Maurizio Gallo, Il Tempo 5/5/2014, 5 maggio 2014
SI PUÒ SCENDERE A PATTI CON DUE TIPI COSÌ?–[GENNARO ’A CAROGNA UN NOME, UNA GARANZIA]
Il calcio non c’entra. Nulla a che vedere con lo sport, l’agonismo, l’amore per la «squadra del cuore». La dimostrazione vivente è Gennaro De Tommaso, «classe 1973», detto «Genny ’a carogna», figlio del camorrista Ciro, a sua volta meglio conosciuto come «Ciccio ’a carogna» e considerato il referente del clan Misso che fu protagonista della feroce faida del rione Sanità. Suo zio ha, invece, il poco rassicurante nomignolo di «Peppe l’assassino». De Tommaso vive a Forcella, dove la famiglia gestisce un bar. Ha avuto guai con la legge per reati contro il patrimonio e per droga.
Tutti hanno visto sabato sera «Genny» sulla cancellata dell’Olimpico mentre «contrattava» con il capitano del Napoli la sorte della finale di Coppa Campioni, una maglietta nera («Speziale libero») che inneggiava all’assassino dell’ispettore Filippo Raciti, ucciso a Catania il 2 febbraio 2007. Di lui parlò, il 4 ottobre 2007, un pentito, Emiliano Zapata Misso, nipote del boss, che rese, scrive il Gip Luigi Giordano nell’ordinanza sui 40 arresti per gli scontri contro l’apertura della discarica a Pianura, «dichiarazioni particolarmente significative in ordine alla generale configurazione dei gruppi di tifosi organizzati napoletani come strutture verticistiche, non casualmente legate, per vincoli economici delinquenziali o di parentela, ai gruppi camorristici dominanti». Misso spiega che è detenuto perché «condannato per il 416 bis in primo grado come capo e promotore del clan Misso». Zapata sottolinea che nella curva A del San Paolo, che lui ha frequentato a lungo, «esistono alcuni gruppi organizzati di ultras: in particolare vi sono i Mastiffs, il gruppo Rione Sanità, le Teste Matte e, per un periodo anche la Masseria Cardone», mentre nella B dominano i fedayn, «un gruppo storico di cui conoscevo il capo tale Massimo o’ Bandito». «I Mastiffs - continua il pentito - sono un gruppo che ricomprende essenzialmente tifosi del centro storico e cioè Forcella, Piazza San Gaetano, Pietro Colletta, ecc.; i capi dei Mastiffs sono Gennaro De Tommaso, detto "Genny a Carogna", che è il figlio di Ciro De Tommaso, che è un camorrista affiliato al clan Misso». Non solo. Il «Rione Sanità» è «comandato da Gianluca De Marino, fratello di Ciro. Ciro De Marino è un componente del gruppo di fuoco del clan Misso». I Mastiff «si posizionano al centro della curva "A" nella parte più bassa dell’anello superiore ed a fianco a loro si mettono quelli del rione Sanità», conclude Misso, precisando che «la gran parte di questi capi Ultras avevano una serie di introiti economici provenienti per lo più da attività criminali».
In una parola, conclude il collaboratore di giustizia, «sullo stadio c’è la camorra» e «tutto ciò che accade è deciso dai relativi capi tifosi, anche rispetto alle più banali decisioni in ordine ai posti a sedere o ai cori da cantare e agli striscioni da esporre». Nell’ordinanza si parla anche degli scontri fra forze dell’ordine e manifestanti anti-discarica avvenuti a Pianura il 7 gennaio 2008. E le intercettazioni parlano chiaro. Il capopopolo e imprenditore edile Leopoldo Carandante contatta Dario Di Vicino, capo del gruppo ultras Niss («Niente incontri solo scontri») e, mentre parla con lui, incita qualcuno che ha vicino: «Butta la benzina...vai Gaetano..vai tranquillo...vai...». I destinatari delle molotov, naturalmente, sono gli agenti.
Maurizio Gallo