Alessandro Catapano e Davide Stoppini, La Gazzetta dello Sport 5/5/2014, 5 maggio 2014
GENNY E GASTONE, DUE TIPI MOLTO SPECIALI
Uno l’hanno candidato alle amministrative, lista pro Alemanno. L’altro invece l’hanno proprio eletto, capo della curva A. Guai a stupirsi, i volti sono noti, i nomi pure. Sempre gli stessi, da 20 anni almeno. Prendi Gastone, soprannome dato dalla Digos, mica dagli amici del circoletto: è Daniele De Santis, l’ultrà romanista che sabato pomeriggio avrebbe tirato fuori dalla tasca una Beretta calibro 7,65 e poi avrebbe sparato quattro colpi, solo perché dal quinto in poi l’arma si è inceppata. Oggi ha 48 anni. Il 20 novembre 1994 ne aveva 20 in meno, per la Curva Sud era «Danielino», per la Digos divenne Gastone perché fu coinvolto attivamente negli incidenti di Brescia-Roma, che si conclusero con l’accoltellamento del vice questore di polizia Giovanni Selmin.
Il ritratto Gastone è cresciuto nel quartiere Monteverde: non è sposato, non ha figli, ha una grande passione per le arti marziali, in passato gestiva una palestra con il padre e il fratello in zona Piramide. Ha sempre avuto simpatie politiche per l’estrema destra. Apparteneva ai Boys, gruppo dal quale fu allontanato, non prima di aver collezionato un arresto – è il 1996 – per tentata estorsione all’allora presidente della Roma Franco Sensi. Nel 2004 rieccolo, di nuovo famoso per aver fermato un derby dopo aver diffuso la falsa notizia della morte di un bambino. Risultato? Daspato più di una volta, da tempo non frequentava più lo stadio. Lavorava al Ciak, circolo dal quale è uscito sabato per affrontare i napoletani. Circolo che era stato sequestrato a fine marzo per attività abusiva e riaperto di recente. Famoso, il Ciak, anche perché vicino agli ambienti di estrema destra: proprio lì si sono svolte alcune riunioni politiche legate a Militia Christi. E sempre lì, all’indomani dell’introduzione della tessera del tifoso, c’è stato un meeting degli ultrà d’Italia per decidere il da farsi. Al Ciak Gastone era il custode dei campi di calcetto. «Non stiamo parlando di un’educanda», ha detto di lui il Questore Massimo Maria Mazza. Un’educanda no, ma uno da candidare alle amministrative del 2008 sì: prese 50 voti con la lista «Il popolo della vita per Alemanno», nell’allora XX Municipio.
Uno vicino all’altro Ora è stato arrestato. Magari neppure lui sa che nella notte tra sabato e domenica è stato a pochi metri di distanza dall’altro faccione di giornata, quello di Genny ‘a Carogna , arrivato al Gemelli dopo la finale di Coppa per stare vicino a Ciro Esposito, il tifoso napoletano più grave. Tanto per dire: tra sfottò e commenti vari, #gennyacarogna è stato per tutto il giorno nella top five degli hashtag di twitter. Gennaro De Tommaso, questo il nome vero, è il capo riconosciuto della curva A del San Paolo. A Napoli è un’istituzione, era il leader del gruppo Mastiffs, che poi si è sciolto. Gestisce un bar nella zona di Forcella, ha precedenti per spaccio e un arresto, nel 2008, per traffico di droga. Il papà, Ciro, è ritenuto affiliato al clan camorristico del Rione Sanità dei Misso. Ha già scontato un Daspo di due anni, eppure all’Olimpico, per una finale di Coppa Italia, c’era già stato: in rete gira una foto con Genny, un’altra t-shirt nera e il suo braccio tatuato che afferra la Coppa Italia. Due sere fa ha parlato e trattato con Hamsik, ha pure ottenuto dai «colleghi» ultrà della Fiorentina di non tifare. Non dev’essere facile, in fondo, sfidare quella stazza che impressionò anche i tabloid inglesi, con Genny a torso nudo all’Emirates, lo scorso ottobre, per la gara con l’Arsenal. Resta un dubbio: se alla fine della trattativa con Hamsik avesse detto no?