Dino Pesole, Il Sole 24 Ore 29/4/2014, 29 aprile 2014
PARTITA DIFFICILE FRA TAGLI DI SPESA E FLESSIBILITÀ DI BILANCIO
Da Parigi a Londra, poi all’inizio della prossima settimana a Bruxelles per il doppio appuntamento Eurogruppo/Ecofin. L’agenda europea del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, coincide con l’avvio dell’istruttoria, da parte della Commissione europea, sui documenti programmatici appena trasmessi dal governo con annesso il prospetto delle coperture per la manovra sull’Irpef. E le anticipazioni sulla bozza all’esame dell’Ecofin confermano che resta alta la vigilanza di Bruxelles, a causa del debito pubblico in aumento al 134,9% e dei persistenti ed eccessivi «squilibri macroeconomici» già evidenziati all’inizio di marzo.
La missione di Padoan è rassicurare i partner europei sul rispetto del target relativamente al deficit nominale, che - ribadisce - resterà stabilmente al di sotto del 3% del Pil. Sottolineatura necessaria, poiché la Commissione europea è già alle prese con la richiesta di deroga, avanzata dal governo, quanto ai tempi per raggiungere il pareggio di bilancio in termini strutturali (che slitta dal 2015 al 2016). Vengono invocate le «circostanze eccezionali» per motivare lo scostamento dal target programmato, in primis lo sblocco dell’ulteriore tranche di debiti pregressi della Pa. All’inizio della prossima settimana Padoan avrà modo di illustrare (se pur a livello informale) al vice presidente della Commissione europea, Siim Kallas, che svolge le funzioni di commissario agli Affari economici, la strategia su cui il governo conta di far leva per compensare questo momentaneo scostamento dagli obiettivi di bilancio concordati.
Per ora la Commissione si è limitata a «prendere atto» della deviazione temporanea annunciata dal governo. Valuterà il percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di medio termine, e il giudizio è atteso il prossimo 2 giugno sia per quel che riguarda Def e Programma di stabilità, sia per il Pnr. Dovrà esprimersi nel merito e valutare se e in quale misura gli interventi annunciati dal governo riescano a ricondurre il debito in una traiettoria di costante riduzione. In caso contrario, l’Italia potrebbe essere chiamata a correre ai ripari potenziando le misure correttive. Per ora Padoan traccia questo percorso: «L’iniziativa di spending review va rafforzata ed estesa», ed è proprio la carta che si accinge a presentare in sede europea per rendere credibili le coperture a regime della manovra sull’Irpef. In sostanza, l’invito è a sospendere momentaneamente il giudizio in attesa che con la prossima legge di stabilità vengano reperite le necessarie risorse. A conti fatti, se oltre alla copertura a regime del bonus Irpef (10 miliardi) si considerano gli impegni già assunti dall’ultima legge di stabilità (anche per evitare diverse clausole di salvaguardia), e le spese inderogabili che comunque andranno sostenute, gli interventi in cantiere oscillano tra i 14 e i 20 miliardi. Di certo andrà evitato di ricorrere nuovamente a una tantum e ad aumenti di imposta, e dunque si dovrà agire per gran parte attraverso la spending review. L’attesa da parte di Bruxelles nei confronti di un piano così ambizioso andrà onorata con i fatti. Si potrà far conto sulla minore spesa per interessi, grazie al calo dello spread, ma è chiaro che la partita politica più rilevante la si dovrà giocare sul versante della maggiore flessibilità nella politica di bilancio. In sostanza - e lo stesso Padoan ne ha fatto esplicito accenno - contestualmente alla presentazione (e realizzazione) di buona parte delle riforme annunciate, si potrà aprire in autunno una trattativa su due fronti paralleli: più tempo per rientrare nella «regola del debito», spazio alla clausola di flessibilità per investimenti pubblici produttivi, cofinanziati con l’Unione europea.
Se il Pil crescerà a ritmi ancor più sostenuti di quanto previsto dall’attuale quadro macroeconomico (0,8% quest’anno, 1,3% nel 2015), si potrà puntare proprio sul denominatore per garantire la discesa del debito. È una scommessa, non è detto che si riesca a vincerla. Strada stretta, dunque, che potrebbe essere percorsa più agevolmente laddove (dopo le elezioni europee del 25 maggio) si affermi in sede europea una linea politica molto più orientata alla crescita, anche attraverso momentanee deroghe alla disciplina di bilancio.
Dino Pesole, Il Sole 24 Ore 29/4/2014