Francesca Schianchi, La Stampa 1/5/2014, 1 maggio 2014
LORENZIN: «A MIO FRATELLO AGENTE DICO CHE STO CON CON QUELLA DONNA»
Alle otto del mattino, lo staff del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, rilancia via Twitter quello che ha appena detto ospite a «Omnibus»: «Sono sorella di un poliziotto, conosco i sacrifici della categoria. Ma sul caso Aldrovandi l’applauso di ieri è inaccettabile».
Ha parlato di questo argomento con suo fratello poliziotto, ministro?
«In questi anni abbiamo parlato spesso di questi argomenti, con lui, che ha fatto parte del Reparto mobile, e con i suoi colleghi che venivano a casa».
E lui che punto di vista ha potuto portarle?
«Non voglio parlare di lui. Posso dirle che ci sono tantissimi poliziotti che fanno il loro lavoro rischiando a volte la vita, avendo a che fare anche con gente armata di spranghe, allo stadio come in manifestazione di piazza. Ci sono momenti di tensione ma poi subentra la professionalità: questo lavoro consiste anche nella capacità di mantenere basso il grado di violenza, ci vuole grande controllo e disciplina. Ci può essere un errore umano, ma, come si dice, dura lex sed lex: e nel caso Aldrovandi è stato più di un errore. Bisogna dirlo, senza per questo stigmatizzare tutte le forze di polizia e il lavoro straordinario che fanno».
Con quell’applauso l’assemblea del Sap, oltre a mancare di rispetto a una vittima, non ha anche reso un cattivo servizio al «lavoro straordinario» della categoria?
«E’ stata un’azione sindacale sbagliata. Capisco possa esserci solidarietà verso i colleghi, ma un sindacato rappresenta tutta una parte delle forze di polizia e deve stigmatizzare un episodio come questo – isolato – per poter difendere la dignità del lavoro che le forze dell’ordine fanno e che va valorizzato».
Sarebbe d’accordo con la proposta di mettere un numero identificativo sui caschi delle forze dell’ordine?
«Sono assolutamente contraria! Sa cosa vorrebbe dire? Dare la possibilità a chiunque di rintracciare i poliziotti via social network… La polizia ha già norme molto serie fatte a tutela dell’ordine pubblico, delle persone e degli operatori. Bisogna applicare le norme che ci sono, non ne servono di più».
La mamma di Aldrovandi però ha chiesto proprio questo: provvedimenti concreti…
«Capisco il suo dolore, ma il sistema funziona e non si possono cambiare norme per singoli casi: bisogna punire chi sbaglia e valorizzare chi fa bene il proprio dovere».
Nel Nuovo centrodestra anche il vostro leader Alfano è stato molto duro sulla vicenda…
«Il Nuovo centrodestra è vicino alle forze dell’ordine: proprio per questo le vogliamo valorizzare e non vogliamo inseguire i singoli casi».