Carla Massi, Il Messaggero 1/5/2014, 1 maggio 2014
FECONDAZIONE ETEROLOGA BOOM DI RICHIESTE:
3.500 IN VENTIDUE GIORNI –
IL CASO
ROMA Un nuovo futuro per oltre tremila donne. Quelle che aspettavano l’abolizione del divieto della fecondazione eterologa (seme o ovocita da persona estranea alla coppia)prevista dalla legge 40. Quelle che il 9 aprile scorso hanno esultato quando la Consulta ha dichiarato incostituzionale il no, appunto, all’eterologa.
I LABORATORI
Non si sono fatte attendere le richieste. Prova che quel divieto pesava, e addolorava, sul quotidiano di tanti uomini e tante donne. In poco più di venti giorni, infatti, le richieste di fecondazione eterologa sono state 3.400. Come rivelano i documenti dell’associazione Cecos Italia, che riunisce i centri per lo studio e conservazione di ovociti e liquido seminale maschile. Un’esplosione a testimonianza che il problema c’è e coinvolge molte più coppie di quanto si possa pensare. Oggi venti su cento soffrono di infertilità per problemi ormai quasi equamente divisi tra lei e lui. Le richieste sono cominciate già il giorno dopo l’annuncio. Ma la sentenza non basta. Per arrivare all’intervento, con il seme maschile prelevato da una banca e l’ovocita donato, ci vogliono le linee guida che regolano il procedimento. E quelle, ancora non sono state redatte. Restano, infatti, ancora molti nodi da sciogliere. Sia sotto il profilo tecnico scientifico sia sotto quello meramente etico.
LA OVODONAZIONE
«I nostri centri hanno registrato una media di 153 contatti al giorno da parte di coppie che chiedevano di potersi sottoporre all’eterologa - fa sapere Elisabetta Coccia che è la presidente dell’associazione Cecos - Nell’80% dei casi le coppie richiedono ovodonazione, ovvero la donazione di ovuli femminili. Molto bassa è la richiesta di seme maschile da banca». Quella della ovodonazione è una pratica a cui molte coppie italiane si sono sottoposte andando in Spagna o in Grecia. Con spese che superano i diecimila euro. Quindi non accessibili alla maggioranza. Prima di poter contattare le coppie e avviare le procedure occorre normare l’aspetto relativo al reclutamento dei donatori (nessun compenso come per il sangue)e decidere se fosse possibile utilizzare i gameti abbandonati dalle coppie nelle banche dei centri. I laboratori, dunque, sarebbero tecnicamente pronti e a posto ma mancano le regole. L’Associazione Cecos dice che è stato chiesto un tavolo tecnico al ministero «ma non abbiamo avuto risposta».
Il ministro della Salute Lorenzin, all’indomani della sentenza, ha dichiarato che ci vuole un intervento del parlamento per definire i confini della nuova normativa. «Saranno molti gli aspetti da regolare - risponde il ministero -con diversi provvedimenti, sia di tipo amministrativo che legislativo. Si comincerà solo quando si conosceranno le motivazioni della sentenza». Beatrice Lorenzin dice che «bisogna evitare scorciatoie per salvaguardare la sicurezza delle coppie e dei nascituri». Questo significa che per definire il quadro legislativo sarà chiamato in causa, oltre il ministero e i centri di fecondazione assistita, anche il Parlamento. Con i suoi calendari e con i suoi tempi. Le 3400 coppie devono aspettare ancora.