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 2014  aprile 30 Mercoledì calendario

GLI USA INSISTONO: “COMPRATE TUTTI GLI F-35”


Usando toni assai poco diplomatici, l’ambasciata americana a Roma avverte: pensateci bene prima di tagliare l’ordine degli F-35 perché “ulteriori riduzioni sul programma potrebbero incidere sugli investimenti e, dunque, sui benefici non soltanto sotto il profilo militare, ma anche in termini economici in generale ed occupazionali in particolare”.
Si fa fatica a trovare un termine diverso da ricatto per commentare un’uscita del genere. La nota è stata consegnata al giornalista Gad Lerner che affronta la faccenda dell’acquisto dei cacciabombardieri in una trasmissione su Laeffe. In pratica gli americani ci mandano a dire in un modo assai poco canonico e trattandoci nella sostanza alla stregua di sudditi non di alleati che la rinuncia da parte italiana all’integrale proseguimento del progetto degli F 35, cioè al programmato acquisto di 90 aerei, non sarebbe una faccenda indolore. La formulazione scelta è perentoria e tutto lascia credere che gli americani minaccino conseguenze ad ampio raggio. Nella stessa nota l’ambasciata americana ha ricordato che il presidente Barak Obama ha fatto presente a tutti gli alleati Nato che è necessario facciano la loro parte anche in momenti difficili come l’attuale. In effetti c’è un divario tra l’impegno americano per l’alleanza che si colloca intorno al 4 per cento del Pil e quello italiano che non arriva neppure all’1. Ed è comprensibile che gli Usa insistano perché questo divario venga colmato, almeno in parte. Meno comprensibile è che intendano imporre agli alleati, Italia compresa, come devono essere allocate le risorse, cioè quali armamenti comprare e quali no. Che un taglio da parte italiana degli ordinativi degli F-35 possa provocare conseguenze all’Alenia, l’azienda Finmeccanica che assemblea gli aerei a Cameri in provincia di Novara, e poi all’indotto e quindi all’occupazione (oggi 400 persone) è un dato scontato e non varrebbe certo la pena ricordarlo in una nota diplomatica. L’Italia lo sa e l’ha messo in conto quando ha deciso una prima riduzione dell’ordine dei caccia da 131 a 90. C’è da supporre quindi che gli americani vogliano dirci qualcosa di diverso e più imbarazzante dal nostro punto di vista. Del tipo: guardate che un ulteriore taglio sarebbe considerato da noi uno sgarbo tale che le ripercussioni sarebbero ad ampio spettro. La sorprendente uscita americana arriva subito dopo che il 25 aprile il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, pur non nominando mai gli F-35, aveva ribadito la necessità di non ridurre gli impegni militari dell’Italia e messo in guardia contro quello che lui considera un “nuovo anacronistico antimilitarismo”.
Lette insieme le due uscite, quella americana e quella di Napolitano, fanno supporre che per gli F-35 siano intercorsi a suo tempo tra lo Stato italiano, gli Stati Uniti e l’azienda produttrice del superjet, la Lockheed Martin, patti vincolanti e assolutamente segreti, accordi praticamente immodificabili. Se le cose stessero in questi termini sarebbe una sorta di presa in giro la scelta del Parlamento italiano di subordinare l’acquisto degli F-35 ad una ricognizione parlamentare sulle esigenze della difesa.

Daniele Martini, Il Fatto Quotidiano 30/4/2014