Francesco Erbani, la Repubblica 1/5/2014, 1 maggio 2014
MANAGER NEI MUSEI, MENO SOVRINTENDENZE. COSI’ CAMBIA LA CULTURA
Accorperemo soprintendenze e avvieremo una gestione manageriale dei poli museali. Sono le due direttrici di marcia che Matteo Renzi vuole percorrere per risparmiare risorse nei Beni culturali. E anche per incrementare le possibili entrate. Le misure sono concordate con il ministro Dario Franceschini. Ma mentre la prima iniziativa (l’accorpamento) ricalca un progetto già avviato con la spending review, la seconda (la gestione manageriale) è parzialmente nuova, risponde a un orientamento più volte manifestato da Renzi e, almeno a prima vista, è destinata a suscitare molte discussioni. L’intervento sugli beni culturali sarà accompagnata dall’accorpamento di 20 enti ricerca che svolgono funzioni simili.
Appena approdato al ministero, Franceschini ha raccolto l’eredità lasciata da Massimo Bray e imposta da una legge: ridurre di 32 unità le poltrone dei dirigenti di seconda fascia (in pratica i soprintendenti) e di 6 quelle di prima fascia (i direttori generali e regionali). Franceschini ha incontrato tutti i soprintendenti e ha anche avviato un dialogo con i sindacati. La sua idea è quella di accorpare le soprintendenze o per materie affini, istituendo, per esempio, un’unica struttura di tutela per i beni archeologici di una regione laddove ce ne sono più d’una; oppure istituendo, dove possibile, soprintendenze miste, comprensive di archeologia, paesaggio, beni storico-artistici e architettura. Un procedimento analogo interessa le venti direzioni regionali (rette da dirigenti di prima fascia) che verrebbero accorpate perché più piccole e confinanti (il Molise e l’Abruzzo, la Puglia e la Basilicata).
Il progetto è appena avviato e, stando a quel che si dice al ministero, il provvedimento annunciato da Renzi non prevede ulteriori tagli o altri accorpamenti. La struttura è già debilitata dai tagli alle risorse (il 30 per cento solo dal 2008 a oggi) e al personale (i dipendenti erano 25 mila nel 1997 sono ora 19 mila). Un personale sempre più avanti nell’età (la media supera i 55 anni) e in grande affanno nell’opera di tutela di un patrimonio enorme, che comprende anche il paesaggio minacciato dall’incedere del cemento.
Il secondo provvedimento è un cavallo di battaglia di Renzi in persona, più che di Franceschini (il quale, comunque, si dichiara d’accordo). Il premier ha più volte mostrato insofferenza nei confronti di soprintendenti da lui giudicati troppo assorbiti dalla tutela e spesso incapaci di occuparsi anche di valorizzazione del patrimonio.
Di qui il ricorso a figure manageriali che dovrebbero affiancarli. Al momento non è chiaro in quali strutture. Renzi ha indicato i poli museali, gli organismi che a Venezia, Roma, Firenze raggruppano le Gallerie dell’Accademia, gli Uffizi, Galleria Borghese, Palazzo Barberini e altri grandi musei. Tutti luoghi già molto visitati. Ma non è escluso che si pensi anche al Colosseo o a Pompei (5 milioni di visitatori l’anno, il primo, 2 milioni 300 mila il secondo): nella città vesuviana la figura di un city manager è stata istituita già molti anni fa, senza che gli effetti siano stati particolarmente brillanti.