www.repubblica.it, 2 maggio 2014
Al concertone del Primo Maggio, ideato e prodotto da Maurizio Illuminato, Piero Pelù c’è sempre stato: con i Litfiba suonò alla prima edizione dello spettacolo musicale dei sindacati (storicamente CGIL, CISL e UIL) che si tiene ogni anno in Piazza San Giovanni a Roma
Al concertone del Primo Maggio, ideato e prodotto da Maurizio Illuminato, Piero Pelù c’è sempre stato: con i Litfiba suonò alla prima edizione dello spettacolo musicale dei sindacati (storicamente CGIL, CISL e UIL) che si tiene ogni anno in Piazza San Giovanni a Roma. Era il 1990 e oggi, da solo, ci è tornato. E, con lui, da sempre, sono tornate le polemiche. Ieri sera, salendo sul palco, Pelù ha aperto il suo set con un attacco al Governo Renzi e ai politici in generale: "Vi chiedo un minuto di silenzio da dedicare a chi è morto sul lavoro, a chi è ricattato per il lavoro, ai lavoratori della cultura, che solo in Italia non dà da mangiare, ai disoccupati, ai lavoratori di Piombino, di Porto Marghera, dell’Ilva di Taranto, del Sulcis. Un minuto per Mancini, il poliziotto morto per fare veramente il suo dovere e per scoprire nella Terra dei Fuochi i veleni che venivano interrati. Non vogliamo elemosine da 80 euro, vogliamo il lavoro. Gli F35 rubano soldi alla scuola e agli ospedali. Io gli unici cannoni che ammetto sono quelli che dovrebbe fumarsi Giovanardi. Renzi? È il non eletto, ovvero il boy scout di Licio Gelli: deve capire che in Italia abbiamo un nemico interno: la disoccupazione, la corruzione, il voto di scambio, la mafia, la ’ndrangheta, la camorra. La nostra è una guerra interna, il nemico è dentro di noi, forse siamo noi stessi", ha gridato. Nel 1993, i Litfiba, e Pelù, sono ancora al Primo Maggio: questa volta non sono i politici a provocare l’irritazione del cantante ma il Papa, l’allora Giovanni Paolo II, "reo" di parlare continuamente di sesso nel modo meno appropriato. Pelù lo invita a occuparsi di questioni "prettamente religiose" terminando il suo discorso, urlando, con un toscanissimo "Papa, ma sai n’a sega". Intervistato da Vincenzo Mollica, in giornata, aveva infilato un preservativo sul microfono del povero presentatore. Ma la polemica numero uno in assoluto spetta ai Gang, il primo gruppo di rock folk militante a partecipare, nel 1991, al concertone. La band dei fratelli Severini legge un vero e proprio proclama che invita i lavoratori a scioperare contro il governo di allora, guidato da Giulio Andreotti, cambiando il brano in scaletta, "Ombre rosse", con "Socialdemocrazia", il cui testo recita: "Terra di eroi e santi senza peccato / di mafia P2 e stragi di stato / il futuro l’hanno già programmato / Non ci saranno guai". I funzionari Rai cercano di fermare l’esibizione, senza riuscirci. Quando un buon intento ne boicotta un altro: Elio e le Storie Tese, che avrebbero dovuto cantare "Sabbiature", un brano sulla corruzione della classe politica italiana, vengono semi-censurati. Il gruppo di Stefano Belisari torna, lo scorso anno, con un brano che fa storcere il naso a più di un partecipante, nuovo o passato: è il singolo "Complesso del Primo Maggio" e racconta degli stereotipi musicali che da sempre accompagnano lo spettacolo: quella sorta di meticciato folk rock etno ska (dalla Bandabardò ai Modena City Ramblers), tutto pogo con bottiglione di vino dei Castelli incluso, che non manca mai, proprio come ogni stereotipo: "Complesso del Primo Maggio / che vi stan due cantanti / e tutti e due vorrebbero essere l’unico là davanti / non mi riferisco per forza ai Linea 77 / ma i Linea 77 sono un ottimo esempio / E all’improvviso parte una canzone tipo Linea 77". C’è anche Daniele Silvestri, a scatenare le polemiche: le sue dichiarazioni contro il governo, insieme a quelle dei 99 Posse e dei Tiromancino, spingeranno Silvio Berlusconi a intervenire col il direttore di RaiTre, "per evitare che si trasformi in una manifestazione politica". È il 1993 e il Primo Maggio non verrà trasmesso in diretta ma in differita di un’ora: la prima volta nella storia. I problemi arrivano anche dai presentatori: Andrea Rivera, "provocatore" quasi quanto Serena Dandini, nell’edizione del 2007 riceve addirittura le critiche dell’Osservatore Romano per un suo intervento satirico sulla Chiesa: "Un saluto al Santo Padre io lo vorrei fare di cuore, un saluto al Santo Padre, ché lui ha detto che non crede nell’evoluzionismo. Il