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 2014  maggio 03 Sabato calendario

«PUTIN È PRONTO ALLA GUERRA. SCHIERARE LE TRUPPE NATO È IL SOLO MODO PER FERMARLO»

La Russia è pronta alla guerra contro l’Ucraina e per fermarla occorre solo schierare le truppe Nato nel Paese». In pochi, meglio di Andrei Illarionov, ex braccio destro di Vladimir Putin ed oggi «senior fellow» al Cato Institute, conoscono il presidente russo.
La situazione in Ucraina sembra polverizzare ogni opzione diplomatica?
«Ginevra ha fallito e l’immobilità dell’Occidente conferisce forza e determinazione a Putin nel proseguire la sua campagna».
Vuol dire che è pronto alla guerra?
«Putin è già in guerra, una guerra dalle tante sfaccettature, commerciale, finanziaria, psicologica, finanche terroristica».
Intendevo dire guerra nel senso più tradizionale del termine...
«Quello che è accaduto in Crimea e che sta succedendo in Ucraina è guerra nel senso tradizionale. Ad ogni modo, a domanda rispondo: Putin è pronto a fare guerra all’Ucraina, a suo modo».
Cosa dovremmo aspettarci adesso?
«Una escalation, alla maniera di Putin, provocazioni, inasprimento delle azioni dei commando filo-russi e paramilitari, incursioni dell’esercito di Mosca e ritorsioni militari contro le azioni delle forze ucraine. Putin è convinto dell’immobilità dell’Occidente, del fatto che non risponderà militarmente, ma solo a parole, dichiarazioni e, nello scenario più estremo, con sanzioni. Azioni queste che non lo toccano affatto».
Cosa potrebbe fermarlo?
«Io ho detto che il presidente russo è pronto alla guerra ma contro l’Ucraina. Questo significa che solo il ricorso alla forza da parte dell’occidente sarebbe un valido deterrente».
Chi dovrebbe usare la forza?
«Ci vorrebbe un intervento coordinato. Attenzione però, usare la forza non vuol dire sparare, basterebbe schierare le truppe Nato in Ucraina, e Putin non muoverebbe più un dito».
Se fosse lui a sparare contro la Nato?
«Non lo farebbe mai».
Cosa ha in mente Putin?
«Riannettere la Nuova Russia alla “madre patria”, in particolare le otto regioni del Sud e dell’Est ucraino. È questo il termine che ha usato nei suo ultimi discorsi alla nazione. Per far questo è pronto a sacrificare la vita dei suoi concittadini».
Il popolo russo crede in lui?
«Putin ha capacità di presa, anche risvegliando sentimenti di superiorità in stile imperialistico, e ricorrendo a forme di propaganda, non tanto da Guerra fredda, ma da “Hot War”, come faceva Stalin alla fine degli Anni 30».
Quindi non è fuori controllo?
«È assolutamente razionale e concentrato, e ha un controllo di se stesso e degli eventi estremamente calcolato. La cosa che posso dire è che la sua personalità è cambiata in maniera drammatica negli anni, ora è assai differente da quando lavoravo con lui».
Come mai questo cambiamento?
«Questo occorre chiederlo a psicologi e psicanalisti».

