Tonia Mastrobuoni, La Stampa 28/4/2014, 28 aprile 2014
SU ALSTOM DA PARIGI E BERLINO GUERRA AGLI USA
A gennaio François Hollande aveva rilanciato l’idea di un «Airbus dell’energia»: chissà che la partita senza esclusione di colpi che si sta giocando in queste ore a Parigi sull’affaire Alstom e che vede contrapposti l’americana General Electric e la tedesca Siemens non preluda esattamente a questo.
Anzi, a giudicare dagli ultimi sviluppi, sembra che il governo francese stia riflettendo su due Airbus, una dell’energia a guida tedesca e su una dei trasporti a guida francese, su modello del felice matrimonio dei cieli tra Germania e Francia. Insomma, sembra che il colosso di Monaco stia avendo la meglio sugli americani, nel match per la conquista di Alstom. E una vicenda che fino a poche ore fa doveva avere tutt’altro esito, si potrebbe dunque trasformare nel primo risultato concreto del rinnovato asse franco-tedesco, rilanciato in pompa magna da Merkel e Hollande all’inizio dell’anno.
Pensare che ieri mattina i principali quotidiani dei due Paesi davano quasi per scontato il buon esito dell’assalto di General Electric al gigante francese dell’energia e delle ferrovie – tra i suoi gioielli, i treni ad altà velocità Tgv e Italo - per quasi 13 miliardi di dollari di cui si vociferava da giorni. Ma forse gli americani avevano sottovalutato i segnali di nervosismo da parte del governo francese che continuavano a filtrare sui giornali ed echeggiavano anche nelle dichiarazioni del ministro dell’Energia Arnaud Montebourg. Venerdì aveva fatto sapere in un’intervista a Le Monde di considerare anche ad altre ipotesi e aveva sottolineato l’importanza strategica di Alstom: perderemmo «un’importante centro di decisioni» economiche, aveva sottolineato, senza nascondere il suo fastidio per la fretta degli americani. In altre prese di posizioni aveva detto che un’azienda del genere non poteva che essere oggetto di «valutazioni patriottiche» da parte del governo Valls. Ieri il colpo di scena: il previsto incontro a Parigi del ministro con l’amministratore delegato di General Electric, Jeff Immelt, è stato rinviato. Non c’è fretta, si è limitato a dire Montebourg, aggiungendo che il governo si vuole prendere tempo per riflettere. Della vicenda si sta occupando anche Hollande in persona che ieri avrebbe chiesto dettagli ai suoi ministri.
Inoltre, nelle stesse ore, le agenzie hanno battuto la notizia che in una lettera all’amministratore delegato di Alstom, Patrick Kron, il capo di Siemens Joe Kaesar avrebbe espresso la disponibilità a discutere «una futura collaborazione». L’intervento a gamba tesa ha completamente capovolto il quadro, bloccando per ora il takeover americano. Le ipotesi, stando alla lettera, sarebbero due.
La prima, un’acquisto del 100% dell’azienda francese da parte dei tedeschi, per circa 10-11 miliardi di euro (più dei 13 miliardi di dollari dunque che General Electric potrebbe offrire secondo le indiscrezioni: equivarrebbero ad oltre 15 miliardi di dollari) e garanzie sui posti di lavoro – argomento sensibile per i francesi. Altrimenti Kaesar avrebbe proposto uno scambio: Monaco si prenderebbe gli asset energetici, i francesi quelli dei trasporti. Un’ipotesi che desta il sospetto di un imprimatur politico: l’eventuale accordo darebbe vita ai due colossi europei dell’energia e dei trasporti, rispettivamente con la testa tedesca e francese. Le «due Airbus», appunto. Anzi, secondo voci riportate dall’Handelsblatt, sarebbe stato il governo francese a chiedere l’intervento dei tedeschi.
Per Siemens è fondamentale impedire che General Electric conquisti una fetta così importante di mercato energetico europeo: molti analisti hanno interpretato però la mossa di Immelt come una reazione al fatto che Kaesar si è aggiudicato poco fa una commessa gigantesca da un miliardo di dollari – la più grande di sempre – per un impianto eolico off shore negli Stati Uniti. Inoltre per gli americani la conquista di Alstom significherebbe una buona alternativa rispetto a quella di dover far rientrare in patria 57 miliardi di dollari di liquidità che detiene attualmente fuori dagli Usa e sui quali dovrebbe pagare un’enormità di tasse. L’esito delle trattative, in ogni caso, sarà importante anche per l’Italia: Alstom è presente nel nostro Paese dal 1998, ha raccolto l’eredità di aziende storiche come Ercole Marelli, Fiat Ferroviaria e Passoni&Villa e opera in 12 stabilimenti che impiegano 3500 persone.
Tonia Mastrobuoni, La Stampa 28/4/2014