Aldo Grasso, Corriere della Sera 5/5/2014, 5 maggio 2014
LE SFIDE DI CONTI PER UN SUCCESSO POP
Fresco di nomina alla guida di Sanremo 2015 e passato temporaneamente il timone del suo storico quiz «L’eredità» a Fabrizio Frizzi, Carlo Conti, l’impiegato più stakanovista della sempre più anonima Rai1, è stato chiamato a presentare il nuovo varietà del venerdì sera, lo show «Si può fare» (Rai1, 21.13). Ormai è chiaro che quando, tra qualche anno, si cercherà di ricostruire la storia recente dell’intrattenimento dell’ammiraglia del servizio pubblico, un solo volto (abbronzato) farà capolino dagli archivi. Nel frattempo, il tentativo di «Si può fare» è quello di trovare una formula simile a quella dell’altro grande successo pop di Conti, «Tale e quale».
Il meccanismo dello show prevede che alcune «celebrità», da Maddalena Corvaglia a Marco Columbro, da Massimiliano Ossini a Vincenzo Lo Cicero, Maria Amelia Monti e altri ancora si sfidino su prove di abilità nei più svariati campi dell’intrattenimento per eleggere il migliore della serata. Per dire, c’è il ballo sui pattini, c’è la coreografia in stile Bollywood, c’è la prova di canto accompagnato dall’ukulele, e via cazzeggiando. A valutare, la solita giuria di qualità, con Yuri Chechi, Amanda Lear (la trasgressione adatta al pubblico di Rai1 può esistere solo in forma vintage) e Pippo Baudo, sempre il migliore. Si vede che a tratti vorrebbe salire sul palco e prendere lui le redini della trasmissione, in attesa di qualche occasione migliore. Ma si può metter su un programma dalle prove strampalate, dove ognuno è un ex di qualcosa o qualcuno, dove si dovrebbe parteggiare per dei vip alle prese con situazioni goffe e grottesche? Sì, si può.
Come al solito, al lavoro c’è una pletora di autori, e meno male che il programma viene già da un format creato in Israele, Paese che è diventato uno dei mercati più interessanti per i contenuti televisivi, di fiction e d’intrattenimento.