Alberto D’Argenio, la Repubblica 1/5/2014, 1 maggio 2014
RIVOLUZIONE ANTI-DEMOCRAZIA (QUATTRO ARTICOLI)
RIVOLUZIONE ANTI-DEMOCRAZIA (QUATTRO ARTICOLI) -
Per più di due ore Matteo Renzi e Marianna Madia illustrano al Consiglio dei ministri le linee guida della riforma della Pubblica amministrazione. Poi scendono in sala stampa a Palazzo Chigi. La «rivoluzione», il «cambiamento radicale» non sono però stati approvati dal governo: «Vogliamo tenere la riforma fuori dalle polemiche della campagna elettorale», spiega il premier. Ora partono i 40 giorni di consultazione: «Non siamo arroganti, siamo disposti ad ascoltare tutti, offriamo ai dipendenti, alle forze produttive e ai sindacati un confronto, non è un testo prendere o lasciare ma la sua filosofia sì». Interlocutori privilegiati i dipendenti pubblici, ai quali Renzi e Madia inviano una lunga lettera con le misure in cantiere: «Scriveteci i vostri consigli a rivoluzione@governo.it entro il 30 maggio». La riforma sarà approvata dal governo il 13 giugno. «Preferirei fare un disegno di legge ed evitare il decreto», assicura Renzi. Il premier precisa che non intende fare una riforma «contro i lavoratori, avrebbe le gambe corte». E ancora, «c’è un sacco di bella gente che lavora nel pubblico e qualche fannullone, premieremo i primi e stangheremo i secondi». Le tre linee guida sono: capitale umano, innovazione e tagli alle strutture non necessarie. Renzi smentisce esuberi e tagli degli stipendi (è previsto solo il tetto massimo a 240mila euro). I provvedimenti più forti sono il taglio delle prefetture, la possibilità di licenziare i dirigenti pubblici, il taglio del 50% dei permessi sindacali e l’assunzione di 15 mila giovani al posto dei settantenni.
PREMI IN BASE ALLE PERFORMANCE: «I FANNULLONI SARANNO STANGATI» -
Renzi e il ministro Madia spiegano che tra le priorità della riforma c’è anche quella del «ringiovanimento selettivo e strategico» della Pubblica amministrazione. In primo luogo con l’assunzione a costo zero di 10-15 mila giovani entro il 2018 grazie «all’abrogazione dell’istituto del trattenimento in servizio», ovvero obbligando ad andare in pensione chi ne ha i requisiti mentre oggi si può restare in servizio fino a 70 anni. «Il mio obiettivo - afferma la Madia - è sbloccare al massimo il turn over in modo strategico con entrate selezionate e competenti». Il ministro si dice poi pronta a parlare di prepensionamenti, ma dopo lo stop all’istituto di trattenimento. La riforma prevede che la carriera dei dirigenti «sarà portata avanti per incarichi a termine e non per fasce, il che diventa fondamentale per le retribuzioni, ma anche che la valutazione che si baserà sulle performance dei dirigenti». Le retribuzioni saranno legate anche all’andamento dell’economia. Alternativa agli esuberi potrà esserci il demansionamento o la possibilità di affidare mansioni assimilabili. Inoltre i dirigenti rimasti senza incarico oltre un determinato termine potranno essere licenziati. La Madia aggiunge che sarà modificata la mobilità che potrà essere «volontaria e obbligatoria pur garantendo la dignità al lavoratore con riferimento alle retribuzioni e alla non lontananza da luogo lavoro». Previste anche l’agevolazione del part-time e la creazione di asili nido nelle amministrazioni. Ci sarà infine l’abolizione della figura del segretario comunale. (a.d’a)
FONDI PENSIONE A BANKITALIA. UNITI ACI, PRA E MOTORIZZAZIONE -
La riforma della pubblica amministrazione presentata ieri da Renzi e Madia prevede una parte detta anche “Sforbicia Italia” che si concentra maggiormente sul taglio degli sprechi di soldi pubblici. Arriverà così la riduzione delle prefetture, che non saranno più di 40 e saranno presenti solo nei capoluoghi di regione e nelle zone strategiche per combattere la criminalità organizzata. Ci sarà l’accorpamento di Aci, motorizzazione civile e Pra così come quello delle sovrintendenze. Nascerà una unica scuola nazionale per l’Amministrazione al posto di quelle dei singoli ministri, così come arriverà una riorganizzazione strategica della ricerca pubblica aggregando gli oltre 20 enti che svolgono funzioni simili per dare vita a centri d’eccellenza. Per razionalizzare la spesa arriveranno la centrale unica per gli acquisti delle forze di polizia e la gestione associata dei servizi di supporto locale
come l’ufficio del personale o la contabilità. È prevista una riorganizzazione delle Autorità indipendenti e un censimento di tutti gli enti pubblici, così come una riorganizzazione della presenza dello Stato sul territorio (ragionerie provinciali e sedi regionali Istat, ad esempio) e la razionalizzazione delle autorità portuali. Renzi ha sottolineato che «il tema delle ottomila municipalizzate ci rimane sul collo, va affrontato ». E infatti nelle linee guida si parla di «riduzione delle municipalizzate ». Infine si prevede la riforma delle funzioni e degli onorari dell’Avvocatura generale dello Stato.
