Fabrizio Roncone, Style 5/2014, 30 aprile 2014
DIETRO RENZI CI SONO IO, FA SOLO RIFORME CHE PIACCIONO AL CENTRODESTRA
[Angelino Alfano]
È stato il primo e ultimo segretario del Pdl: per poi uscire da Palazzo Grazioli e fondare un partito, il Nuovo Centrodestra (portandosi subito dietro molti forzisti di rango e lasciandone tanti altri ancora in grande tentazione). L’avvocato Angelino Alfano, 43 anni, da Agrigento, una moglie e due figli, ministro dell’Interno prima con Enrico Letta e adesso con Matteo Renzi, ma pure al dicastero della Giustizia (2008-2011) nel governo del Cavaliere, ha attraversato il berlusconismo con la sua aria da ex democristiano per bene, giovane ma non rottamatore, battagliero ma mai sfrontato, cattolico ma mai in ginocchio, garantista ma non mangiatoghe, fedele ma non baciapantofole. Il giorno dell’addio, raccontano, il «Caimano» (cit. Nanni Moretti) arrivò alle lacrime (ed erano da vero coccodrillo). Uniche passioni conosciute (oltre alla politica): gli abiti di sartoria e il jogging. Canzone preferita: Argentina del compagno Francesco Guccini. Frase celebre: «Appartengo a una generazione che andava alle elementari quando hanno ucciso Mattarella, alle medie quando hanno ammazzato Dalla Chiesa, all’università quando saltarono in aria Falcone e Borsellino. Noi abbiamo il marchio a fuoco dell’antimafia».
Ministro, cominciamo dalla sua separazione politica da Berlusconi: può raccontarci cosa, realmente, accadde?
Accadde qualcosa di semplice, quanto amarissimo: nel settembre scorso, mentre il Pdl viaggiava nei sondaggi al 28 per cento, dentro il partito prevalse una linea estremista che diceva così: facciamo cadere Enrico Letta e precipitiamo il Paese in una crisi al buio. Chi se ne importa se il Pd fa un governo con Nichi Vendola oppure con i transfughi grillini... e chi se ne importa pure se il Paese va al voto con una legge incostituzionale o se la legge Fornero rimane così com’è e se poi tutto ciò avviene mentre Silvio Berlusconi è reso ineleggibile dalla magistratura. Una posizione anti-italiana, alla quale ci siamo ribellati. Tra la patria e il partito abbiamo scelto la prima, fondando un nuovo movimento che avesse a cuore l’Italia.
Molti berluscones, con l’animo dei peggiori gufi, le ricordano spesso la fine di Gianfranco Fini, che pure cercò di allontanarsi da Palazzo Grazioli...
Dopo i falchi e le colombe, ora i gufi... I gufi vivono di notte ed è facile perdere la visione d’insieme delle cose. La verità è che chi vota per noi sa che cosa vota. C’è tantissimo centrodestra in questo governo e, una volta esaurito il compito, noi e il Pd torneremo a essere competitori.
Domanda scomoda: perché un uomo politico come lei è stato così a lungo con un personaggio faticoso, discusso e discutibile come Berlusconi? Come è riuscito ad accettare la logica delle leggi ad personam, dei bunga bunga e qui mi fermo perché l’elenco sarebbe lungo?
Pensavo quello che penso ancora oggi: il presidente Berlusconi è stato l’uomo della svolta dimostrando capacità visionarie. La mia distanza politica dal presidente Berlusconi è stata semmai segnata dalla non condivisione delle ultime decisioni. Ritengo che, in un momento critico, alcuni cattivi consiglieri lo abbiano allontanato dai suoi progetti di innovazione...
In questo momento come sono i rapporti con il Cavaliere?
L’ho sentito alla vigilia della decisione del Tribunale di Sorveglianza per ribadirgli il mio personale affetto.
I suoi parlamentari hanno uno stile diverso dagli ex colleghi di Forza Italia: pensiamo a quanto Denis Verdini sia diverso da Fabrizio Cicchitto, Daniela Santanchè e Gaetano Quagliariello... Lo stile è sostanza?
