VARIE 2/5/2014, 2 maggio 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - LE POLEMICHE DEL PRIMO MAGGIO
ROMA - Il concertone del Primo Maggio si trasforma in un caso politico. E il giorno dopo la festa, la questione tiene banco a suon di repliche e benzina gettata sul fuoco. L’unico a tacere, almeno per ora, è il presidente del Consiglio finito, di nuovo, nel mirino di Piero Pelù. Il cantante toscano, infatti, ieri è tornato ad attaccare Matteo Renzi dal palco di piazza San Giovanni. Oggi il Pd insorge e gli risponde tra un tweet e una presa di posizione. Passano alcune ore, e Pelù controreplica su Facebook. Però lo fa due volte. La prima per scusarsi con gli italiani sul bonus degli 80 euro (definito "elemosina"), ma non con il presidente del Consiglio. La seconda, per rincarare la dose contro Renzi e dargli del "bugiardo". Nel frattempo, la polemica è innescata e sul web la discussione impazza (foto).
LEGGI La lunga lista dei dissapori e quell’incarico in Comune
"Matteo Renzi è un bugiardo - scrive Pelù su Facebook per la seconda volta nel corso della giornata - e mente in maniera spudorata sapendo di mentire nei miei confronti. Su di me cazzate ad alzo zero". Nel mirino della rockstar c’è "la menzogna consumata che Pelù ce l’ha con Renzi perché non gli ha più fatto fare l’Estate Fiorentina".
A stretto giro, a chiedere l’intervento di Vigilanza Rai e Agcom è Michele Anzaldi, deputato del Pd e segretario della stessa commissione di Vigilanza Rai: "Sarebbe interessante sapere - dice - cosa pensano il presidente della commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico, e il presidente dell’Agcom, Angelo Cardani, dell’intervento di Piero Pelù al concerto del 1° Maggio in diretta su Raitre. La trasmissione, infatti, per il periodo della par condicio" in vista delle elezioni europee del 25 maggio "è ricondotta sotto la responsabilità del Tg3".
Qualche ora prima, a difendere Renzi era stata Pina Picierno, capolista per il Pd alle europee nella circoscrizione sud: "Quando la politica va veloce - aveva detto - succede che il rock diventa lento. Probabilmente Pelù era impegnato in una registrazione di The voice e non si è accorto di quanto stava avvenendo nel nostro paese, forse non sa che gli 80 euro che il governo Renzi ha deciso di redistribuire a chi ha sempre pagato non sono un’elemosina come l’ha definita lui, ma il primo passo verso l’equità sociale che noi del pd vogliamo assolutamente riportare in questo paese. Mi dispiace - conclude - che a dire no a questi 80 euro sia una persona fortunata e benestante grazie al suo talento. Ogni tanto però bisognerebbe uscire dai panni del rocker milionario e indossare quelli di chi vive con mille euro al mese".
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Su Twitter, invece, era stato Francesco Nicodemo, responsabile Comunicazione del Nazareno, a replicare sulla questione.
"Sarebbe bene che comici e cantanti si occupassero del loro mestiere", era stata la reazione della candidata alle europee per il Pd, Alessandra Moretti. La deputata ha contestato la definizione che il cantante ha fornito sugli 80 euro: "Un’elemosina", aveva detto Pelù, "quando" invece, è la risposta, "ci sono persone che potranno fare una spesa in più a settimana".
GUARDA Il palco degli scontri / Mani alzate, bandane e applausi
E il deputato Pd Dario Ginefra: "Io non ho votato per Renzi al congresso e a volte non ne condivido il modo di fare, ma trovo le parole di Piero Pelù offensive per l’intero popolo democratico. Attribuire a Renzi, dopo due mesi di governo, le responsabilità della crisi economica, sociale ed occupazionale di oggi è stato atto di disonestà intellettuale, accostarlo alla figura di Gelli dileggiando anche il movimento scoutista una pessima forma di protagonismo. I sindacati confederali organizzatori dell’evento, sia pur dalla loro legittima posizione di critica alle scelte dell’attuale governo, dovrebbero prendere le distanze da quel monologo, persino letto male, che disonora quel grande appuntamento di riflessione, di critica, di proposta e di festa che è il concerto in piazza San Giovanni".