(a.d’a)
NIENTE TAVOLI DI CONCERTAZIONE. 40 GIORNI DI PROPOSTE, POI SI PARTE -
Un taglio secco ai permessi sindacali, che saranno dimezzati, e niente tavoli aperti al confronto: si passa alla consultazione online. I sindacati, come qualsiasi degli oltre tre milioni di dipendenti pubblici cui è stata inviata la lettera firmata dal premier Renzi e dal ministro Madia, potranno dire la loro sulla riforma della pubblica amministrazione che verrà. «Noi lasciamo 40 giorni di confronto sulla riforma. Per la discussione dei dipendenti, delle forze sindacali — se vogliono fare avere la loro opinione — e del mondo produttivo » ha detto ieri Renzi. «Non è una generica apertura di dialogo, ma l’indicazione di scelte di fondo» ha precisato. E comunque sia, la data di scadenza della consultazione non lascia dubbi: venerdì 13 giugno il governo presenterà un decreto e un disegno di legge delega. Di fatti il nuovo metodo sconvolge una prassi applicata da anni e mette i sindacati e loro rappresentati sullo stesso livello, visto che lo strumento di comunicazione usato sarà lo stesso. Cgil, Cisl, Uil, Ugl e le sigle autonome, a quanto pare, non avranno un canale di trattativa preferenziale: «Spero non abbiano nulla in contrario se consultiamo i lavoratori, d’altronde i referendum li fanno anche loro» ha detto il ministro Madia, augurandosi «un confronto puntuale » con le parti sociali. «Attenti alla foga del fare, il governo non si muova contro i lavoratori» aveva avvertito Susanna Camusso, leader della Cgil. Il settore pubblico già sconta contratti e
salari fermi dal 2010, e vista la mancanza di risorse, nel Dpef si accenna ad una vacanza contrattuale che potrebbe durare fino al 2020. Il nuovo metodo non rasserenerà il clima. (l. gr.)
CADE L’OBBLIGO DI ISCRIZIONE ALLE CAMERE DI COMMERCIO -
Per semplificare la vita degli italiani di fronte alla Pubblica amministrazione entro un anno dall’approvazione della riforma (ma la sperimentazione partirà già a giugno) arriverà il Pin del cittadino. Spiega Renzi: «Oggi la P. a. parla 13 linguaggi diversi, noi vogliamo che parli un’unica lingua e che lavora su tutto». Si tratta di un codice che permetterà di accedere online ai servizi degli uffici pubblici saltando code e tagliando le perdite di tempo, permettendo di sbrigare da casa le diverse pratiche burocratiche, dal pagamento della bolletta o della multa al ritiro di un certificato: «Dobbiamo garantire a tutti l’accesso a qualsiasi servizio attraverso un’unica identità digitale». Per le imprese invece verrà abolito l’obbligo a iscriversi alla Camera di commercio. Ci sarà poi una modifica del codice degli appalti pubblici e l’inasprimento delle sanzioni nelle controversie amministrative (Tar) a carico di chi si imbarca (ricorrenti e avvocati) in una lite temeraria solo per rallentare le decisioni o ottenere la sospensiva. Così come verrà introdotto il divieto di sospendere il procedimento amministrativo e di chiedere pareri facoltativi, salvo in casi gravi. Ci saranno sanzioni per i funzionari che violeranno queste disposizioni. Infine, sempre per quanto riguarda la giustizia amministrativa, arrivano la modifica alla disciplina della sospensione cautelare, l’udienza di merito entro 30 giorni in caso di sospensione cautelare negli appalti pubblici, la condanna automatica alle spese nel giudizio cautelare se il ricorso non è accolto. (a. d’a)