Continuiamo a pubblicare direttamente in diverse lingue, ma solo per le opere che mettiamo in circolazione sul mercato romano, per esempio nella libreria in Piazza San Pietro - spiega don Costa - per il resto è risultato molto più efficace, negli ultimi tempi, affidarci ai singoli editori internazionali». Il risultato è che a guardare i numeri si penserebbe a una casa editrice media, con 20 milioni di fatturato e 38 dipendenti (di cui però 12 nelle tre librerie aperte negli ultimi anni). «In realtà se ci compariamo con gli italiani, sia cattolici sia laici, siamo quello che esporta di più - spiega ancora don Costa - e anzi sono i diritti esteri a tenere in piedi i nostri bilanci».
A colpi di best seller, se così possiamo chiamare per esempio le Encicliche, che al momento della diffusione «valgono» dalle 6 alle 800 mila copie. In questo momento nelle librerie sono parecchi i libri di Papa Bergoglio, dalla «Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium» ai volumi dei «Messaggi del Papa su twitter», targati Lev. Ma non mancano best seller più misteriosi, quelli che non ti aspetti, come i diari di Faustina Kowalska, suora polacca canonizzata nel 2000, mistica e veggente: che macinano 50 mila copie l’anno.
Ci si attenderebbero Bibbie e Vangeli, o catechismi. «Il catechismo è nostro, va da sé; all’estero però viene stampato per conto delle Conferenze episcopali dei vari Paesi. Una Bibbia speriamo di farla entro la fine dell’anno. Ma tenga conto che molti di questi testi fondamentali vengono proposti autonomamente dagli editori cattolici». La Lev ha una filosofia leggermente diversa, un «mandato» speciale. Ed è quello di «promuovere il magistero del Papa». «Il Focus sul Papa e sulle congregazioni è il cuore della nostra produzione. Poi però ci sono altri settori dove indirizzare scelte squisitamente editoriali».
Che per Don Costa significano varie cose: per esempio i libri giuridici, relativi al diritto canonico, ma anche e forse soprattutto l’idea di «una educazione religiosa attraverso l’arte, di una saggistica che affronti temi vitali per la Chiesa di oggi, e perché no testi di devozione». Si sta ad esempio siglando un contratto con gli Usa per un rosario commentato da Papa Francesco, e l’impressione è che il direttore della Lev ci tenga molto, non solo come religioso. Sarà un magnifico colpo editoriale, di quelli da far invidia ai grandi gruppi. Insomma, il Papa. Sempre lui. «Per statuto». In passato erano gli editori laici, in Italia Mondadori e Rizzoli, a contendersi con successo i Pontefici. Ed era una concorrenza spietata.
«Io non c’ero ancora, ma va detto che l’editrice non aveva la valenza che ha oggi. Per esempio, dieci anni fa nessuno avrebbe pensato di portare la Lev al Lingotto; era ancora una sorta di appendice tipografica. Ora è ogni giorno a contatto coi più grandi editori del mondo». Un partner globale. Con vantaggi non indifferenti. «Guardi, io non sono mai stato così sicuro che l’editore laico assicuri per esempio una migliore distribuzione».
Il primo volume del «Gesù di Nazareth», di Papa Ratzinger, per Rizzoli, era andato molto bene. E il secondo... «Lo abbiamo pubblicato noi, e si è dovuto un po’ combattere, per tenercelo. Anche se il terzo tornerà a Rizzoli». Come mai? «C’era stato un calo sul secondo, rispetto al primo. Ma mi sembra naturale, per un’opera in più volumi». Magistero e concorrenza? «Siamo una casa editrice particolare». Però ragionate da editori. «Abbiamo 3500 titoli in catalogo, ne pubblichiamo 140-150 l’anno. Ma teniamo il più possibile “vivo” tutto il catalogo, direi più degli altri editori».
Qual è in un contesto del genere la discrezionalità e l’autonomia di una casa editrice e del suo direttore? «Molta, per tutto ciò che sta attorno al magistero papale». In qualche modo, siete diventati anche l’agente letterario del Papa? «In qualche modo, sì».