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 2014  aprile 30 Mercoledì calendario

LA CIVILTÀ SE NE VA IN TRENO


Con ogni treno che muore scompare un pezzo d’Italia. Non è retorica, è la realtà. Con i treni gli italiani si sono conosciuti e hanno conosciuto il loro Paese. Sono usciti dal villaggio. Hanno scoperto luoghi fondamentali della nostra identità nazionale. Città, posti di mare, montagne, regioni che sembravano inaccessibili. Con i treni hanno allargato il loro orizzonte. Con i treni che scompaiono, vittime di una logica miope e di una contabilità stupida, l’Italia si impoverisce, perde i suoi collegamenti, costringe una parte della sua popolazione a vivere nell’incuria, nello sfacelo, nella sporcizia di stazioni abbandonate, nell’inferno di strade intasate. Ogni treno che scompare è un po’ di Europa che si allontana. È una ricaduta nel sottosviluppo. I treni che non funzionano fanno regredire una civiltà, fanno smarrire la fierezza di vivere in un Paese che sa valorizzare i suoi collegamenti, che offre ai suoi cittadini e ai cittadini del mondo che vengono qui buoni servizi di trasporto, puliti, efficienti, regolari, affidabili. Come in tutti i Paesi civili.
Fa male l’indifferenza con cui i governi assistono impotenti allo sfacelo di treni gloriosi e destinati alla chiusura, linee abolite, stazioni sfasciate, binari vecchi. Dicono che i treni perdono soldi. Ma perdono soldi perché offrono un servizio scandaloso. E se per non perdere soldi, i responsabili di Trenitalia tagliano senza criterio, la colpa è anche dello scarso amore che l’Italia che comanda nutre per i suoi treni, per le sue stazioni, grandi e piccole. In Sicilia non esiste nemmeno un servizio di trasporti ferroviari: una vergogna agli occhi del mondo. I governi e i ministri della Cultura che in continuazione recitano la solita litania sull’Italia che ha come sua ricchezza il paesaggio, l’arte, il clima, la natura, i borghi, la bellezza, nemmeno si pongono il problema che intere zone d’Italia non sono raggiunte dai treni. O governi che dicono di voler guerreggiare con le lobby e i monopoli permettono che Trenitalia abbia il monopolio assoluto e insensato del trasporto locale, impedisca il business delle compagnie private che potrebbero utilmente investire nei treni locali, offra un servizio scandaloso ai pendolari, che sono italiani costretti ogni giorno a pigiarsi nei carri bestiame. Come fanno i responsabili di questo disastro non dico a non vergognarsi, ma insomma a non sentire il peso di un fallimento civile, di un arretramento complessivo della qualità della vita italiana di cui loro sono i principali artefici? Occorrerebbe amore e intelligenza per ovviare a una simile disfatta civile. Persone nuove che conoscessero la storia italiana e quanto il treno ha contribuito a migliorarla. Che immaginino quanta ricchezza, quante opportunità per l’economia italiana siano legate a una grande rivoluzione del trasporto ferroviario, ai treni che vanno veloci, che funzionano, che sono puliti. Che meravigliosa Italia sarebbe. Un’Italia che non lasciasse morire così i suoi treni.