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 2014  maggio 03 Sabato calendario

GLI SCONGIURI DI MALPENSA E I POLI DI VENEZIA E BOLOGNA


C’è grande attesa in tutto il Nord per gli effetti che produrrà sugli scali delle regioni padane l’auspicata alleanza tra Alitalia e Etihad. Anche perché in parallelo a quest’attesa si registra un’effervescenza di iniziative che accomuna Veneto, Emilia e Toscana. E di martedì scorso l’annuncio dello sbarco in Borsa entro il 2014 dell’aeroporto bolognese Marconi che segue l’accelerazione impressa all’alleanza tra la Save di Venezia e la società che gestisce Verona Catullo mentre è arcinota la manifestazione di interesse per gli scali di Pisa e Firenze dell’investitore argentino Eduardo Eurnekian. Dopo cinque anni di Grande Crisi gli scali italiani del Centro-Nord non solo non sono morti ma puntano a integrarsi, ad attrarre nuovi capitali e si preparano a evolvere da una logica sovente di tipo campanilistico (che ha fatto costruire l’aeroporto di Forlì a poca distanza da quello di Rimini e che qualche tempo fa portò a ventilare anche l’ipotesi di un nuovo scalo a Padova) a un orientamento maggiormente votato al mercato. Che fa i conti quindi non più con le (scarse) risorse che gli enti territoriali possono investire bensì con piani industriali avveduti, specializzazione funzionale dei singoli aeroporti e concorrenza per attrarre i viaggiatori. Non è poco. «E conferma che un aeroporto ben gestito è un buon business, come le autostrade», commenta Andrea Boitani, docente alla Cattolica di Milano ed esperto di politica dei trasporti.
Raccontano che il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni segua con grande apprensione l’evoluzione della trattativa Alitalia: Malpensa rappresenta per la Lega Nord un investimento politico unico nel suo genere e vederlo svalutare fa tremare lo stato maggiore del Carroccio. Lo scalo della brughiera è sempre stato sovradimensionato rispetto al traffico che poi ha effettivamente attratto ma in molti paventano che questo gap possa addirittura allargarsi per effetto di un’alleanza Alitalia-Etihad che preveda due soli hub: Fiumicino e Abu Dhabi. Per Malpensa si parla di una più accentuata specializzazione per il traffico merci che dovrebbe farlo diventare «lo scalo della nuova offensiva dell’export italiano» e compensare un’eventuale perdita di passeggeri. Il do ut des però non è lineare perché se è vero che il cargo fa crescere l’indotto della logistica, un calo di viaggiatori ha effetti negativi su negozi, bar e ristoranti già aperti. Gli uomini che seguono il dossier per il ministro Maurizio Lupi ostentano tranquillità e rimandano le valutazioni ai dettagli del piano industriale su cui si baserà l’alleanza italo-araba. Fino ad allora a Varese incroceranno le dita (non a caso Cgil-Cisl-Uil hanno organizzato preventivamente una manifestazione del Primo maggio proprio a Malpensa) anche perché se ci fosse una secca riduzione di voli intercontinentali i viaggiatori del Nord dovranno scegliere se fare tappa intermedia a Roma oppure a Francoforte/Parigi o Zurigo e inizierà una battaglia campale in termini di concorrenza e marketing.
La mossa di Bologna — un aeroporto del quale la Camera di commercio più gli enti locali controllano l’86% — dovrebbe permettere all’Emilia di razionalizzare il sistema regionale. Con i soldi della quotazione in Borsa, Bologna potrà rilevare gli scali di Forlì e di Rimini (già falliti) più Parma e mettere a punto un piano industriale unico che preveda specializzazioni di offerta e di stagionalità. Una mossa che va in direzione di quanto richiesto dal piano nazionale aeroporti presentato dal ministro Lupi. Lo scalo petroniano arriva alla quotazione dopo stagioni in cui il traffico è salito fino a 6 milioni di passeggeri e quindi sembrano esserci le condizioni gestionali per ridurre il policentrismo emiliano. Qualcosa del genere sta avvenendo anche in Veneto dove la Save di Venezia (primo socio la Finint di Enrico Marchi) dovrebbe crescere fino al 35% nella società che controlla lo scalo di Verona e potrebbe così, a sua volta, sfornare un piano industriale che dovrebbe assegnare a Venezia l’intercontinentale, a Treviso il low cost e a Verona i charter e le destinazioni europee. C’è anche l’idea di potenziare lo scalo di Brescia-Montichiari sul traffico cargo, un progetto che a questo punto dovrà fare i conti però con le “compensazioni” per Malpensa. «È chiaro che tutta questa effervescenza ha come minimo denominatore comune una scommessa sul dopo crisi — aggiunge Boitani —. In previsione tutti i soggetti interessati si riposizionano e stavolta in una logica che privilegia il mercato e non il localismo».