Qualche ora dopo, la rockstar aveva affidato ai social network la sua prima precisazione: "Non vogliamo l’elemosina di 80 euro, vogliamo lavoro. Spiego meglio questa mia considerazione/richiesta di ieri sera sul palco, lo so che ci sono milioni di italiani che sopravvivono con stipendi o pensioni da vera fame, a voi va tutto il mio rispetto e la mia solidarietà non volevo certo offendervi. Con tutta la calma del mondo credo però che sia importante capire che per costruire un futuro vero per se e per i propri figli ci sia bisogno solo di una cosa: il lavoro, onesto e ben retribuito. E’ chiaro che 80 euro al mese aiutano un mensile che sta tra i 700-1200 euro al mese ma il problema di fondo rimane: dove sta il lavoro, quello a tempo indeterminato che ti garantirà stabilità e poi la tanto agognata pensione? Io parla da persona libera da schermi di partiti e/o movimenti, ho avuto a che fare quanto basta con la ’politica italiana’ per capire che questa mossa da 80 euro di Renzi è una gran trovata pre-elettorale di grande effetto: tutti bravi tutti buoni, ma solo in tempo di elezioni".
CORRIERE.IT
ROMA - «Non vogliamo elemosine da 80 euro, vogliamo lavoro». L’attacco di Piero Pelù in piazza San Giovanni a Matteo Renzi è diretto: «Il non eletto, ovvero il boy-scout di Licio Gelli, deve capire che in Italia c’è una grande guerra interna, e si chiama disoccupazione, corruzione, voto di scambio, mafia, camorra, ‘ndrangheta. Il nemico è dentro di noi, forse siamo noi stessi. Gli unici cannoni che ammetto sono quelli che dovrebbe fumarsi Giovanardi». Questa è solo una delle “posizioni forti” manifestate dal palco del Primo Maggio, il concertone organizzato dai sindacati confederali, davanti a una folla che ha riempito piazza San Giovanni già dalla tarda mattinata. (Alle 21 c’era una platea di 700mila persone, e un’ora dopo erano già un milione). Uno dei momenti più toccanti ha avuto come protagonisti gli Statuto, che hanno ricordato le vittime della Thyssen Krupp e chiesto «un applauso per Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi. Per il coraggio con cui sta affrontando il suo dolore». I Modena City Ramblers hanno ricordato Enrico Berlinguer e Dario Vergassola ha divertito con le sue battute.
Piero Pelù contro Renzi: «Meno elemosine, più lavoro»
Il più clamoroso è l’intervento di Piero Pelù. Che non ha risparmiato Berlusconi: «...maledette toghe rosse, ai servizi sociali l’avete mandato: giù le mani da Silvio e giù le mani da Marcellino Dell’Utri... Ti prego Marcellino torna in Italia ti aspettiamo a braccia aperte». Il rocker fiorentino sale sul palco chiedendo un minuto di silenzio per i morti sul lavoro, per i disoccupati, per i lavoratori di Piombino, di Porto Marghera, del Sulcis, dell’Ilva, e per Mancini: quel poliziotto morto per fare veramente il suo dovere e per scoprire nelle terre dei fuochi quali erano i veleni che venivano interrati». Appena tornato in camerino, Pelù spiega le sue dichiarazioni sul palco: «Pagherò le conseguenze di quello che ho detto ma non me ne frega nulla. Questi ragazzi hanno bisogno di sentire qualcuno che dica certe cose. Ormai i mezzi di distrazione di massa sono compatti sulla propaganda. Ci vuole una voce fuori dal coro». E aggiunge con ironia: «Stasera non ho detto nulla, ero posseduto dal ribelle che è dentro di me e comunque la cartina di tornasole è mia madre: mi ha chiamato e mi ha confermato “hai detto tutto bene”»
Un quarto di secolo