La Russia è pronta alla guerra contro l’Ucraina e per fermarla occorre solo schierare le truppe Nato nel Paese». In pochi, meglio di Andrei Illarionov, ex braccio destro di Vladimir Putin ed oggi «senior fellow» al Cato Institute, conoscono il presidente russo.
La situazione in Ucraina sembra polverizzare ogni opzione diplomatica?
«Ginevra ha fallito e l’immobilità dell’Occidente conferisce forza e determinazione a Putin nel proseguire la sua campagna».
Vuol dire che è pronto alla guerra?
«Putin è già in guerra, una guerra dalle tante sfaccettature, commerciale, finanziaria, psicologica, finanche terroristica».
Intendevo dire guerra nel senso più tradizionale del termine...
«Quello che è accaduto in Crimea e che sta succedendo in Ucraina è guerra nel senso tradizionale. Ad ogni modo, a domanda rispondo: Putin è pronto a fare guerra all’Ucraina, a suo modo».
Cosa dovremmo aspettarci adesso?
«Una escalation, alla maniera di Putin, provocazioni, inasprimento delle azioni dei commando filo-russi e paramilitari, incursioni dell’esercito di Mosca e ritorsioni militari contro le azioni delle forze ucraine. Putin è convinto dell’immobilità dell’Occidente, del fatto che non risponderà militarmente, ma solo a parole, dichiarazioni e, nello scenario più estremo, con sanzioni. Azioni queste che non lo toccano affatto».
Cosa potrebbe fermarlo?
«Io ho detto che il presidente russo è pronto alla guerra ma contro l’Ucraina. Questo significa che solo il ricorso alla forza da parte dell’occidente sarebbe un valido deterrente».
Chi dovrebbe usare la forza?
«Ci vorrebbe un intervento coordinato. Attenzione però, usare la forza non vuol dire sparare, basterebbe schierare le truppe Nato in Ucraina, e Putin non muoverebbe più un dito».
Se fosse lui a sparare contro la Nato?
«Non lo farebbe mai».
Cosa ha in mente Putin?
«Riannettere la Nuova Russia alla “madre patria”, in particolare le otto regioni del Sud e dell’Est ucraino. È questo il termine che ha usato nei suo ultimi discorsi alla nazione. Per far questo è pronto a sacrificare la vita dei suoi concittadini».
Il popolo russo crede in lui?
«Putin ha capacità di presa, anche risvegliando sentimenti di superiorità in stile imperialistico, e ricorrendo a forme di propaganda, non tanto da Guerra fredda, ma da “Hot War”, come faceva Stalin alla fine degli Anni 30».
Quindi non è fuori controllo?
«È assolutamente razionale e concentrato, e ha un controllo di se stesso e degli eventi estremamente calcolato. La cosa che posso dire è che la sua personalità è cambiata in maniera drammatica negli anni, ora è assai differente da quando lavoravo con lui».
Come mai questo cambiamento?
«Questo occorre chiederlo a psicologi e psicanalisti».

La Russia è pronta alla guerra contro l’Ucraina e per fermarla occorre solo schierare le truppe Nato nel Paese». In pochi, meglio di Andrei Illarionov, ex braccio destro di Vladimir Putin ed oggi «senior fellow» al Cato Institute, conoscono il presidente russo.
La situazione in Ucraina sembra polverizzare ogni opzione diplomatica?
«Ginevra ha fallito e l’immobilità dell’Occidente conferisce forza e determinazione a Putin nel proseguire la sua campagna».
Vuol dire che è pronto alla guerra?
«Putin è già in guerra, una guerra dalle tante sfaccettature, commerciale, finanziaria, psicologica, finanche terroristica».
Intendevo dire guerra nel senso più tradizionale del termine...
«Quello che è accaduto in Crimea e che sta succedendo in Ucraina è guerra nel senso tradizionale. Ad ogni modo, a domanda rispondo: Putin è pronto a fare guerra all’Ucraina, a suo modo».
Cosa dovremmo aspettarci adesso?
«Una escalation, alla maniera di Putin, provocazioni, inasprimento delle azioni dei commando filo-russi e paramilitari, incursioni dell’esercito di Mosca e ritorsioni militari contro le azioni delle forze ucraine. Putin è convinto dell’immobilità dell’Occidente, del fatto che non risponderà militarmente, ma solo a parole, dichiarazioni e, nello scenario più estremo, con sanzioni. Azioni queste che non lo toccano affatto».
Cosa potrebbe fermarlo?
«Io ho detto che il presidente russo è pronto alla guerra ma contro l’Ucraina. Questo significa che solo il ricorso alla forza da parte dell’occidente sarebbe un valido deterrente».