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 2014  maggio 01 Giovedì calendario

IL PRIMO RITRATTO DI GESÙ ERA IN UNA STANZA SEGRETA



Se si considera l’immagine impressa nella Sindone, Gesù era caratterizzato da una buona muscolatura, lunghi capelli, la barba e una discreta statura. Nessuno, però, può provarlo. Della fisionomia del Nazareno, infatti, non parlano i Vangeli, né le poche informazioni che arrivano dalle Antichità giudaiche di Giuseppe Flavio o dagli Annali di Tacito, storici vissuti nel primo secolo. L’idea che abbiamo oggi del Salvatore è dunque quella maturata in seguito alle opere di artisti e religiosi succedutesi nel corso dei secoli; che, dalle raffigurazioni allegoriche dei primi decenni del cristianesimo, sono passati all’iconografia classica (analoga a quella offerta dal lenzuolo di lino conservato a Torino), che vuole il Figlio di Dio sostanzialmente simile al ritratto riportato nel mandylion, l’asciugamano nel quale, stando alla tradizione bizantina, è riportato il vero volto di Cristo, vivente, con gli occhi aperti, e nessun segno di tortura.
Oggi, però, le cose potrebbero cambiare, se è vero quanto asserisce Josep Padrò, archeologo dell’Università di Barcellona, in Spagna. Padrò parla della scoperta di una misteriosa stanza sotterranea, otto metri per quattro, a Ossirinco, nel medio Egitto, risalente al sesto secolo; dove è stato rinvenuto il ritratto di un uomo, riccioluto, coperto da una tunica corta, che con il braccio alzato al cielo, sta per benedire alcune persone. «Potremmo essere di fronte a una delle primissime immagini di Gesù Cristo», spiega Padrò, «una scoperta eccezionale». Secondo le prime ricostruzioni, in questa sede si ritrovavano dei sacerdoti vissuti durante il periodo copto, poco prima dell’arrivo dell’Islam; i copti, di fatto, rappresentano ancora oggi la più grande comunità cristiana del medio oriente, legata soprattutto alla chiesa ortodossa. Gli archeologi stanno ora cercando di decifrare le iscrizioni che sorgono vicino all’immagine, e di analizzare i numerosi reperti trovati nei dintorni del dipinto; compresa la sepoltura di uno scriba, morto intorno ai 17 anni, dimostrata dall’alto numero di strumenti necessari a imprimere su fogli di papiro parole, numeri, pittogrammi, fra cui alcune ciotole per conservare l’inchiostro. Anche in questo ambito, infatti, si pensava che dopo la morte si continuasse a fare ciò che si compiva durante l’esistenza terrena, benché il riferimento non fosse più il dio Anubi, ma il Regno dei cieli decantato dal Redentore. A pochi metri di distanza sono state rinvenute altre mummie assimilabili al periodo storico del giovane scriba; mentre le analisi dei muri hanno dimostrato l’esistenza di strati di pittura che affondano le radici agli albori del sito e che, verosimilmente, rimandano a «epopee » politeistiche. Padrò e il suo team sono giunti alla «camera misteriosa» dopo un lungo scavo, che ha portato allo smantellamento di almeno 45 tonnellate di roccia. Sono stati rinvenuti anche colonne, cunicoli e corridoi, che hanno indotto gli studiosi ad associare il tutto a una più ampia struttura architettonica, forse riconducibile a un antico tempio. È stata avanzata l’ipotesi di un sito nel quale veniva venerato anni addietro il dio Serapide, divinità ellenica introdotta in Egitto dalla dinastia tolemaica; o potrebbe essere stato il centro di un «cammino processionale » utilizzato per molti secoli, direttamente collegato alle acque del Nilo. Tesi che, comunque, non desta grande meraviglia, considerato che nella stessa zona, da tempo, vengono identificati importanti reperti risalenti all’antichità. E’ il caso delle note Elleniche di Ossirinco, frammenti di papiro databili fra il V e il IV secolo a.C., riportanti la storia dell’antica Grecia, forse composta da Eforo di Cuma, autore della «Storia Universale», un’opera comprendente trenta libri. Dopo la scoperta è stato direttamente coinvolto negli scavi il ministro egiziano delle Antichità, Mohamed Ibrahim, convinto che sia necessario preservare ogni traccia delle prime forme di arte cristiana.