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 2014  maggio 05 Lunedì calendario

LA CELEBRAZIONE DI UN ESILIO: L’ELBA FESTEGGIA IL SUO NAPOLEONE


Con dosaggio di folklore, promozione turistica e cultura, l’isola d’Elba ricorda il bicentenario dell’esilio di Napoleone: un calendario di appuntamenti e rievocazioni che dalla ricostruzione dello sbarco (4 maggio) si snoda per tutto il periodo della permanenza dell’imperatore (dieci mesi) fino al momento epico: la fuga dall’isola e la riconquista di Parigi, il capitolo dei Cento giorni, che ancora oggi appassiona gli storici per la sua temerarietà e inspiegabile riuscita.
Si è cominciato ieri, con la sfilata delle divise dell’epoca, la consegna delle chiavi del regno, i discorsi del sindaco del tempo, il Maire Traditi, il Te Deum nel Duomo di Portoferraio e Sua Maestà l’imperatore che promise di «essere un buon padre». Si prosegue l’estate e nei mesi successivi, spaziando dal teatro alla musica, dal cinema alla gastronomia, dalle esposizioni ai convegni e coinvolgendo i comuni dell’Elba e i luoghi dove l’imperatore ha lasciato tracce significative: la reggia e le residenze, il teatro, la bonifica di Pianosa, il rilancio delle miniere, la realizzazione di strade e infrastrutture. L’isola, nonostante campanilismi secolari e non poche difficoltà in tempi di austerità, ha scommesso sul rilancio del turismo e offerto la possibilità di ricadute sulla Toscana, in particolare nei centri più collegabili al mito dell’imperatore, da Lucca a Livorno a San Miniato, il luogo originario dei Bonaparte.
Spazio anche alla suggestione dei sentimenti, come le interviste immaginarie dei personaggi che contornarono l’imperatore, dai suoi generali alla madre Letizia, dalla sorella Paolina (alla quale è dedicata una delle più belle spiagge dell’isola) a Maria Walewska, la bellissima contessa polacca che lo raggiunse con il piccolo Alessandro, frutto del loro amore. L’imperatore e la «sposa polacca» trascorsero un’ultima notte al santuario della Madonna del Monte, sulle alture di Marciana Marina, da dove Napoleone allungava lo sguardo sulla terra natia, la Corsica, architettando piani di fuga e di riscossa.
Dentro il calendario ci sono anche «nicchie» di interesse culturale e suggestione storica, quali la riorganizzazione del Museo di Portoferraio e delle residenze e il restauro della casina Drouot, il governatore dell’epoca, per volontà dell’architetto Paolo Ferruzzi, memoria storica dell’isola e custode di una preziosa biblioteca, messa generosamente a disposizione di storici e scrittori che si sono misurati con l’epopea napoleonica. Qui i visitatori potranno fare un balzo nel passato e dialogare con sua Maestà e la bella Maria.
Il piccolo mondo elbano si è mosso in controtendenza con il comune sentire dei francesi, che duecento anni dopo ancora sanno poco dell’isola e delle sue straordinarie bellezze e che forse da quest’anno cominceranno ad avere voglia di scoprirle. La spiegazione, nella mentalità francese, ha una sua logica. Il mito di Bonaparte, celebrato da Stendhal e Dumas e da un esercito di storici e biografi, si rinnova nell’esaltazione quotidiana delle sue imprese e sfuma nel ricordo della sconfitta, dell’esilio, della disfatta dell’impero. E, al tempo stesso, almeno da una parte della storiografia politica, vengono indagati gli aspetti più controversi del personaggio: le disastrose spedizioni militari, il bonapartismo che fa rima con cesarismo, la visione accentratrice dello Stato, con cui continua a fare i conti la Francia di oggi. Al contrario, l’Elba mette fra parentesi quello che in effetti fu l’esilio di Napoleone: una sorta di accettazione del nuovo venuto, con qualche ostilità, verso tasse e misure di ordine pubblico, mentre la propaganda dei nemici della Francia accreditava la versione più umiliante della vicenda; un regno da operetta, in cui l’imperatore sconfitto s’illudeva di riprodurre in miniatura gli splendori dell’impero.
Fra questi due opposti, l’indifferenza dei francesi e il provincialismo locale, l’esilio dell’imperatore è rimasto nei decenni una parentesi, una paginetta nella grande storia, un capitolo persino meno significativo dell’esilio definitivo a Sant’Elena. L’obiettivo delle rievocazioni è anche di ridurre questa distanza, non tanto per rilanciare una figura esaltata e raccontata come pochissime nella storia dell’uomo, ma per ridare a un capitolo breve e declinante la sua giusta dimensione: importante per la cultura e la storia amministrativa dell’isola, non trascurabile come antefatto del Risorgimento italiano, straordinariamente epico nel suo avventuroso ed esaltante finale.