Gianni Barbacetto, Il Fatto Quotidiano 29/4/2014, 29 aprile 2014
SILVIO A CESANO BOSCONE? L’HA DECISO IL CARDINALE SCOLA
Non fa certo parte del Tribunale di sorveglianza, né dell’Ufficio dell’esecuzione penale. Eppure Angelo Scola, arcivescovo di Milano, ha un ruolo importante nella vicenda dell’affidamento ai servizi sociali del condannato definitivo Silvio Berlusconi. Inutile chiedere conferme presso la Curia ambrosiana: tutti negano o sostengono di non saperne nulla. Ma secondo quanto risulta al Fatto quotidiano, il cardinal Scola è stato consultato ed è intervenuto personalmente per determinare il luogo dove Berlusconi andrà a svolgere la sua attività di “giustizia riparativa”, l’istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone. È stato Scola, e non il Tribunale di sorveglianza, né l’Ufficio esecuzione penale esterna, a indicare la struttura dove l’ex presidente del Consiglio passerà quattro ore alla settimana, nei dieci mesi e mezzo in cui sconterà la sua pena per frode fiscale.
Tutto è iniziato con una richiesta del Tribunale di sorveglianza: prima ancora di decidere tra detenzione domiciliare e affidamento ai servizi sociali, il presidente Pasquale Nobile De Santis e la giudice Beatrice Crosti (competente per i condannati il cui cognome inizia con la lettera B) hanno chiesto alla dottoressa Severina Panarello, che dirige l’Ufficio esecuzione penale esterna di Milano, di delineare un “progetto di giustizia riparativa”, cioè di indicare un’attività di volontariato da prescrivere al condannato e un luogo dove svolgerla. La dottoressa Panarello si è rivolta alla più solida e strutturata delle associazioni e fondazioni convenzionate con il suo ufficio per ricevere gli affidati in prova: la Caritas ambrosiana, espressione diretta della Diocesi di Milano.
A questo punto entra in campo don Roberto Davanzo, dal 2005 direttore della Caritas. Ex scout, alpinista, amante della moto Guzzi, Davanzo coinvolge il suo arcivescovo. Incontri, riunioni, colloqui riservati. Monsignor Scola, che proviene dal movimento di Comunione e liberazione e nel 2011 è tornato da arcivescovo nella diocesi che è stata guidata da don Dionigi Tettamanzi e da Carlo Maria Martini, si prende a cuore la faccenda. Svolge rapide consultazioni, parla con alcuni interlocutori. Alla fine, la Caritas indica a Severina Panarello che la struttura più adatta per il condannato eccellente è la Sacra Famiglia di Cesano Boscone. Un’istituzione storica, per la diocesi di Milano. Perché non è una delle tante strutture assistenziali fondate e condotte da ordini o congregazioni religiose, ma è espressione diretta della diocesi ambrosiana. È nata infatti nel 1896 direttamente da una parrocchia e dall’attività di un parroco: don Domenico Pogliani, allora prevosto di Cesano Boscone, ai margini di Milano, che aprì un “ospizio per gli incurabili della campagna”. In 118 anni di vita, la Sacra Famiglia è cresciuta, fino a diventare una struttura imponente, con 2 mila addetti e una quindicina di comunità alloggio e filiali anche fuori dalla Lombardia. Ma il legame con la diocesi è rimasto intatto: oggi è una fondazione onlus, che resta però nella sfera d’influenza dall’arcivescovo di Milano. Tanto è vero che presidente della Sacra Famiglia è don Vincenzo Barbante, ex amministratore della diocesi, in pratica il ministro delle finanze della Curia ambrosiana. È proprio alla Sacra Famiglia che monsignor Angelo Scola ha dato appuntamento per il suo primo incontro con il volontariato della diocesi, appena nominato arcivescovo di Milano. Ora vi ha “sistemato” il più eccellente degli affidati in prova ai servizi sociali.
Che cosa andrà a fare Berlusconi alla Sacra Famiglia? Dall’Ufficio esecuzione penale esterna (l’Uepe) trapela soltanto che non è ancora stato messo a punto il progetto definitivo per l’affidato. Evidentemente qualcosa si dev’essere inceppato, se, a diciannove giorni dall’ordinanza del Tribunale di sorveglianza e a sei dalla firma della carta delle prescrizioni che è tenuto a rispettare, Berlusconi non ha ancora iniziato il suo “progetto di riparazione sociale”. È ancora in corso una evidentemente complessa triangolazione tra Caritas, Sacra Famiglia e Uepe, in contatto con il giudice di sorveglianza, per definire i compiti concreti dell’affidato. E anche le garanzie di sicurezza: per l’affidato, che di solito gira con la scorta, ma anche per gli ospiti dell’istituto, che devono essere protetti dagli assedi mediatici e dagli (eventuali) utilizzi propagandistici.
Di certo Berlusconi non avrà a che fare con i malati più gravi e i disabili psichici ospitati dall’istituto, né potrà svolgere compiti che richiedono formazione e professionalità paramediche. Si occuperà invece di anziani, magari nel centro diurno integrato di Villa Sormani, accanto alla sede centrale dell’istituto di Cesano Boscone: dovrà dare assistenza, accompagnamento, aiuto a chi fa fatica a muoversi, a parlare, a mangiare. Qualcosa di diverso, comunque, dall’“intrattenimento” e dall’“animazione” che Berlusconi ha evocato nel suo monologo in tv davanti a una trasognata Barbara D’Urso.
Gianni Barbacetto, Il Fatto Quotidiano 29/4/2014