Il Primo Maggio compie un quarto di secolo e Vergassola che presenta la maratona rock con Edoardo Leo e Francesca Barra, attacca: «Anche il web compie 25 anni e Grillo per festeggiare ha stappato due senatori». Il concertone è partito alle tre del pomeriggio con le esibizioni dei gruppi emergenti Crifiu, Bastian Contrario, Disco Socks, Kutso, L’Orage. L’anteprima è chiusa dalla Tammuriata rock di Capuano. Sul palco sfilano Piotta, Agricantus, Statuto, la cantautrice Levante .Tocca al combat folk dei Modena City Ramblers aprire la diretta tv su Raitre. E la band chiude il suo set con «I funerali di Berlinguer» raccogliendo il primo applauso della piazza. La band emiliana è protagonista di un altro momento importante della giornata. Ai Modena, infatti, è affidata anche l’apertura della seconda parte della serata. «Una e indivisibile, è arrivata con la resistenza», dicono prima di suonare l’Inno di Mameli che però, dopo pochi minuti, si trasforma in Bella ciao , il canto partigiano accolto dalla folla con cori, balli e mani al cielo. La piazza balla, finalmente.
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Concertone e «Le nostre storie»: omaggio a Pertini e Berlinguer
La memoria
«Le nostre storie» recita il titolo del Primo maggio. Sono i ritratti dell’Italia presente, passata e futura affidati alla voce di scrittori, intellettuali, attori. Il primo racconta-storie è Giancarlo De Cataldo che parla di Sandro Pertini condannato all’ergastolo ed è qui che la presentatrice Francesca Barra si conquista il sarcasmo della rete quando sottolinea dal palco: «Forse non tutti sanno che Pertini è stato in carcere per la sua opposizione al fascismo». L’ex magistrato Gherardo Colombo, invece, affronta la libertà. E arriva l’omaggio della folla a Giorgio Gaber. Aldo Cazzullo attraversa la Storia e rievoca la storia di Iris Versari, la partigiana morta due volte.
Il fratello di Elisa
Viene ricordata anche la tragica storia di Elisa Claps scomparsa nel 1993 a Potenza. I suoi resti ritrovati soltanto 17 anni dopo. Sul palco ci sono il fratello Gildo e la giornalista Federica Sciarelli, conduttrice di Chi l’ha Visto. Del colpevole dell’omicidio Danilo Restivo, condannato a 30 anni di carcere in Italia e a 40 in Inghilterra per l’assassinio di un’altra donna, Gildo dice: «Ora è in carcere in Inghilterra, loro vorrebbero ridarcelo, noi speriamo il contrario perché lì se li farà senz’ altro 40 anni di carcere, in Italia ho timore che non se li faccia tutti» . E dalla piazza arriva un lungo applauso
Il rap
Dopo il gran rifiuto dell’anno scorso a Fabri Fibra, quest’anno il rap si è impossessato del concerto: cinquanta minuti dedicati all’hip hop con Clementino e Rocco Hunt che hanno fatto arrivare da tutt’Italia i loro amici rapper. Parte il diciannovenne Hunt, il vincitore fra i giovani all’ultimo Festival di Sanremo. «Questa è la festa del non lavoro, in Italia il 43 per cento dei disoccupati ha la mia età», ha detto alla folla Rocco, che fuori dal palco confessa che si sarebbe voluto sdoppiare per partecipare anche al concertone di Taranto. Subito dopo è toccato a Clementino, rapper dalla terra dei fuochi, che ha parlato di libertà d’espressione e ha fatto vedere una maglietta con la faccia di Fabri Fibra. E dopo “su le mani per tutti i centri sociali di Roma” è finita con Clementino, che ha incitato la folla a pogare sulle note di Smells Like teen spirit dei Nirvana, omaggio al loro leader Kurt Cobain, a vent’anni dalla morte.
