Silvia Pasquini, il Messaggero 3/5/2014, 3 maggio 2014
L’ESTATE FIORENTINA E UNA RUGGINE ANTICA
FIRENZE Vecchie ruggini e antichi dissapori. Fra Piero Pelù e Matteo Renzi da tempo non scorre buon sangue. Attacchi pubblici, prese di posizioni, post su Facebook: in diverse occasioni il cantante di El Diablo ha punzecchiato pubblicamente il rottamatore. Una storia che si è ripetuta anche sul palco del concerto del Primo Maggio, dove è andato in scena solo l’ultimo atto di una lunga serie di schermaglie avvenute finora sotto la cupola del Brunelleschi.
Sul perché di tutte queste polemiche ci sono due versioni, in perfetto stile fiorentino eternamente diviso fra Guelfi e Ghibellini. Chi conosce il cantante dice che è la sua anima ribelle a farlo agire così. Ma c’è invece chi ritiene che questo astio sia legato ad un incarico per la gestione dell’Estate Fiorentina, una kermesse di musica e spettacoli tutta ”made in Florence” di cui Pelù fu direttore artistico. A dare l’incarico al rocker fiorentino era stato, nel 2007, l’allora sindaco Leonardo Domenici.
Il cantante organizzò 4 mesi di iniziative da lui stesso battezzate “La Fi.Esta” nei luoghi più suggestivi di Firenze: 450 appuntamenti in 15 piazze diverse. Le cronache di allora parlano di un costo complessivo di un milione di euro, e di un compenso per Pelù di 72mila euro lordi, il doppio del suo predecessore. Un’estate calda, almeno per i decibel, ma nel 2009 divenne sindaco Matteo Renzi e per due anni la kermesse rimase senza un direttore artistico esterno al Comune.
VECCHIO ATTRITO
Fu nel 2011 che la rassegna venne affidata a Riccardo Ventrella, direttore del Teatro della Pergola, che gestì la manifestazione senza percepire nessun compenso. Per i renziani e molti fiorentini l’attrito nasce da questa esclusione, ma il rocker ribatte chiamandole falsità: «Io ho creato Fi.Esta nel 2007 ma dopo 10 mesi di superlavoro ho lasciato quell’incarico di mia spontanea volontà perché non mi piacevano i giochi sporchi che si facevano col denaro pubblico. Ho lasciato io nell’ottobre 2007», ha puntualizzato il cantante. Fatto è che le uscite di Pelù contro il sindaco si sono susseguite a più riprese nel tempo.
Le più note hanno visto definire l’ex rottamatore “Berluschino” e “Il sindaco più latitante della storia” e ”piacione e sprecone”. Inoltre, al Renzi in corsa per la segreteria del Pd che voleva “asfaltare il Pdl”, Pelù disse di asfaltare prima le strade piene di buche a Firenze. E non si scompose quando l’assessore alla viabilità gli preparò la lista del 124 chilometri di strade già sistemate.
Polemica chiusa? No, solo rinviata. Due mesi dopo Pelù se la prese con Jovanotti, a cui poi chiese scusa, definendolo ruffiano per «non aver mai smesso di saltare su un carro prima di D’Alema poi di Veltroni, ora di Renzi». E si è ripetuta di nuovo due giorni fa con gli attacchi durante il concertone del Primo maggio.
Parole su cui si è scatenato un pandemonio di reazioni sul web. Dall’ex sindaco oggi Premier nessuna replica, ma ci hanno pensato tanti renziani. Fra loro il senatore Pd Andrea Marcucci che, ripescando un articolo de La Repubblica del 1995 dal titolo “Piero Pelù incontra Gelli", commenta: «Mi pare di capire che vi sia un grave errore circa il boy scout di Gelli!».