Francesca Musacchio, Il Tempo 5/5/2014, 5 maggio 2014
SI PUÒ SCENDERE A PATTI CON DUE TIPI COSÌ?– [DA ALEMANNO A GIOVINEZZA IL «GASTONE» PISTOLERO]
Non frequentava lo stadio da qualche tempo perchè sottoposto più volte a Daspo e per numerosi reati commessi in concomitanza delle partite, ma Daniele De Santis rimane comunque un ultrà della Roma che con il calcio «non ha mai smesso». Sabato sera «Gastone» (com’era noto in curva sud), è tornato agli onori della cronaca per aver sparato contro tre tifosi del Napoli prima della finale di Coppa Italia. Arrestato per tentato omicidio, avrebbe premuto il grilletto della pistola calibro 7,65 ben sei volte all’indirizzo dei supporter biancoazzurri. Un’altra storia folle, che ancora una volta lo ha visto protagonista come quando, nel 2004, insieme ad altri tifosi riuscì a far sospendere il derby Roma-Lazio diffondendo la notizia della morte di un bambino durante gli scontri nei pressi dello stadio Olimpico. In quella circostanza «Gastone» entrò in campo e parlò direttamente con il capitano della Roma, Francesco Totti. Il 25 settembre del 2008 il Tribunale ha deciso di non procedere: il reato era andato in prescrizione.
Le sue vicende, però, non si fermano solo a questo episodio. Anche se negli ultimi tempi sembrava essersi placato, qualcuno lo descrive come «buono e caro, ma un pò fumantino». A parlare è Donatella Baglivo, la proprietaria del Ciak Village, che ha soccorso De Santis subito dopo il pestaggio, e che ha trovato per terra la pistola usata dal Boys. «Si lo conosco - ha detto - perchè ha un bar in fondo alla strada, ma non sapevo molto di lui. Sapevo che non poteva entrare allo stadio ma non perchè». De Santis, quasi 50enne, ormai scheggia impazzita dei vecchi Boys Roma, proveniente da Monteverde e appartenente agli ambienti di estrema destra, è coinvolto nei maggiori fatti di cronaca nera degli ultrà giallorossi. Nel 1994, all’età di 28 anni, fu arrestato e poi assolto a seguito degli scontri con le forze dell’ordine in occasione della partita Brescia-Roma. E ancora: nel 1996 Gastone finisce di nuovo in manette, insieme ad altri ultrà, per minacce estorsive nei confronti dell’allora presidente della Roma Franco Sensi. In curva ha pochi amici, ma è uno da prima linea, un cane sciolto. Dopo dissapori con Zappavigna, con la violenza si era «preso» la leadership del gruppo. Sin dalla giovinezza, poi, frequenta le zone dove è avvenuta l’aggressione e da qualche anno gestisce «Il Trifoglio», un’occupazione storica di destra dove Gastone dorme, gestisce il bar accanto ai campetti di calcio e calcetto. Tre degli spogliatoi della struttura li ha adibiti a casa e nel giardino, oltre ad un Pitbull e un Rottweiler, spunta un mezzo busto di Benito Mussolini e una bandiera del Movimento sociale italiano.
De Santis, che gira con un Hammer da 80mila euro, viene descritto da chi lo conosce come «una scheggia impazzita totalmente fuori controllo». All’interno dei Boys era noto come lo «sbroccato», perché una volta è stato visto saltare dal settore della curva sud dello stadio direttamente sopra due poliziotti, scavalcando le barriere divisorie. Ma nella vita e nelle alterne vicende del Boy, c’è anche una breve apparizione in politica, quando nel 2008 era stato candidato alle elezioni amministrative di Roma, nella lista «Il Popolo della Vita-Trifoglio», dell’allora XX Municipio (oggi XV), che sosteneva Alemanno sindaco. De Santis ottenne 44 voti. «La lista – ha precisato Alemanno - era promossa da diversi movimenti di ispirazione cattolica che ponevano al centro del proprio programma la difesa del diritto alla vita».
Francesca Musacchio