LA LUNGA QUERELLE PELU-RENZI
ROMA - Una querelle che viene da lontano. Le accuse lanciate ieri da Piero Pelù contro il premier Matteo Renzi durante il concerto del Primo Maggio (foto) non rappresentano una novità. Il leader dei Litfiba ha definito "boy scout di Licio Gelli" il presidente del Consiglio, e stamani le parole pronunciate da Pelù dal palco di piazza San Giovanni a Roma sono state rilanciate dal blog di Beppe Grillo. Dissapori, quelli tra il rocker e l’attuale capo del governo, che hanno una storia lunga: a ricordarli sono i tanti commenti della Rete, che sull’argomento si è scatenata. Nei post viene citato a più riprese quell’incarico in Comune a Firenze, quando nel 2007 la giunta guidata da Leonardo Domenici conferì a Pelù la direzione artistica dell’Estate Fiorentina, sostituendo così Mauro Pagani. Una nomina su cui già all’epoca l’opposizione sollevò dubbi legati all’ammontare del compenso (circa 70mila euro), quasi il doppio del suo predecessore. Una volta insediato, però, Renzi non rinnovò l’incarico a Pelù: preferì optare per un altro nome - Riccardo Ventrella - a costo zero. Su questo punto, tuttavia, oggi Pelù dice di aver lasciato l’incarico di sua spontanea volontà nell’ottobre del 2007, quando Renzi era presidente della Provincia di Firenze in quota Margherita.
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Già l’anno scorso, Pelù aveva lanciato attacchi contro Renzi. A settembre, quando il ’rottamatore’ era ancora primo cittadino di Firenze e candidato alla guida della segreteria Pd, su Facebook il rocker lo aveva definito "iI sindaco più latitante della storia", oltre che "berluschino", invitandolo poi ad asfaltare le buche sulle strade cittadine. A rispondergli era stato l’assessore Filippo Bonaccorsi: "Pelù insiste nella sua personale battaglia contro Renzi - aveva scritto in una nota -, dopo aver fallito come ben pagato curatore dell’Estate Fiorentina nelle precedenti amministrazioni, ora si scaglia contro la cultura in città e contro le strade". La replica dello stesso Renzi non si era fatta attendere: "Abbiamo coperto più buche noi che in 40 anni".
Pelù contro Renzi: i commenti su Twitter
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GUARDA Cisl: "Va rispettata la libertà di tutti, anche quella di Pelù"
Tre anni prima - nel 2010 - alla vigilia del nuovo tour dei Litfiba, Pelù si era scagliato contro il primo cittadino: "Dei 100 punti proposti in campagna elettorale - aveva tuonato - troppi non sono stati rispettati. Le piste ciclabili, ad esempio: io sono uno che gira Firenze in bicicletta, e la situazione è disastrosa. E poi - aveva aggiunto tornando a parlare di Estate Fiorentina - non gli perdono di non aver portato avanti Fiesta", vale a dire il marchio inventato da Pelù quando era il direttore artistico dell’evento culturale. Ma ancora: "I rottamatori? Sì, bella idea, peccato che Renzi l’abbia scoperta troppo tardi. La sinistra andava rottamata almeno 15 anni fa, quando Massimo D’Alema si rifiutò di fare la legge sul conflitto d’interessi".
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Anche l’atteggiamento dell’amministrazione comunale sulla Tav aveva meritato qualche scudisciata: "Sono contro il sottoattraversamento di Firenze - erano state le parole di Pelù - e non ho ben capito cosa intendano fare Comune e Regione, c’è un po’ troppa confusione. Non vorrei che andasse a finire come il ponte sullo stretto: si fa, ma senza sentire cosa ne pensa la gente. E’ dagli anni Novanta che condanno la Tav sentendomi dare dell’ambientalista rompicoglioni e del retrogrado. Intanto, i disastri annunciati si sono puntualmente verificati".