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 2014  aprile 29 Martedì calendario

BCE: L’EURO NON È PIÙ A RISCHIO


FRANCOFORTE.
I mercati finanziari europei hanno in parte recuperato i livelli di integrazione raggiunti prima delle crisi degli ultimi anni, ma restano ancora altamente frammentati, soprattutto per quanto riguarda il credito alle piccole e medie imprese, le cui condizioni sono nettamente diverse nei vari Paesi dell’eurozona.
Lo rivelano studi diffusi ieri dalla Banca centrale europea e dalla Commissione, all’inizio di due settimane cruciali sia sul fronte della nuova vigilanza bancaria europea, sia su quello della politica monetaria: la prossima settimana la Bce dovrà valutare come muoversi per contrastare la bassa inflazione dell’eurozona, anche sulla base del dato preliminare di aprile, che sarà pubblicato domani.
Il commissario europeo Michel Barnier, alla presentazione degli studi a Francoforte, ha dichiarato che l’unione bancaria è essenziale per consentire al settore finanziario di sostenere la crescita senza generare troppi rischi di instabilità. Il prossimo passo verso il completamento dell’unione bancaria verrà compiuto oggi con l’annuncio da parte della Bce e della European Banking Authority (Eba) dei criteri degli stress test cui verranno sottoposte nei prossimi mesi le quasi 130 banche europee più importanti, prima che la vigilanza passi alla Bce: questi riguarderanno deviazioni da uno scenario di base che possano causare un deterioramento della situazione delle banche e della loro patrimonializzazione. Tra l’altro, i test, che saranno più severi dei due realizzati dall’Eba negli scorsi anni, prevederanno la possibilità di una recessione che nei prossimi tre anni riduca di un 7% circa le previsioni di crescita rispetto alle previsioni della Commissione europea (che per il 2014 stima un’espansione dell’eurozona dell’1,5%). Tra gli altri shock che verranno applicati ai bilanci bancari, ci sono un brusco rialzo dei tassi d’interesse globali, crisi valutarie che colpiscano i Paesi emergenti dell’Europa centrale e orientale e crisi settoriali, come per esempio negli immobili commerciali.
L’analisi della situazione finanziaria dell’eurozona presentata ieri delinea un quadro che ha recuperato parte dei livelli di integrazione raggiunti prima della crisi globale del 2008 e di quella del debito sovrano europeo iniziata nel 2010. La Bce ha elaborato a questo proposito un nuovo indice (Synfint), che mostra progressi dopo le due forniture di liquidità a lungo termine (Ltro) della Bce alle banche, ma soprattutto dopo l’annuncio del presidente dell’Eurotower, Mario Draghi, nell’estate del 2012 di voler fare «tutto il necessario» per salvare l’euro e di essere pronto ad acquisti dei titoli dei Paesi in difficoltà con il piano Omt. Questo ha eliminato il rischio di "ridenominazione", cioè di rottura della moneta unica. Nel 2013, i bilanci bancari, dice l’analisi, hanno mostrato miglioramenti e gli istituti di credito hanno ripreso la loro esposizione a titoli del debito sovrano di altri Paesi. Tuttavia, la frammentazione dei mercati resta elevata e questo è evidente nelle condizioni del credito applicate alle imprese dei diversi Paesi, soprattutto alle Pmi del sud Europa. «Abbiamo svoltato - ha detto il vicepresidente della Bce, Vitor Constancio - e stabilizzato la situazione, ma è troppo presto per dichiarare che la crisi è finita». Constancio ha anche aggiunto che un aumento dei tassi d’interesse di mercato dovuto a una diversa valutazione del rischio è il principale pericolo per la stabilità finanziaria in Europa.
Nelle discussioni fra i banchieri centrali resta comunque sempre all’attenzione il quadro dell’inflazione troppo bassa che potrebbe costringere la Bce ad agire la prossima settimana. Molto importante sarà il dato preliminare di domani, che dovrebbe indicare un rimbalzo rispetto allo 0,5% di marzo, a uno 0,7-0,9 per cento. Questo potrebbe bastare a un rinvio della decisione della Bce almeno per un altro mese. Il consiglio della Bce mantiene un riflettore puntato sul cambio. «Il cambio non è un obiettivo - ha ripetuto Constancio - anche se è importante». Il governatore della Banca di Francia, Christian Noyer, ha osservato che un rialzo dell’euro esercita una pressione deflazionistica sui prezzi.

Alessandro Merli, Il Sole 24 Ore 29/4/2014