Paolo Russo, La Stampa 1/5/2014, 1 maggio 2014
TASI, CHI VINCE E CHI PERDE
Tassa sul mattone in aumento per una abitazione principale su quattro e negli altri casi risparmio di poche decine di euro rispetto alla vecchia Imu, fatta eccezione per un 15% di Comuni dove il minor esborso supererà in media i cento euro. E’ la fotografia dei primi 19 Comuni di città capoluogo che hanno deliberato le aliquote della Tasi scattata dalla Uil Servizio Politiche territoriali, proprio mentre il Parlamento approvava ieri in via definitiva il decreto “Salva Roma” con le regole definitive per la nuova imposta sui servizi indivisibili. Che in pratica fa rientrare dalla finestra la vecchia Imu, vista la tendenza a spingere al massimo le aliquote.
Anche se ad agitare i sonni dei contribuenti più dell’esborso sarà il rebus del come pagare l’imposta. Tra la giungla di aliquote deliberate e i diversi meccanismi di detrazione la Uil calcola infatti che alla fine saranno almeno 75mila i diversi modi di versare l’obolo. Così dopo essersi esercitati nello scioglilingua di Tares, Trasi, Tari, Tuc e Tasi e aver assistito a sei modifiche normative in un solo anno, alla fine gli italiani pagheranno come prima, con altri sicuri esborsi per commercialisti o Caf. A Bologna, ad esempio, sono state fissate 23 detrazioni diverse in base alla rendita catastale dell’immobile.
Ad eccezione di Aosta e di Pordenone , tutte le altre città hanno aumentato l’ aliquota da quella base dell’uno per mille. Il 24% a un punto tale da rendere la Tasi più esosa dell’Imu. A Milano in media si pagheranno 64 euro in più, con una aliquota sulla prima casa fissata al 2,5 per mille e detrazioni legate sia alla rendita catastale (fino a 770 euro), che in base al reddito Irpef. Ma quella meneghina è una eccezione, perché quasi tutte le amministrazioni nel fissare le detrazioni hanno deciso di andare sul sicuro legandole a dati conosciuti, come quelli della rendita catastale, anziché alle condizioni socio-economiche del proprietario. Qualcuno ha affiancato al valore catastale anche la detrazione per i figli a carico, come Torino, dove al bonus fisso di 110 euro per ciascun immobile entro la soglia dei 700 euro di rendita catastale, si sommano 30 euro ogni figlio under 26.
Le detrazioni, è bene ricordarlo, sono state introdotte proprio dal “Salva-Roma” per evitare che i 5 milioni di proprietari esentati dall’Imu, in virtù degli sconti fissi che l’accompagnavano, si ritrovassero invece a pagare la nuova imposta. Per questo il decreto approvato ieri prevede che l’aliquota massima del 2,5 per mille sulla prima casa e quella del 10,6 sulle seconde, possano essere aumentate complessivamente di un altro 0,8, destinando l’intero maggior gettito proprio alle detrazioni. Opportunità che hanno sfruttato 8 capoluoghi su 19. Milano e Roma, che ha deliberato le aliquote Tasi ieri, hanno deciso invece di finanziare le detrazioni per la case più modeste spingendo in alto le addizionali sulle seconde case, per cui si preannuncia un salasso.
Sembra andar bene invece per gli in inquilini. In metà delle città non pagheranno la quota tra il 10 e il 30% della Tasi perché i Comuni hanno deciso di fare cassa con la sola Imu, dovuta esclusivamente dai proprietari delle case date in locazione. A Milano, dove la Tasi sulle case in affitto sarà dello 0,8 per mille la quota carico degli inquilini sarà dal 10%, pari a circa 14 euro. Tra i 10 e i 20 euro è l’obolo richiesto a chi è in affitto a Cagliari, Brescia, Forlì e Mantova. “Ma alla fine –sottolinea ilo segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy- tra Tasi, tassa rifiuti e addizionali comunali si rischia di neutralizzare il bonus Irpef”. Le prossime delibere diranno se è così.