Alessandra Mori, Libero 1/5/2014, 1 maggio 2014
«LA MUSICA È UN GIOCO SERIO L’HO IMPARATO DA DALLA»
È una persona più che un personaggio. Ha un pubblico che si è costruito in vent’anni di carriera, collaborazioni con cantanti famosi, da Tiziano Ferro a Cristiano De Andrè, e un po’ di premi alle spalle, gli ultimi allo scorso Sanremo: quello della critica «Mia Martini» e quello della sala stampa «Lucio Dalla». Ha una moglie e un bambino nato da poco, e questa è la sua famiglia. Poi c’è l’altra famiglia, quella con cui condivide il lavoro e una parte di vita, la sua band: gli Almalibre. Lui è conosciuto come Zibba, ma si chiama Sergio Vallarino, è un cantautore ligure e ha 36 anni. In questi giorni è in radio il suo nuovo singolo Senza pensare all’estate, tratto dall’omonimo e ultimo album che contiene anche il sanremese Senza di te.
Zibba, cos’è per lei Senza pensare all’estate?
«È una canzone importante che rappresenta il presente, la band in termini musicali, e il futuro. È inserita nell’album insieme ad altri inediti per raccontare un po’ di noi attraverso un sound nuovo, diverso».
Com’è nato questo brano?
«In pochi minuti. È stato uno sfogo e come tutti gli sfoghi parla di noi in modo sincero. È il racconto di quanto a volte nella vita aspettiamo che sia l’esterno a portare gioia nei nostri cuori, come se passassimo l’inverno ad aspettare l’estate. Invece dobbiamo trovare il modo per portare calore nella nostra vita ogni giorno».
Lei è diventato da poco papà, questo calore le arriva anche dal piccolo Edoardo?
«In qualche modo sì. Spesso nella vita non diamo il giusto peso alle cose. La nascita di mio figlio ha aperto una finestra sulla mia esistenza per far luce sulle cose e ridistribuire i pesi».
Cosa le ha dato Sanremo?
«È stato un regalo, un passaggio fondamentale per farci conoscere da un pubblico più ampio. Ha smosso cose a livello lavorativo, ci sono più persone ai concerti ed è aumentato l’apprezzamento sui social. Ma lo abbiamo vissuto con serenità, ci siamo sentiti a casa e sarebbe bello tornarci».
È stato premiato per Senza di te...
«Sì, un brano nato per gioco: quando sono fuori a suonare mia moglie mi manda sempre un messaggio con scritto “senza di te...”, cose leggere che mi fanno andare a letto più sereno. Ho pensato che un giorno avrei scritto qualcosa su questo. E anche su quanto sia importante imparare a sbagliare perché da lì si riparte con forze nuove. Poi ho inserito la generazione passata, quella di mia nonna che ha aspettato il ritorno di mio nonno dai campi di lavoro in Germania senza sapere se fosse vivo. Senza di te è tutto questo».
Nelle tappe del tour si fa aiutare dai suoi fan per le cose pratiche da fare durante la serata, regalando un biglietto al concerto. Perché?
«Per il desiderio di conoscere le persone. Anni fa ho scelto che la mia esistenza sarebbe stata la ricerca continua di persone buone con cui condividere. Ci sono persone che ascoltano la mia musica e poi vengono a dare una mano, così sono diventato amico di tanti miei fan. Senza le persone non farei questo lavoro».
E i fan rispondono?
«Sì, per esempio a Modena ci hanno dato una mano due ragazze che poi sono state con noi tutta la sera, abbiamo mangiato insieme. Ma è successo anche in Sicilia e da altre parti».
Cos’è per lei la musica?
«Un gioco, che però prendo seriamente. Soprattutto la popolarità è un gioco a cui bisogna saper giocare. Io e chi mi è accanto crediamo che la vita sia molto di più che diventare famoso».
Chi sono i cantanti che le piacciono di più?
«Tom Waits, da sempre e per sempre: ha dimostrato che in musica si può fare di tutto, senza limiti stilistici. Tra gli italiani tantissimi, anche se il mio preferito resta Lucio Dalla, credo che la vita mi avrebbe portato a incontrarlo, lascia un’eredità enorme».
Si ispira a qualcuno?
«Mi ispiro a più cose possibili, trasformo le emozioni che mi danno canzoni e cantanti, ma anche cinema e letteratura».
Un esempio?
«Come il suono dei passi sulla neve, un brano di due anni fa, me l’ha ispirata una frase in un libro di Michele Serra. Per Una parte di te, canzone cantata con Federico Zampaglione, mi sono ispirato invece ai film di Monicelli degli anni ’60. Mentre Totò, che è il mio idolo assoluto tanto che ce l’ho tatuato sul braccio, mi ha ispirato La saga di Antonio».
Musicalmente invece?
«Tom Waits, Steve Wonder, certo jazz e canzoni d’autore».
Il 4 maggio finisce il tour. E poi?
«Stacchiamo fino al 31, quando parte il tour estivo e intanto torniamo in studio per finire l’album che uscirà nei primi mesi del 2015, ma non ha ancora un titolo. Nello stesso periodo uscirà anche un film che stiamo girando: tutto quello che capita in un anno in una band, dai concerti ai camerini ecc., ma non solo quello sennò che noia...racconteremo anche le persone, un viaggio attraverso l’Italia e i volti delle persone che incontriamo».