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 2014  maggio 01 Giovedì calendario

LE FUGHE DI CARTE DAL VATICANO

Paura di un nuovo Vatileaks, o semplice accorgimento in nome della prudenza e riservatezza che da sempre contraddistingue l’operato della Curia? Chissà: ma mentre eminenze e monsignori festeggiano ancora la grande affluenza di pellegrini calata a Roma lo scorso weekend per la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, la voce che ha preso a circolare Oltretevere colpisce l’attenzione di molti.
Secondo alcuni rumors raccolti da Italiaggi, eminenze e monsignori non necessariamente in servizio sarebbero stati sondati - con discrezione e delicatezza - dalla Segreteria di Stato su due quesiti. Il primo: appurare se l’eminenza o il monsignore interpellato possegga un archivio personale; il secondo: se abbia provveduto a indicare alla Segreteria di Stato un referente per quest’archivio.
Non si tratterebbe insomma di un’indagine interna, ma solo di un accertamento, una presa d’atto. I materiali non verrebbero né sequestrati né distrutti: l’obiettivo, però, dicono a Italia Oggi, sarebbe di «evitare un nuovo caso Dardozzi».
Ai lettori il nome di Monsignor Renato Dardozzi da Parma (1922-2003) forse dirà poco: è stato direttore e poi cancelliere della Pontificia Accademie delle Scienze e consigliere della Segreteria di Stato. Ma soprattutto dal 1974 fino alla fine degli anni ’90 è stato tra le figure più importanti nella gestione delle finanze della Chiesa, con accesso diretto ai segreti dello Ior. Questo gli ha permesso di accumulare di un archivio contenente oltre 4.000 documenti che, grazie alle sue ultime volontà, è stato reso pubblico. Il materiale, nascosto in Svizzera (nel Ticinese, vicino ad un raccordo autostradale), è stato utilizzato dal giornalista Gianluigi Nuzzi per scrivere il suo libro Vaticano S.p.A., uscito per i tipi di Chiarelettere nel 2009. Un volume che non ha mancato di suscitare polemiche per il suo contenuto e per la documentazione pubblicata.
È dunque in questa cornice, e sulla base di questo precedente, che dovrebbe essere letta la richiesta avanzata dalla Segreteria. Non un tentativo censorio, sembra di capire, ma di semplice tutela della riservatezza vaticana, che negli ultimi anni è sembrata perdere qualche colpo. Perché è vero che dopo Vatileaks, per scongiurare fughe di documenti, la Santa Sede ha provveduto a garantire meglio la riservatezza delle carte in entrata e in uscita dal Portone di bronzo: ma che fare in merito agli archivi personali costituitisi negli anni? Ecco allora la richiesta di nominare un eventuale curatore o di indicarlo: proprio affinché qualche documento non s’involi verso l’estero e non finisca in mano a chi possa farne un uso - dal punto di vista vaticano - dannoso. Nel caso questo accadesse, sarebbe possibile chiedere eventualmente delucidazioni al curatore. Quanti aderiranno alla presunta richiesta della Segreteria?