Angela Zoppo, MilanoFinanza 1/5/2014, 1 maggio 2014
ALITALIA PIU’ AMARA PER LE BANCHE
Sale a 565 milioni il debito di Alitalia che Etihad chiede di convertire in equity per andare avanti con le trattative. Lo si apprende dalla lettera inviata martedì scorso da Abu Dhabi, una decina di pagine che riepilogano le condizioni già avanzate a metà aprile ma senza i toni ultimativi di quella missiva.
Ai 400 milioni di indebitamento pregresso, e non ristrutturato dalle banche creditrici, infatti, si aggiungono i 165 milioni di euro di nuove linee di credito concessi alla compagnia nel febbraio scorso. Si tratta di un finanziamento di tipo revolving, che in effetti ha una scadenza ravvicinata, dicembre 2016, e per questo non è sfuggito agli emiratini. Dalle due banche azioniste Intesa Sanpaolo e Unicredit sono arrivati 140 milioni di euro, altri 15 milioni dalla Popolare di Sondrio e 10 milioni dal Montepaschi.
In questi giorni l’ad Gabriele Del Torchio, che ha deciso che stavolta non fosse necessaria una convocazione del cda, approfondirà tutte le questioni ancora aperte per spianare la strada alle nozze. Insieme al presidente, Roberto Colaninno, Del Torchio dovrà destreggiarsi fra i diversi tavoli (banche, sindacati, governo) per ottenere la quadra, ovvero le condizioni minime indicate dagli emiratini per passare all’integrazione.
Del Torchio e Colaninno saranno dunque i pivot della partita mentre il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, invece, ha certificato al premier Matteo Renzi il ritorno in campo di Etihad. L’obiettivo comune di azienda e governo è di mettere Etihad in condizioni di formulare l’offerta vincolante prima dell’estate. Le richieste della compagnia araba, come anticipato da MF-DowJones, verranno analizzate in un incontro tra i vertici di Alitalia e le banche che dovrebbe tenersi nella mattinata di domani a Milano.
Dal fronte franco-olandese, invece, arrivano segnali contrastanti. Il ceo di Air France-Klm, Alexandre de Juniac, sembra avere ammorbidito i toni e in un’intervista a Les Echos apre alla possibilità di mettere di nuovo soldi in Alitalia se l’ingresso di Etihad favorirà lo sviluppo e il ritorno alla redditività della compagnia. Ma trapela sempre il malumore per la maggiore disponibilità che, secondo Parigi, gli altri azionisti di Alitalia avrebbero accordato ad Abu Dhabi. «Se Etihad sarà soddisfatta e investirà, anche per Air France tornerà a porsi la questione di un investimento in Alitalia, ma al momento è difficile prevederlo», ha detto De Juniac.
Anche i sindacati attendono aggiornamenti sulle nuove prospettive aperte dalla ripresa dei negoziati con Etihad. Il confronto riprenderà già domani per il personale navigante, e un successivo incontro è stato fissato per il 6 maggio per il personale di terra. In base alle indiscrezioni, Alitalia dovrebbe innalzare da 300 a 400 milioni di euro i tagli alla voce costo del lavoro. Intanto, dei primi 128 milioni di euro di risparmi in busta paga programmati dal piano di luglio scorso, mancano all’appello 48 milioni, perché l’intesa firmata con i rappresentanti dei lavoratori è ferma a 80 milioni di euro.
Un assist non da poco al buon esito dei negoziati è arrivato ieri con la decisione della Procura di Catania di chiedere l’archiviazione dell’inchiesta per tentativo di estorsione scaturita dalla denuncia di Windjet, dopo che Alitalia due anni fa ha interrotto le trattative per l’acquisizione. La compagnia siciliana ha lasciato gli aerei a terra nell’estate 2012, e l’anno successivo si è aperta la procedura di concordato fallimentare. Il contenzioso con Windjet è una delle pendenze legali per le quali Etihad ha chiesto una manleva. Un esito della vicenda a favore di Alitalia, quindi, sgombrerebbe di un ostacolo il cammino verso l’alleanza. L’ultima parola spetta al gip, Alessandro Ricciardolo, che dopo l’udienza camerale di ieri si è riservato di decidere entro la prossima settimana.