Greta Slaunich, CorriereEconomia 5/5/2014, 5 maggio 2014
BIG DEL WEB MOLTO RICCHI E UN PO’ OLD (ECONOMY)
Per Jeff Bezos il 2014 è partito male: finora ha perso 6,3 miliardi di dollari. Jack Ma, invece, ha di che festeggiare: nei primi mesi dell’anno la sua fortuna personale è aumentata di oltre un miliardo. Così i saliscendi della Borsa si riflettono sui conti in banca di chi guida i colossi del tech, dal patron di Amazon al ceo di Alibaba. Puntare solo sulle azioni del proprio impero è una scelta rischiosa, così tanti self made man del tech una volta in vetta hanno deciso di investire anche in altri settori.
Mentre le loro aziende si lanciano in business sempre più all’avanguardia (e spesso di difficile comprensione per gli stessi investitori), loro si dedicano a partecipazioni solide e tradizionali.
Le scelte
Prendiamo Bill Gates: ha fondato Microsoft ma ora detiene solo il 4,3% delle azioni del gruppo. La sua fortuna, che secondo le stime di Bloomberg arriva a sfiorare gli 80 miliardi di dollari, non dipende solo da come vanno le cose in casa Redmont. Anzi: il grosso gli arriva dalla holding Cascade Investment che possiede azioni in una trentina di società, dalle ferrovie nazionali del Canada alla catena di hotel Four Seasons, dall’agenzia di fotografia Corbis alla compagnia energetica Sapphire.
Una scelta di diversificazione che ha fatto anche Paul Allen, co-fondatore di Microsoft e oggi nono nella classifica dei ricconi del tech con un patrimonio valutato 15,5 miliardi di dollari. Le azioni in Redmont per lui sono state un trampolino di lancio: ora ha interessi in settori tradizionali come l’immobiliare, l’energia e il private equity. Pure Michael Dell (decimo in classifica) per costruire il suo impero è partito dalla società di produzione di pc che ha fondato nel 1984. Ma oggi gran parte dei suoi 15,4 miliardi di dollari arrivano invece dalla società MSD Capital, attraverso la quale Dell investe nell’immobiliare, nel private equity e in operazioni di Borsa. Nel suo portfolio ci sono azioni della società di produzione per tv e satellite EchoStar e pure della catena di pizzerie Domino’s Pizza.
Le alternative
Non tutti i big, però, hanno scelto di diversificare: in tanti si godono i frutti del lavoro in azienda. E’ il caso di Larry Ellison, fondatore e azionista di maggioranza di Oracle, società che si occupa di database. Il suo patrimonio, che ammonta a 44,5 miliardi di dollari, è il frutto delle partecipazioni in Oracle e in NetSuite. La sua fortuna, però, è saldamente legata alla società che dirige: non solo perché Ellison ne detiene il 25%, ma anche perché è il ceo più pagato degli Usa con uno stipendio che nel 2013 è arrivato a 78,4 milioni di dollari (+9%).
Pure la triade di Google è legata a doppio filo alle sorti di Mountain View. Ma se le fortune di Larry Page (30,2 miliardi) e Sergey Brin (30,1 miliardi) derivano dai rispettivi pacchetti del 7% di azioni di Big G, l’ex ceo Eric Schmidt (8,7 miliardi) investe anche in società che si occupano di startup e giovani imprenditori. E se gli interessi di Gates e Allen spaziano in tanti ambiti, quelli dell’ex ceo Steve Ballmer restano ancorati a Microsoft: dalle sue azioni targate Redmont arrivano i suoi 18,9 miliardi.
Jeff Bezos, invece, ha iniziato da poco a guardarsi intorno: la sua fortuna da 29,7 miliardi deriva dal 18% delle azioni di Amazon, ma lui ha investito anche nell’acquisto del Washington Post e nella compagnia di esplorazione spaziale Blue Origin. Il più legato alla propria società è Mark Zuckerberg, che detiene il 22% delle azioni di Facebook, pacchetto all’origine della sua fortuna da 26,5 miliardi di dollari.
Anche Jack Ma, il ceo del colosso cinese dell’ecommerce Alibaba, è strettamente legato alla società che dirige (detiene il 7,4% delle azioni): grazie all’attenzione degli investitori su Alibaba e sulla sua imminente quotazione ha visto il proprio capitale aumentare di un miliardo di dollari in pochi mesi. Ma ha investito anche nella casa produttrice di film e tv Huayi Brothers Media e nella società di private equity Yunfeng Capital.
Come insegna la storia di Gates, per arrivare davvero in vetta puntare solo sulla propria azienda non basta.