Non dribblo la domanda e le rispondo con una frase di Charles Bukowski: «Lo stile è una differenza, un modo di fare, un modo di essere fatto». La gente sceglierà lo stile migliore.
Lei ha affermato che il progetto del Nuovo Centrodestra è quello di aggregare i moderati: perché e come conta di riuscire in un’operazione che, dalla fine della Dc, è sempre fallita?
Il nostro orizzonte politico è scritto nel nostro nome: Centrodestra. La nostra ambizione è unire i moderati per fare ripartire l’Italia. Chi condivide questa visione è il benvenuto.
Non mi ha risposto... E allora senta: alcuni sondaggi sulle imminenti elezioni europee collocano Ncd intorno al quattro per cento; è forse anche per questo che proponete l’unione dei moderati?
No, guardi: molti autorevoli sondaggisti ci riconoscono in realtà un buon risultato in crescita... Del resto noi rappresentiamo il vero voto utile per gli italiani. Sia per sostenere un governo impegnato sul fronte delle riforme, che diminuisce le tasse e smonta le parti odiose della legge Fornero, sia per arginare l’azione distruttiva di chi fa opposizione fine a se stessa. Saremo, vedrà, la rivelazione delle europee.
Lei, Matteo Renzi ed Enrico Letta venite dai giovani della Dc. Cosa vi è rimasto in comune di quella grande cultura?
Io, Renzi e Letta abbiamo fatto percorsi diversi, ma con lo stesso desiderio responsabile di lavorare per il bene del Paese. Se questo è il traguardo... Beh, tratti di strada possono essere fatti insieme, no?
Lei sostiene che quelle promosse da Renzi sono politiche economiche di centrodestra: un’affermazione che al premier crea e ha creato non pochi problemi all’interno del suo partito, il Pd.
Non ho espresso un’opinione, quanto un dato di fatto riconosciuto: meno costi per lo Stato e meno tasse è da sempre la ricetta del centrodestra. La riforma del lavoro, il taglio della spesa pubblica, il taglio dell’Irpef, la riduzione dell’Irap, le riforme costituzionali... E siamo solo all’inizio!
Alcuni osservatori che non le vogliono bene insinuano che Renzi abbia un filo privilegiato con Berlusconi piuttosto che con lei, suo principale alleato.
Questo argomento non credo interessi ai cittadini e non appassiona me. Quello che importa è che cosa fa questo governo per gli italiani. E questo governo esiste solo grazie a noi.
È ragionevole immaginare che alle prossime elezioni politiche nazionali assisteremo a una corsa per la premiership tra Alfano e Renzi?
Le prossime elezioni vedranno il centrodestra sfidare il centrosinistra, la nuova legge elettorale dovrà consentire a uno degli schieramenti di vincere e governare. Saranno decisive le idee e i progetti, prima che le persone.
Le lettrici e i lettori più perfidi, a questo punto, diranno: non gli ha ancora chiesto qualcosa sul caso Shalabayeva...
È stata fatta ampia chiarezza in tutte le sedi opportune, in modo approfondito. Non mi sono sottratto ad alcun confronto, forte della verità e della linearità con cui ogni azione è stata svolta.
Chiudiamo con l’attualità: nelle ultime settimane si registra un evidente e rumoroso esodo di dirigenti che da Forza Italia si avviano verso Ncd. Alcuni di loro, per altro, portano in dote un cospicuo numero di voti. Che cosa sta succedendo, secondo lei, nel suo ex partito?
Credo che molti miei colleghi si siano accorti di come Forza Italia non soltanto non stia contribuendo agli ottimi risultati di questo governo, ma nemmeno sia capace di organizzare un’opposizione politicamente accettabile. E quanto ai voti che così sono in uscita da Forza Italia, quelli dei militanti delusi, le dico: in tutti i Paesi del mondo, gli elettori votano o per chi è al governo o per chi fa opposizione. Il voto per chi non fa né l’uno, né l’altro, è un voto inutile, sprecato.