Michele Magno, ItaliaOggi 29/4/2014, 29 aprile 2014
SHAKESPEARE, SULL’ATTUALE SFASCIO DELLA GIUSTIZIA, AVEVA GIÀ SCRITTO TUTTO
C’è stata la telefonata di Papa Bergoglio a Marco Pannella, a cui probabilmente seguirà un intervento esplicito del pontefice sul dramma delle carceri italiane.
E ora c’è il nuovo appello di Giorgio Napolitano alle Camere, sollecitate a rispettare la «sentenza umiliante» della Corte europea dei diritti dell’uomo.
Infatti, se entro il 28 maggio non si metterà in regola, le sanzioni che scatteranno per l’Italia saranno pesantissime.
Eppure al governo non sembrano mancare le buone intenzioni.
Nel suo discorso al Senato della scorsa settimana, il Guardasigilli Andrea Orlando ha promesso che a giugno verrà avviata una riforma strutturale della giustizia, ma che nella prospettiva immediata ci sono quattro emergenze da affrontare: svuotare i penitenziari, smaltire gli arretrati della giustizia civile, affrontare la situazione del personale e affinare i mezzi di contrasto alla criminalità organizzata.
Vasto programma, si potrebbe dire. Solo che siamo già alla fine di aprile, e quella annunciata pare una corsa contro il tempo destinata a insabbiarsi nelle secche del perdurante immobilismo del Parlamento e dello stesso esecutivo Renzi.
È vero, negli ultimi anni, il sovraffollamento carcerario è diminuito, ma siamo ancora lontani dalla soluzione di un problema che ci relega con ignominia nel sottoscala delle nazioni civili.
Forse pochi sanno, inoltre, che nei nostri tribunali interpreti di madrelingua convivono a fianco di perfetti ciarlatani - tutti retribuiti con paghe orarie inferiori a quelle di una colf.
Non c’è da stupirsi, quindi, se più di uno straniero innocente viene mandato nelle patrie galere per qualche parola tradotta male (ricordate il caso del marocchino Mohamed Fikri, accusato dell’omicidio di Chiara Gambirasio?).
Allora venne tirato in ballo il clima xenofobo che si respirava nelle valli bergamasche. Invece si trattava solo di uno degli infiniti esempi dello sfascio organizzativo in cui versa l’amministrazione della giustizia italica.
Una realtà che tortura senza discriminazioni cristiani e musulmani che risiedono in ogni latitudine della penisola. Del resto, chi – osserva l’Amleto shakespeariano – se non fosse per la paura di un aldilà sconosciuto, sopporterebbe «the law’s delay e the insolence of office (i ritardi della legge e l’arroganza dei pubblici ufficiali)?
Michele Magno, ItaliaOggi 29/4/2014