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 2014  aprile 28 Lunedì calendario

LA RIVINCITA DEI LOMBRICHI


Arriva la primavera e si rinvasano le piante sul balcone, sulla terrazza, in giardino, secondo il ciclo vegetale di ciascuna. Il giardinaggio ha contagiato gli italiani. Nel fine settimana le aziende e le serre dei florovivaisti sono invase da una piccola folla. Nonostante la crisi le persone non sembrano rinunciare a fiori e piante, quasi una necessità adornare con «cose belle» lo spazio intorno. Una terapia nel mezzo di una crisi che non sembra finire. Poi c’è il ritorno all’orto, alla coltivazione di piante e prodotti alimentari: chilometro zero alla portata di tutti. Una delle ultime manie dei neocoltivatori è l’humus prodotto dai lombrichi. Si utilizzano due specie: esenia fetida ed esenia andrei, prolifiche e resistenti. Si stendono sul terreno i lombrichi e il compost, con cui vengono venduti; i lombrichi sono alimentati attraverso scarti organici in decomposizione, o letame. In un allevamento 5000 lombrichi consumano 8 chilogrammi di scarti al mese, e producono 4 chilogrammi di vermicompost.
Un’attività doppiamente utile, alle piante e a noi, dato il riciclo dei rifiuti organici. Di recente si è diffuso il lombrico rosso californiano lungo da 5 a 10 centimetri, un perfetto spazzino che produce un compost di primissima qualità: il miglior fertilizzante del mondo, si dice. Chissà cosa penserebbe di tutto questo Charles Darwin? Il padre dell’evoluzionismo dedicò la sua ultima opera a questi animali: La formazione del terriccio vegetale per l’azione dei vermi, con osservazioni sui loro costumi. Pubblicato nel 1881, un anno prima della morte, vendette più copie della stessa Origine della specie. Darwin appurò che i timidi lombrichi posseggono facoltà mentali come le formiche, e sono intelligenti come i cobra, più delle api e delle mosche. Scoprì camminando intorno alla sua residenza nel Kent, allora in campagna, che in un ettaro di suolo britannico ci sono 132.889 lombrichi, e soprattutto che le pietre del sentiero, da lui fatto lastricare, dopo trentaquattro anni erano scese di un pollice per l’azione dei lombrichi. Non so quanto ciascuno dei coltivatori dilettanti che affollano i negozi e le rivendite di humus vegetale lo sappia, ma così facendo gli anellidi fanno sprofondare il mondo, oltre naturalmente a rigenerarlo. Due cose opposte in un colpo solo. Non male.

Marco Belpoliti, La Stampa 28/4/2014