papa non crede nell’evoluzionismo e c’ha ragione: la Chiesa non s’è mai evoluta". Rivera attacca anche il Vicariato di Roma che aveva vietato la celebrazione religiosa del funerale di Piergiorgio Welby per il suo rifiuto all’accanimento terapeutico: "Io non sopporto, non sopporto che il Vaticano abbia vietato i funerali a Piergiorgio Welby, non lo sopporto. E invece l’ha permessi a Pinochet, a Franco e a un componente della banda della Magliana. Ma ragazzi è giusto così, accanto a Gesù Cristo in croce non c’erano due malati di Sclerosi multipla, c’erano due ladroni". Cose minori, quindi, le scaramucce tra l’ex Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e i sindacati, che nel 2012 chiede il "conto", 240.000 euro: è questa la salatissima cifra che l’amministrazione comunale presentò "per coprire le spese straordinarie di Ama, Atac e dei vigili urbani". Le risposte di CGIL, CISL e UIL furono drastiche: "Non se ne parla. Alemanno salga sul palco e canti una canzone in romanesco... dobbiamo discuterne", gli disse Bonanni. Il 2013 è invece l’ultimo anno delle vere polemiche al concertone: l’esclusione di Fabri Fibra, all’ultimo minuto, portata avanti dai sindacati confederati dopo l’istanza dell’associazione D.i.re (Donne in rete contro la violenza) che hanno insistito sull’esclusione del rapper per i "messaggi omofobi, sessisti e misogini" che sarebbero contenuti in alcuni suoi brani. Sarebbero: sarebbe infatti bastato studiare il linguaggio hip-hop, e anche un po’ di filosofia, per capire che il rap si basa spesso su fortissime figure retoriche. E la poetica di Fabri Fibra è dura e provocatoria ma ispirata a tematiche di stampo fortemente etico, un assalto frontale al consumismo sessuale, alle veline, al buon gusto, al buon senso, alla morale, ai luoghi comuni, ai centri sociali, alla guerra e allo stesso hip hop. Nello stesso anno, il leader del Managemennt del Dolore Post-Operatorio, Luca Romagnoli, band rivelazione e iconoclasta in puro stile punk, sale nudo sul palco mostrando un profilattico e gridando: "Questo è il budello che uso io, che toglie le malattie dal mondo. Prendetene e usatene tutti. Fate questo, sentite a me". Il richiamo all’Eucarestia, e quel profilattico "innalzato al cielo" come si farebbe con un’ostia, non piace assolutamente. Insomma, l’attacco è alla Chiesa e alla politica. Quello che da sempre fa paura del Primo Maggio, in fondo ha a che fare con la libertà: è il fatto che sia in diretta e, sostanzialmente, senza filtri. Si potrebbe pensare a trasmetterlo in differita per apportare i "giusti" tagli, quando necessari, come già richiesto in passato. Ma chi glielo va a spiegare a Silvio Berlusconi, l’uomo delle tre "I" (Internet, Inglese ed Impresa), che 700.000 ragazzi collegati come un sol uomo agli smartphone sono una potenza inarrestabile? REPUBBLICA.IT ROMA - "Quando la politica va veloce succede che il rock diventa lento". Con questa battuta Pina Picierno replica alle accuse lanciate ieri da Piero Pelù contro il premier Matteo Renzi durante il concerto del Primo Maggio. Dice ancora la capolista del Pd alle europee per la circoscrizione sud: "Probabilmente Pelù era impegnato in una registrazione di The voice e non si è accorto di quanto stava avvenendo nel nostro paese, forse non sa che gli 80 euro che il governo Renzi ha deciso di redistribuire a chi ha sempre pagato non sono un’elemosina come l’ha definita lui, ma il primo passo verso l’equità sociale che noi del pd vogliamo assolutamente riportare in questo paese. Mi dispiace - conclude - che a dire no a questi 80 euro sia una persona fortunata e benestante grazie al suo talento. Ogni tanto però bisognerebbe uscire dai panni del rocker milionario e indossare quelli di chi vive con mille euro al mese". Su Twitter è Francesco Nicodemo, responsabile Comunicazione del Nazareno, a replicare sulla questione. "Sarebbe bene che comici e cantanti si occupassero del loro mestiere", è la reazione della candidata alle europee per il Pd, Alessandra Moretti. Moretti ha contestato la definizione da parte del cantante degli 80 euro come "un’elemosina quando ci sono persone che potranno fare una spesa in più a settimana". E il deputato Pd Dario Ginefra: "Io non ho votato per Renzi al congresso e a volte non ne condivido il modo di fare, ma trovo le parole di Piero Pelù offensive per l’intero popolo democratico. Attribuire a Renzi, dopo due mesi