Paolo Di Caro, Corriere della Sera 30/4/2014, 30 aprile 2014
ATTACCHI A TOGHE E COLLE ORA BERLUSCONI TEME DI PERDERE I SERVIZI SOCIALI
Sta tirando troppo la corda. E se non l’ha ancora capito, a dirglielo cominciano ad essere in tanti tra i suoi fedelissimi. Silvio Berlusconi potrebbe rischiare — anche se non nell’imminenza — di vedersi revocati i servizi sociali se continuerà ad usare i toni veementi (soprattutto contro i magistrati) che stanno caratterizzando le sue prime uscite pubbliche.
Hanno provveduto a metterlo in guardia già ieri mattina i suoi avvocati: meglio non sparare alzo zero sui giudici e su Napolitano. E chi gli ha parlato dopo, lo ha trovato «molto spaventato» dall’idea che le sue parole sul capo dello Stato alla fine possano costargli caro per una sorta di ira furiosa del presidente che potrebbe influenzare le scelte del Tribunale di sorveglianza. Il Quirinale non commenta, è però il vicepresidente del Csm Vietti ad avvertire Berlusconi che «chi pensa di fare campagna elettorale usando il presidente della Repubblica scherza col fuoco».
E proprio ieri si è diffusa la notizia che il Tribunale starebbe valutando nel merito le ultime uscite dell’ex premier —, in particolare quella sulla inutilità del volerlo «rieducare» attraverso i servizi sociali pronunciata a PiazzaPulita — per eventualmente diffidarlo (come primo avvertimento) e poi, in caso di recidiva o di flagranza di un reato come la diffamazione, anche sospendere i servizi passando agli arresti domiciliari. Ma i magistrati hanno smentito che, al momento, si abbia intenzione di prendere qualsivoglia provvedimento. «Noi stiamo attenti a tutto», si è limitato a commentare il presidente del Tribunale di Sorveglianza Pasquale Nobile De Santis.
Resta il fatto che Berlusconi continua ad alzare i toni della campagna elettorale nel tentativo di recuperare i voti dei suoi elettori tradizionali (è tornato a definire «un golpe» la sentenza Mediaset). Perché i sondaggi di partenza, sotto il 20% in attesa che oggi arrivino le ultime rivelazioni, non sono incoraggianti, come i dati dello share delle trasmissioni di cui è stato ospite, pure non esaltanti. Anche ieri dunque, in collegamento con Mattino 5 , l’ex premier ha mantenuto altissima la vis polemica contro Napolitano («mi fa pensare a Profondo rosso ...»), i magistrati, la Germania della Merkel («Aridatece Kohl») e come new entry tra i nemici da attaccare è arrivato anche Beppe Grillo: «Gli italiani devono imparare ad avere paura perché Grillo, lo si vede anche dal modo in cui organizza la sua setta, mi fa ricordare personaggi come Robespierre oppure Marx e Lenin. Grillo è il prototipo di questi signori, Hitler compreso».
Se basterà per recuperare voti e oltrepassare la soglia psicologica del 20% lo si vedrà il 25 maggio, ma Berlusconi non vuole lasciare nulla di intentato. Nella sua cerchia si esclude che il tentativo estremo sia quello, rischiosissimo, di costringere il Tribunale a revocargli i servizi sociali, per passare da «vittima» e massimizzare i consensi. Ma certo camminare sul filo della provocazione, questo il leader azzurro ha intenzione di farlo: «Non possono impedirmi di parlare, di dire quello che mi è stato fatto». E dirlo ovunque, attraverso i media e di persona.
Nei prossimi giorni partirà la comunicazione su radio, tv locali e tg nazionali, per raggiungere anche l’elettorato che non guarda tradizionalmente i talk show di approfondimento. Ma Berlusconi vuole anche essere presente in eventi pubblici. Come quello — unitario, presenti tutti i capilista azzurri — che ha organizzato Raffaele Fitto a Bari per domenica, al Teatro Team, migliaia di persone attese e bagno di folla assicurato. Solo che, allo stato, l’ex Cavaliere non potrebbe uscire dalla Lombardia (tranne dal martedì al giovedì per lavorare da Roma), se non previa richiesta di autorizzazione. E il clima pesante che si sta creando non dà alcuna certezza al suo entourage che i permessi per fare comizi in giro per l’Italia gli vengano accordati.
Paola Di Caro