Paolo Siepi, ItaliaOggi 30/4/2014, 30 aprile 2014
PERISCOPIO
Ridicolo. Stavolta ha proprio ragione Berlusconi: «Ridicolo pensare di rieducarmi». Jena. la Stampa.
Berlusconi apre le porte di Forza Italia a Renzi. Bisognerebbe mettere dei limiti ai colpi bassi in campagna elettorale! il Rompi-spread. MF.
Dopo le parole indecenti sui campi di sterminio nazisti, Abu Mazen è stato espulso da Forza Italia.
Maurizio Crippa. il Foglio.
George Clooney farà un film sul mostro di Firenze che si intitolerà: «Italicum». Spinoza. Il Fatto.
Per gli interisti ricoverati nell’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone dove opererà Silvio Berlusconi, l’arrivo del grande boss rossonero è uno sfregio all’anima: «Quello è un diavolo» (in senso simbolico come dire «zebra» se fosse juventino). «Almeno ci avessero dato Moratti». Moratti ha venduto. Adesso all’Inter c’è Thohir, un indonesiano. «Ma và? Se capiss pu nagòtt, non si capisce più niente» Carlo Verdelli. la Repubblica.
Dopo Berlusconi cantautore e poeta, Veltroni romanziere e regista, D’Alema navigatore, cuoco e viticoltore, perché non un capo del governo giovane e prestante, dal tocco fino come non se ne vedevano, sia detto senza ingiuria, dai tempi del Duce cavallerizzo, spadaccino e calciatore di caviglia forte? Antonio Padellaro. Il Fatto.
Forza Italia non ha una strategia, afferma Bondi? Forza Italia non ha più, non soltanto una strategia, ma nulla, nulla di ciò per cui era nata: né pensiero, né anima, né intelligenza, né occhi per vedere, né orecchie per sentire, tanto da non essersi accorta che viviamo da anni in una dittatura. Dove sono i liberali, i moderati di cui tanto si parla? Se sostengono Renzi non sono né liberali, né moderati. Non c’è né libertà, né democrazia in un paese nel quale sono contati tutti i soldi che spendiamo e controllati ogni giorno i nostri conti. Che differenza c’è con la regola dei passaporti interni del regime sovietico? Il corrispettivo del passaporto è il numero delle monete che determina di quanti chilometri ti puoi allontanare. Ida Magli, antropologa. il Giornale.
L’Unione europea è, oggi, più fonte di problemi che di soluzioni. Carlo Lottieri, economista dell’Istituto Bruno Leoni.
Mario Calabresi, direttore de La Stampa è figlio di chi sappiamo. Del commissario Luigi Calabresi, assassinato da Lotta continua nel 1972, quando lui aveva solo due anni. Calabresi non solo si è fatto assumere da la Repubblica il cui fondatore ed editorialista, Eugenio Scalfari, era fra i firmatari di un appello che incolpava il commissario Calabresi della tragica fine di Giuseppe Pinelli. Si dirà, vabbè, poco male. Poi Calabresi ha persino sposato Caterina Ginzburg, nipote della scrittrice Natalia Ginzburg che pure compariva fra i firmatari della condanna a morte di suo padre. E sia, sorvoliamo. Ma come la mettiamo con il fatto che nella medesima Repubblica dove Calabresi junior è stato caporedattore centrale, gli toccasse vistare gli articoli di Adriano Sofri, l’ex leader di Lotta continua condannato a 22 anni di carcere con sentenza passata in giudicato quale mandante dell’assassinio di Luigi Calabresi? Ci vuole un bello stomaco per non provare repulsione. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio.
Negli anni 80, il professor Amato aveva la stampa e le tv ai suoi piedi perché era amico di Craxi. Negli anni Novanta e Duemila idem perché amico di D’Alema e di Berlusconi (uno dei due, tra l’altro, era superfl uo). Negli anni 2010 idem perché amico di Napolitano. Permetterà dunque, Amato, che esista almeno un piccolo giornale che dubita e sorride davanti al suo monumento equestre. E se non lo permetterà, pazienza. Noi continueremo a pensare che chi, nel 1983 voleva «risolvere politicamente», cioè senza i giudici fra i piedi, lo scandalo Zampini, una delle prime Tangentopoli d’Italia, non possa fare il giudice costituzionale. Marco Travaglio. il Fatto.
Penso che, a cominciare da Silvio Berlusconi, molti, a destra, si vadano chiedendo, in queste settimane: «Ma perché non le abbiamo fatte noi le cose che sta facendo Renzi?». Non si è mai vista, infatti, una maggioranza così ampia come quella che ha avuto la Destra, e tuttavia con risultati così miseri. Ernesto Galli della Loggia. Corsera.
Mentre andavano in sfollamento a Pontinia in bicicletta, hanno visto un tedesco morto in mezzo a una scolina: «Guarda Benassi! » (chiamava suo marito sempre con il cognome). Ha fermato la bicicletta (con Otello e Tosca piccolini seduti sulla stecca) e ha detto a mio padre: «Ha le scarpe nuove». Si vedevano le suole di para luccicanti al sole. «Si, Lina», ha detto mio padre , «e sono pure della mia misura. Ma non ho il coraggio». «Ce l’ho io», ha fatto lei. Gli ha dato da reggere la bicicletta e i ragazzi suoi. È scesa in mezzo al fosso, gli ha slegato gli scarponi e glieli ha tirati. Dice che facevano fatica a uscire. «Forse gli andavano stretti» e la testa del tedesco, a ogni strappo, si muoveva come a volerla guardare in faccia. Lei pure ha pensato di lasciar perdere, ma mio padre era senza scarpe. Allora ha chiuso gli occhi e si è messa a tirare alla cieca. Con gli occhi chiusi. Con tutta forza. E mio padre ha avuto gli scarponi nuovi. Antonio Pennacchi, Il fasciocomunista. Mondadori. 2003.
La donna. Il gay. Il migrante. Il rom. Il giovane. Il disabile. E, a rovescio, il sessista, l’omofobo, il razzista, il fascista. Spariscono i popoli con la loro storia, le loro tradizioni, le loro comunità e la loro identità. Spariscono le famiglie, con i loro legami, la loro vita, il loro amore. Spariscono le persone, con i loro meriti, i loro limiti, le loro capacità, le loro responsabilità. La sostituzione della vita concreta con le categorie astratte, le identità e le responsabilità con i generi, risale ai giacobini della Rivoluzione francese. Ribattezzarono i giorni e le cose con astrazioni climatiche e concettuali, abolendo tutto ciò che ricordava usi, tradizioni, storia, persone. Quell’indole restò in eredità al comunismo, ma il genere, allora, si chiamava classe, e poi radicalismo. Oggi è la retorica dominante, pervasiva, asfissiante. La mia patria è l’umanità. La mia famiglia è il genere. Il mio Dio sono Io. Marcello Veneziani. Il Giornale.
C’è chi sputa sul piatto dove mangiamo noi e si sente un igienista, c’è chi riesce a frustrarti il cuore senza sfiorarti il corpo e crede di far meno male. Alessandro Bergonzoni. il venerdì.
L’Italia, oggi, è una delle massime impotenze europee. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 30/4/2014