di governo, le responsabilità della crisi economica, sociale ed occupazionale di oggi è stato atto di disonestà intellettuale, accostarlo alla figura di Gelli dileggiando anche il movimento scoutista una pessima forma di protagonismo. I sindacati confederali organizzatori dell’evento, sia pur dalla loro legittima posizione di critica alle scelte dell’attuale governo, dovrebbero prendere le distanze da quel monologo, persino letto male, che disonora quel grande appuntamento di riflessione, di critica, di proposta e di festa che è il concerto in piazza San Giovanni". ROMA - Una querelle che viene da lontano. Le accuse lanciate ieri da Piero Pelù contro il premier Matteo Renzi durante il concerto del Primo Maggio (foto) non rappresentano una novità. Il leader dei Litfiba ha definito "boy scout di Licio Gelli" il presidente del Consiglio, e stamani le parole pronunciate da Pelù dal palco di piazza San Giovanni a Roma sono state rilanciate dal blog di Beppe Grillo. Dissapori, quelli tra il rocker e l’attuale capo del governo, che hanno una storia lunga: a ricordarli sono i tanti commenti della Rete, che sull’argomento si è scatenata. Nei post viene citato a più riprese quell’incarico in Comune a Firenze, quando nel 2007 la giunta guidata da Leonardo Domenici conferì a Pelù la direzione artistica dell’Estate Fiorentina, sostituendo così Mauro Pagani. Una nomina su cui già all’epoca l’opposizione sollevò dubbi legati all’ammontare del compenso (circa 70mila euro), quasi il doppio del suo predecessore. Una volta insediato, però, Renzi non rinnovò l’incarico a Pelù: preferì optare per un altro nome - Riccardo Ventrella - a costo zero. Condividi Già l’anno scorso, tuttavia, Pelù aveva lanciato attacchi contro Renzi. A settembre, quando il ’rottamatore’ era ancora primo cittadino di Firenze e candidato alla guida della segreteria Pd, su Facebook il rocker lo aveva definito "iI sindaco più latitante della storia", oltre che "berluschino", invitandolo poi ad asfaltare le buche sulle strade cittadine. A rispondergli era stato l’assessore Filippo Bonaccorsi: "Pelù insiste nella sua personale battaglia contro Renzi - aveva scritto in una nota -, dopo aver fallito come ben pagato curatore dell’Estate Fiorentina nelle precedenti amministrazioni, ora si scaglia contro la cultura in città e contro le strade". La replica dello stesso Renzi non si era fatta attendere: "Abbiamo coperto più buche noi che in 40 anni". GUARDA Cisl: "Va rispettata la libertà di tutti, anche quella di Pelù" Tre anni prima - nel 2010 - alla vigilia del nuovo tour dei Litfiba, Pelù si era scagliato contro il primo cittadino: "Dei 100 punti proposti in campagna elettorale - aveva tuonato - troppi non sono stati rispettati. Le piste ciclabili, ad esempio: io sono uno che gira Firenze in bicicletta, e la situazione è disastrosa. E poi - aveva aggiunto tornando a parlare di Estate Fiorentina - non gli perdono di non aver portato avanti Fiesta", vale a dire il marchio inventato da Pelù quando era il direttore artistico dell’evento culturale. Ma ancora: "I rottamatori? Sì, bella idea, peccato che Renzi l’abbia scoperta troppo tardi. La sinistra andava rottamata almeno 15 anni fa, quando Massimo D’Alema si rifiutò di fare la legge sul conflitto d’interessi". LEGGI Dal Pd: "Piero milionario, non sa il valore dei soldi" Anche l’atteggiamento dell’amministrazione comunale sulla Tav aveva meritato qualche scudisciata: "Sono contro il sottoattraversamento di Firenze - erano state le parole di Pelù - e non ho ben capito cosa intendano fare Comune e Regione, c’è un po’ troppa confusione. Non vorrei che andasse a finire come il ponte sullo stretto: si fa, ma senza sentire cosa ne pensa la gente. E’ dagli anni Novanta che condanno la Tav sentendomi dare dell’ambientalista rompicoglioni e del retrogrado. Intanto, i disastri annunciati si sono puntualmente verificati". BONANNI "C’è anche la libertà di organizza e vuole che il Primo maggio non sia un momento di polemica, con le istituzioni vilipese". Lo dice il segretario generale della Cisl, commentando l’attacco del cantante toscano a Renzi, ieri dal palco del Concertone di Roma. Mentre sulla "contesa" con Taranto - e il tweet dall’account della Cisl che descriveva quell’appuntamento come una saga di paese - afferma: "Non so chi l’abbia fatto, ma effettivamente si è voluto costruire una competizione stupida con San Giovanni"