Daveri Francesco, Corriere della Sera 27/4/2014, 27 aprile 2014
Sanzioni costose? Meglio un accordo Usa-Ue sull’energia L?Occidente si accinge a varare sanzioni economiche contro la Russia
Sanzioni costose? Meglio un accordo Usa-Ue sull’energia L?Occidente si accinge a varare sanzioni economiche contro la Russia. Lo fa con riluttanza perché in un contesto globale le sanzioni non costano solo a chi le subisce ma anche a chi le infligge. E la cosa vale soprattutto per l?Europa che dalla Russia compra il 30 per cento del suo gas e un terzo del suo petrolio importato. La teoria dei giochi usata dagli strateghi della geopolitica suggerisce che sanzioni inflitte senza convinzione sono inefficaci. Se non sei convinto di andare fino in fondo, meglio non cominciare nemmeno, scriveva già negli anni Sessanta Thomas Schelling, poi insignito nel 2005 del premio Nobel per l?Economia. Per uscire dall?impasse di sanzioni che tutti invocano ma che nessuno vuole veramente, Bruno Maçães, il ministro portoghese per l?Europa, ha avanzato una proposta di sanzione che sembra l?uovo di Colombo, quella di un accordo transatlantico tra Usa e Ue ristretto al settore energetico. È da tempo che Stati Uniti e Unione Europea hanno cominciato a negoziare un mega accordo per rilanciare il libero scambio mondiale contro la crisi. L?accordo piace a Obama e alla signora Merkel ma incontra grandi resistenze soprattutto in Europa per questioni ambientali come quelle legate alla liberalizzazione degli Ogm che viene vista come una minaccia esiziale per il settore agricolo e per i prodotti tipici del Sud Europa. Il grande negoziato per l?accordo transatlantico rischia di diventare una palude da cui sarà difficile uscire soprattutto perché molti Paesi europei non ne vedono grossi vantaggi. Invece un accordo settoriale Usa-Ue solo sull?energia che preveda la cancellazione del divieto di export di energia dagli Usa (in atto dalla prima crisi petrolifera della metà degli Anni 70) e la predisposizione delle necessarie infrastrutture da un lato e dall?altro dell?Oceano Atlantico per lo scambio di energia avrebbe molti vantaggi. Potrebbe consentire all?Europa e, in generale, ai Paesi G7 il vantaggio geopolitico di affrancarsi dal ricatto di Vladimir Putin sul gas e sul petrolio. In Europa potrebbe fare da leva per indurre gli Stati europei che hanno lo shale gas (il metano estratto con la fratturazione idraulica delle rocce) nel loro territorio a realizzare gli investimenti infrastrutturali che agitano le coscienze degli ambientalisti e di tutti ma che sono importanti per garantire la sostenibilità dell?industria occidentale. Sulla sponda occidentale dell?Atlantico l?accordo creerebbe nuovi mercati per i produttori di energia americani (e canadesi) incentivando ulteriori investimenti nel settore. Il tutto sarebbe probabilmente associato a un più basso prezzo mondiale dell?energia, che in definitiva rappresenta la più efficace delle sanzioni economiche contro la Russia. Insomma, l?uovo di Colombo. Ora che viene la bella stagione tendiamo a dimenticarci dell?importanza di avere energia a basso costo per riscaldare le nostre case e far funzionare le nostre aziende manifatturiere. Ma se non si fa niente, il rischio è che in autunno quando le temperature torneranno giù Putin ci ricordi rudemente che l?energia a basso costo non è un dono di Dio ma il risultato del funzionamento di delicati equilibri sul mercato mondiale. Negoziare in pochi mesi un accordo suggerito dal ministro di un piccolo Stato dell?Europa del Sud sarebbe un modo pratico ed efficace per imporre sanzioni che non costano. Daveri Francesco