Antonio Pascale, Corriere della Sera 1/5/2014, 1 maggio 2014
PIÙ REALISMO PASSATA L’ABBONDANZA
Come è cambiata l’agricoltura e in pochi anni. Prendiamo Pinocchio, Collodi, 1881. Sì, le avventure di un burattino, ma anche il grande racconto della fame nera: non c’è nessun personaggio del romanzo che non la patisca. Oggi, 2014, Masterchef: al contrario, il grande racconto sull’abbondanza. Bengodi. Il cibo c’è, a prezzi accessibili, in classifica troviamo libri di ricette e le avventure dei cuochi. Tra Collodi e Masterchef, c’è stata la rivoluzione verde. In estrema sintesi, tre innovazioni: concimi di sintesi, che hanno reso i tre macroelementi a disposizione di tutti (senza azoto, fosforo e potassio, la pianta non cresce abbastanza), agro farmaci (che hanno protetto la pianta e garantito qualità) e miglioramento genetico (abbiamo, spostando geni, cercato caratteri che conferivano resistenza e maggiore produttività).
L’Italia — e non solo — è diventata un Paese ricco. L’arrivo dell’abbondanza è raccontato con una serie impressionante di dati da Giovanni Vecchi (In ricchezza e in povertà , Il Mulino). Cambia la qualità dell’alimentazione (aumentano le calorie e varia la qualità della dieta), dunque, sale l’altezza media, la massa corporea, l’aspettativa di vita. Il settore agricolo in senso stretto arriva a incidere sul Pil per il 2%, in linea con tutti i Paesi industrializzati (meno terra, meno agricoltori, più cibo). Potremmo finire qui la storia, e invece no, c’è la parte oscura, del resto l’abbondanza ha i suoi costi: troppa chimica, troppi sprechi, obesità. Per fortuna in questi anni ci siamo tutti resi conto che qualità deve far rima con sostenibilità.
Dunque, come mantenere la produzione corrente con meno input energetici? Purtroppo, sostenibilità fa rima con complessità. Non esistono soluzioni uniche e definitive. Meno ideologia più realismo. Del resto, come dicono i saggi contadini: stiamo sotto il cielo. In campo, una pratica a volte funziona e a volte no, e quindi le ipotesi di lavoro (una nuova tecnica, un’innovazione) andranno via via testate e giudicate a seconda dei risultati, e non con gli aggettivi. Non sarà facile, ma in questa battaglia per la sostenibilità non siamo soli: ci sono tecnici agrari, biologici, genetisti, specialisti in sistemi complessi, una moltitudine di persone sta cercando soluzioni pratiche, applicabili alle singole realtà. Se i politici sapranno con umiltà e curiosità ascoltarli, se saranno lungimiranti e coraggiosi, se tutti noi integreremo i saperi, se seguiremo un metodo, se i nostri ragionamenti comprenderanno più analisi (e riscontri fattuali) e meno emotività, di sicuro avremmo anche noi il nostro spazio espositivo, la vetrina per le nostre idee.