Alessandro Pasini, Corriere della Sera 3/5/2014, 3 maggio 2014
IL POSTER DI ROSSI ORA È IN GARAGE
Imputato Marc Marquez, si dichiara colpevole o innocente?
«Io sono innocente, sempre! Ma qual è l’accusa?».
Ha ucciso il campionato.
«Andiamoci piano. La partenza è stata perfetta, ma ho solo 19 punti di vantaggio. Basta una gara sbagliata e tutto cambia».
Eppure qui si scommette addirittura sul fatto che lei possa vincere tutti i 18 Gp del Mondiale.
«Niente è impossibile, ma questo non so... Se pensi di vincere tutte le gare è la volta che non vinci nemmeno il campionato, perché cadi o fai delle cavolate. E poi già qui sarà un’altra faccenda: a Jerez Lorenzo, Pedrosa e Rossi hanno una grande storia».
E lei non ci ha mai vinto. Come mai?
«Non me lo spiego. Come pista mi piace da sempre, e vado anche veloce. Boh, a volte succede».
Proprio qui nel 2013 il suo sorpasso Rossi-style su Lorenzo, nella stessa curva e allo stesso modo di quello leggendario di Valentino su Gibernau, fece capire che lei non è un campione qualsiasi.
«Fu bellissimo. Non avevo vinto la gara, ma tutto il mondo parlava di me!».
Guarda spesso i vecchi filmati dei grandi campioni?
«Non è che li studio per riproporli uguali. Certi numeri come quello mitico di Valentino qui basta vederlo una volta e ti entra nella mente e nel corpo. Se poi li rifai, è inconscio. In gara non hai tempo per pensare».
Anche se lei ragiona sempre di più.
«L’anno scorso poco, andavo sempre al limite, rischiando parecchio. Ora sono cambiato: in Argentina, per esempio, ho studiato bene la gara prima di attaccare».
Come si fa a essere così bravi sui circuiti nuovi? Lì lei fa una differenza clamorosa.
«Onestamente non lo so. Io mi preparo come tutti: a casa coi video e il giovedì in pista con lo scooter. Forse è perché i bambini imparano più in fretta dei grandi».
Ha detto che il 2012 in Moto2 fu l’anno più difficile perché doveva vincere da favorito. È lo stesso oggi?
«No. Allora il problema non era solo essere favorito, ma la pressione che mi ero messo io: volevo vincere e andare in MotoGp da campione. Adesso sono più sollevato, perché ho realizzato il mio sogno: conquistare un Mondiale in tutte le classi, dunque...».
Dunque, direbbero i suoi rivali, perché non si ritira e ci fa respirare?
«A 21 anni? C’è ancora così tanto da vincere».
La sente nell’aria la loro rassegnazione?
«No, e non ci credo. Per me è solo pretattica».
Ci descriva lo stile Marquez.
«Io amo la moto quando si muove: mi permette di sentirla meglio, derapare, spingere, divertirmi. Ricordate Capirossi con la Ducati? La moto non stava mai ferma e lui andava velocissimo. Magnifico. L’acrobazia naturale».
Il suo gomito a terra è diventato di moda.
«Già, lo fanno anche in minimoto. Mi piace».
E Valentino racconta che per tenere il suo passo si ispira a lei.
«È la natura delle corse, la sua evoluzione. È come quando lui cominciò con la gamba fuori in staccata. Adesso lo fanno tutti. Pure io».
Marquez è più tiki-taka o contropiede?
«Dipende. In gara devi fare spesso tiki-taka, ma negli ultimi giri è molto questione di contropiede. È un po’ come scegliere fra Messi o Ronaldo: impossibile. Io punto a essere un mix dei due».
Quanto è cambiata la sua vita dopo il titolo?
«Tanto. Prima potevo fare tutto senza problemi, ora no. Mi piace, non ne soffro, a volte però fatico per trovare un po’ di intimità. E poi c’è la responsabilità: al mio paese i bambini mi imitano in tutto, devo tenerne conto».
Vive sempre a Cervera con la famiglia?
«Per ora sì, ma è sempre più difficile. Il futuro, non molto lontano, è una casa mia. Del resto, è un percorso naturale».
Come va la raccolta delle moto in miniatura di Rossi?
«Finita, tutto a posto».
E il famoso poster in camera?
«Ce l’ho sempre, ma ora è in garage».
Tra un po’ è Rossi che appende il suo.
«Nooo, non credo proprio!».
Si dice che sia fidanzato.
«Bugia. Lo ero fino a due anni fa. Ora sperimento».
Il contratto con la Honda è in scadenza. Che succederà?
«Niente di strano. L’accordo si farà».
E se al posto di Pedrosa arrivasse Lorenzo?
«L’importante è che alla Honda ci sia io».
Il suo amico Valentino la vorrebbe vedere correre anche su un’altra moto. Ma la Honda aiuta così tanto?
«Mah. Se guardiamo bene, Lorenzo fatica ma Rossi migliora, dunque com’è davvero la Yamaha? E poi nel 2013 Honda e Yamaha erano simili e finora, a parte Austin che è proprio fatto per noi, ho visto equilibrio».
Dunque la colpa è degli altri?
«Io sono innocente, no?».