Roberto Giardina, ItaliaOggi 30/4/2014, 30 aprile 2014
SANZIONI USA CON I NOSTRI SOLDI
da Berlino
Mentre Obama, seguito dall’Unione europea, impone nuove e più severe sanzioni contro la Russia, Gerhard Schröder festeggia i suoi 70 anni a San Pietroburgo insieme con l’amico Putin. Per la verità, il compleanno dell’ex cancelliere cadeva lo scorso 7 aprile, ma la festa è stata rinviata di qualche settimana.
Vladimir ha abbracciato Gerhard nello Yussopov Palais, il palazzo del nobile che uccise Rasputin. Il ricevimento, ufficialmente, è stato organizzato dalla Nord Stream, la società che gestisce il gasdotto del Baltico, e di cui Schröder è presidente del consiglio di sorveglianza. Il maggior azionista è la Gazprom di Putin.
In passato l’ex cancelliere fu criticato a Berlino per aver accettato l’incarico (e un milione di dollari all’anno), ma oggi i tedeschi giudicano con più tolleranza. Fu una decisione oculata quella di costruire un gasdotto sul fondo dell’Ostsee, un’alternativa a quelli già esistenti e che attraversano la Polonia e l’Ucraina, esposti al ricatto di Varsavia e di Kiev. Una festa di compleanno che diventa un po’ il simbolo di una Germania sempre più insofferente verso i diktat degli Usa. Le sanzioni contro Mosca sono un boomerang che colpiscono l’Unione europea e in prima linea le imprese tedesche.
Nel primo trimestre dell’anno, le esportazioni verso la Russia sono già crollate del 16%, a 4,7 miliardi di euro. La Germania è il primo esportatore, con poco meno di un terzo degli scambi complessivi dell’Unione europea con la Russia. E l’Italia è al secondo posto con il 9%. Nel 2013 l’export tedesco ha raggiunto i 38 miliardi, contro 40 miliardi di importazioni (in gran parte gas), e molte società, come la Siemens per fare un esempio, cominciano ad accusare difficoltà. E si teme che Putin, come contromisura, reagisca espropriando le fabbriche e le filiali delle imprese tedesche in Russia. Naturalmente, sono crollati anche gli scambi con l’Ucraina, a 659 milioni. «La Ue non si può permettere le sanzioni contro la Russia», si allarma la Confindustria tedesca. Frau Merkel a parole è severa con Putin, ma cerca di non rompere con Mosca, adoperandosi per trovare una via d’uscita.
A Berlino si è convinti che le sanzioni non sono il mezzo più adatto per risolvere la crisi. Sarebbe necessaria una politica realistica degli occidentali, che tenga conto anche delle esigenze della controparte: che cosa si può offrire a Putin, dando per scontato che l’annessione della Crimea è ormai un fatto scontato? Un punto da cui partire sarebbe l’assicurazione che mai l’Ucraina potrà entrare nella Nato, e in cambio Mosca rinuncerebbe a ulteriori pretese territoriali. È stato un grave errore fomentare la rivolta a Kiev, con promesse che l’Unione europea non è in grado di mantenere. Gli aiuti americani all’Ucraina non bastano neppure a saldare la bolletta energetica verso la Russia.
I giornali tedeschi riportano con risalto la festa di Schröder a San Pietroburgo, e pubblicano nelle pagine culturali lunghi articoli per spiegare le ragioni storiche che legano la Germania alla Russia, nonostante due guerre. Gorbaciov consentì l’unificazione del paese, dopo la caduta del «muro», di cui quest’anno ricorre il 25° anniversario. Perché oggi non è possibile trovare un compromesso pacifico?
Roberto Giardina, ItaliaOggi 30/4/2014