Monica Mazzotto, La Stampa 30/4/2014, 30 aprile 2014
LA LEGGE DEL PIRO PIRO
Chi si occupa dei figli e chi porta i pantaloni in natura? Non sempre è una questione scontata. Dato che le cure parentali sono faticose, si tratta di scelte volontarie (di rado) e più spesso di necessità subite. Quelle che sembrano amorevoli cure materne - o paterne - tendono in realtà a essere incombenze che uno dei genitori non è riuscito ad evitare.
Nell’80% dei pesci, per esempio, le cure parentali sono assenti, ma là dove esistono sono un obbligo per uno solo dei partner. Curioso è capire chi dei due - e perché - si accolla l’onere. Se la fecondazione è interna, sarà la femmina ad occuparsene il più delle volte, altrimenti, se è esterna, le cure spetteranno ai maschi. La motivazione è chiara: la fecondazione interna, presente anche in uccelli e mammiferi, consente al maschio di scappare. Nelle specie di pesce in cui, invece, avviene esternamente i leggerissimi spermatozoi devono essere deposti dopo le più pesanti uova per non correre il rischio di essere dispersi dalle correnti. Allora i ruoli si ribaltano e la femmina, deponendo per prima, ha la possibilità di darsela a gambe.
Un esempio di inversione dei ruoli è offerto dal cavalluccio marino: il maschio porta con sé gli embrioni, proteggendoli in una tasca ventrale simile a un marsupio, dove i piccoli si nutrono e da cui fuoriescono durante quello che viene considerato l’unico caso di «parto» maschile. Ma a influenzare la scelta del genitore che si occuperà dei figli è anche la certezza della paternità. Un maschio che si riproduce tramite fecondazione interna - come i mammiferi - non può essere sicuro che la femmina non si sia già accoppiata con altri prima di lui. Le probabilità di sprecare energie, quindi, allevando figli non suoi, sono elevate. Nei mammiferi, infatti, i maschi preferiscono i sistemi «poliginici», in cui si accoppiano con tante femmine, alle quali lasciano il ruolo di genitore. A fare delle femmine le uniche candidate per questa parte, però, non è solo la fecondazione interna, ma anche la gestazione e l’allattamento, compiti ovviamente impossibili da delegare al maschio.
Quando la fecondazione è esterna, il maschio ha la possibilità di vedere - letteralmente - dove finiscono i suoi gameti e di impegnarsi per una «giusta causa». Inoltre, non di secondaria importanza, è il diverso investimento nella «costruzione» dei gameti dal punto di vista metabolico: se quelli femminili sono pochi e costosi e quelli maschili tanti e a buon mercato, sarà prevedibile che la femmina farà di tutto per essere certa di portare a buon fine il proprio investimento, mentre al maschio converrà accoppiarsi con il maggior numero possibile di femmine, disinteressandosi dei figli.
La classifica dei migliori papà vede primeggiare gli uccelli. Nel 90% dei casi il maschio collabora alla crescita dei piccoli, in parità sessuale: non tanto perché desideroso di provare le gioie della paternità, ma per fare fronte alla scarsità di luoghi dove nidificare e alla ricerca del cibo per i piccoli. In questa moltitudine di papà-modello c’è chi eccelle: un’icona è il Piro-piro macchiato, uccello migratore dal piumaggio macchiettato di bianco, nero e marrone. Le femmine di questa specie sono più grandi e aggressive e competono sia per i territori sia per i maschi. Dopo l’accoppiamento il maschio si prende cura delle uova, incubandole fino alla schiusa. Una volta nati i piccoli, sarà sempre lui, il super-papà, a sfamarli. La femmina, in carriera, nel frattempo è impegnata a difendere il territorio, scenario del suo harem.
Ma quando è che un papà diventa un super-papà? E quando avviene l’inversione dei ruoli? Secondo una ricerca su «Nature Communications», condotta da un team anglo-ungherese, guidato da Robert Freckleton, András Liker e Tamás Székely, a decidere se l’inversione ci sarà è il rapporto numerico tra i sessi, ossia la quantità di maschi disponibili sul mercato. Lo studio ha comparato quella che viene definita «Asr» («Adult sex ratio», il rapporto numerico tra i sessi) con i compiti del maschio e quelli della femmina.
Gli animali presi in considerazione sono uccelli limicoli, come il Piro piro, in cui il capovolgimento dei ruoli non è affatto raro: in 16 specie su 18 la correlazione è risultata positiva. Nelle cinque specie dove le femmine sono in numero superiore dei maschi sono proprio loro a occuparsi dei piccoli. Nelle 11 in cui, al contrario, sono i maschi il «bene in eccesso» sono questi a diventare dei fantastici genitori tuttofare: per i maschi c’è un vantaggio a rimanere con la femmina e a crescere i piccoli, mentre alla femmina, avendo disponibilità di maschi, conviene lasciare il partner a covare le uova, in cerca di un maschio con cui deporre altre uova, moltiplicando il successo riproduttivo.
Semplici regole matematiche di domanda e offerta contribuiscono così a regolare e a spiegare quello che è un vero e proprio gioco, delle parti e anche degli affetti.