Luca Cifoni, Il Messaggero 1/5/2014, 1 maggio 2014
SCURE SULLE PREFETTURE E SUI PERMESSI SINDACALI
ROMA Quaranta prefetture invece delle oltre cento attuali. Dimezzamento dei permessi sindacali nella pubblica amministrazione. Unificazione tra Aci, Pra e Motorizzazione. E ancora: coordinamento tra forze di polizia iniziando da un’unica centrale acquisti, e vincoli di incompatiblità più stringenti per i magistrati amministrativi. Nonostante l’evidente volontà di presentare una riforma della pubblica amministrazione non conflittuale, soprattutto nei confronti degli stessi dipendenti, l’elenco di titoli reso noto dal governo contiene diverse sfide impegnative, sulle quali in passato si è infranta la volontà riformatrice di altri esecutivi, e anche qualche aspetto delicato soprattutto nel rapporto con i sindacati.
VIA I DOPPIONI
Matteo Renzi ha spiegato che dal suo punto di vista la cancellazione di doppioni e sovrapposizioni sarà più qualificante degli stessi interventi sul personale. E ha citato alcuni esempi tra cui quello delle prefetture: il loro numero dovrebbe drasticamente ridursi anche in sintronia con il nuovo assetto istituzionale dato alle Province. Oggi ce n’è appunto una in ogni Provincia, in futuro dovranno essere non più di quaranta, con una presenza nei capolouoghi regionali e in altri centri che a causa della criminalità organizzata richiedono un più forte presidio dello Stato.
Presumibilmente però scegliere quelle da tagliare non sarà facile, come dimostrano il recente riordino dei tribunali e degli uffici giudiziari, e lo stesso tentativo del governo Monti di ridurre il numero delle Province. Ugualmente delicata sarà la partita dell’accorpamento delle Sovrintendenze - che dovrebbe avere come conseguenza anche una gestione manageriale dei musei - e quella del riassetto di altri uffici come le Ragionerie provinciali dello Stato.
DIMEZZAMENTO
Il prospettato dimezzamento dei permessi sindacali nella pubblica amministrazione ha già scatenato le reazioni negative degli interessati a partire dalla Cgil: tanto più nell’ambito di un iter di riforma che non prevede la tradizionale concertazione ed anzi tende a scavalcare i sindacati attraverso la consultazione diretta dei dipendenti.
Un altro campo minato è quello relativo a polizia e forze dell’ordine. Il presidente del Consiglio ha alluso alla possibilità di razionalizzare la loro presenza nelle città (in concreto vorrebbe dire ad esempio evitare doppioni tra Polizia e Carabinieri) ma già imporre ai sette corpi esistenti un’unica centrale acquisti è un obiettivo non così scontato, visto che lo scorso autunno in Parlamento fu fatto saltare il semplice obbligo di usare lo stesso service per la preparazione delle buste paga.
Anche l’annunciato proposito di imporre vincoli ai magistrati amministrativi ed alla loro possibilità di cumulare incarichi riecheggia tentativi già avviati in passati ma poi sempre naufragati. E per quanto possa sembrare un aspetto tutto sommato minore, si prospetta come una battaglia campale pure l’unificazione di Aci, pubblico registro automobilistico e Motorizzazione Civile: basta ricordare che la cancellazione del Pra era stata inserita nel 2007 in una delle «lenzuolate» dell’allora ministro Bersani, ma poi era stata oggetto di un tiro al bersaglio trasversale durante l’iter alle Camere. Il risultato finale fu la cancellazione della norma, con le varie forze politiche che si contendevano il merito di aver sventato un attacco ai posti di lavoro degli interessati.