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 2014  maggio 02 Venerdì calendario

GUARDA UN PO’ CHE COSA LEGGE IL PAPA


Galeotto fu Puccini, con la sua Turandot, nel corso di una chiacchierata-intervista tra Papa Francesco e Antonio Spadaro, direttore del mensile La Civiltà Cattolica. «Il Papa, a un certo punto, parlandomi di ottimismo e dicendomi che questa non è proprio una parola che lo faccia impazzire – preferendole l’espressione speranza – mi cita la Turandot», ricorda Spadaro, colpito da quella naturalezza di Papa Bergoglio. «La sua non è stata una citazione pronunciata, come quando, per esempio, si fanno dei rimandi colti, anzi, ma un punto di partenza, diciamo pure l’esigenza di qualcosa di ben definito», spiega. Subito dopo, il Papa ha aggiunto: «Se l’episodio del primo indovinello della Turandot di Puccini è basato sulla speranza-fantasma che sparisce con l’aurora, per il Cristianesimo la speranza non è un fantasma e non inganna». Insomma, se il Papa è in grado di attraversare le citazioni, letterarie o musicali cambia poco, restando se stesso e quindi svelando uno spicchio del suo universo, «nel suo percorso di fede possiamo provare a buttar giù una lista dei gusti letterari del Pontefice». È nata da queste considerazioni “La biblioteca di Papa Francesco”, la nuova collana del Corriere della Sera – curata da Antonio Spadaro – in edicola dalla seconda metà di maggio a 9,90 euro, escluso il costo del quotidiano. «Sono venti libri in tutto. È chiaro, quindi, che non si tratta di una biblioteca esaustiva; direi che rappresenta, più che altro, una sorta di mappa del pensiero e delle preferenze di Papa Bergoglio: è come se avessimo di fronte l’orizzonte entro cui operano pensiero e spirito del Papa», precisa Spadaro.

Bomba carta. Si parte da un testo inedito per l’Italia, Tardi ti ho amato di Ethel Mannin. «È un’autrice anarchica, di origine irlandese, la quale, in questo libro, affronta un tema religioso: si parla della vita di Gerard Manley Hopkins, un anglicano convertitosi al cattolicesimo e divenuto gesuita». È un libro importante per capire la volontà culturale del Papa: «Mettersi continuamente in gioco, provando a spezzare i giochi dell’intellettualismo a favore di una consapevolezza intellettualmente esistenziale», osserva il direttore, oltre che fondatore di “Bomba Carta”, l’esperienza di esercizio e di riflessione sull’espressione artistica e creativa aperta a chiunque abbia il desiderio di mettere in gioco la propria sensibilità. Citata non a caso. Continua Spadaro: «Così come si parla di libri o di film tra amici, allo stesso modo il Papa è capace di passare dalla sua passione per il cinema neorealista a quella per le immagini popolari di Martín Fierro, scritto da José Hernández (tra i venti testi presenti nella collana del Corriere, e con la prefazione dello stesso Papa Bergoglio, ndr), un testo di riferimento per la letteratura argentina». Tra i classici della Biblioteca? I promessi sposi, l’Eneide, naturalmente Borges, e una sorpresa. Che il curatore spiega così: «Parlando di letteratura col Papa, si è citato Dostoevskij; allora, quasi in modo scontato, gli ho chiesto se si riferisse a Delitto e castigo o ai Fratelli Karamazov. Mi ha guardato un attimo, sorridendomi, e mi ha parlato invece delle Memorie del sottosuolo, dove lo scrittore russo getta una luce su un dramma profondo: la fragilità dell’uomo e l’assenza di Dio». Sulla stessa strada del cammino di conversione, nella Biblioteca di Papa Francesco troviamo Sant’Agostino (Sul sacerdozio), lo stesso autore che ha ispirato, non solo nel titolo, Tardi ti ho amato, la Mannin. Sant’Agostino scrive ne Le Confessioni: «Tardi t’ho amato, o beltà così antica e così nuova, tardi, t’ho amato!», che potrebbe passare benissimo per un incipit sul piacere del leggere i libri, “sentendoli veramente”, alla Bergoglio.