Dagospia 27/4/2014, 27 aprile 2014
Non erano "cene eleganti". E Berlusconi lo sapeva bene. Tra il 2008 e il 2009, a Palazzo Grazioli e villa La Certosa in Sardegna - scrive il giudice Ambrogio Marrone nelle sue motivazioni - si svolgevano "nottate boccaccesche" che coinvolgevano 30 ragazze
Non erano "cene eleganti". E Berlusconi lo sapeva bene. Tra il 2008 e il 2009, a Palazzo Grazioli e villa La Certosa in Sardegna - scrive il giudice Ambrogio Marrone nelle sue motivazioni - si svolgevano "nottate boccaccesche" che coinvolgevano 30 ragazze. Erano gli anni in cui imperversava Gianpi Tarantini, ben istruito sui gusti di Berlusconi, da Sabina Beganovic, definita la "Tarantini in gonnella". "L’ambiente nel quale si svolge la vicenda - annota il gup - non è certo quello delle case chiuse: i fatti si svolgono in ambienti lussuosi, senza alcuna costrizione per le ragazze". Il giudice parla di "sconcertante quadro della vita privata" dell’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Descrive una "fiorente attività di esercizio della prostituzione". Graziana CaponeGraziana Capone Il giudice analizza il "materiale probatorio nel contenuto di oscenità e bassezza" e scrive: "Tarantini dimostra di aver costituito una specie di ‘agenzia di servizi’, in cui le prestatrici d’opera, dietro pagamento di un corrispettivo in denaro... forniscono servizi consistenti in prestazioni sessuali". Carlo RossellaCarlo Rossella E soprattutto sottolinea: "Tali utilità vengono elargite di solito dallo stesso Berlusconi, quasi sempre poco prima che queste vadano via dalle sue dimore, il giorno dopo l’incontro ‘ravvicinato’ a scopo sessuale, avvenuto di notte con le ragazze di turno". Segno che Berlusconi - non indagato in questo processo - era ben consapevole, al contrario di quanto ha sempre sostenuto, che si trattava di donne da pagare in cambio di prestazioni sessuali. E infatti, Berlusconi, è indagato a Bari per aver indotto Tarantini a mentire su questo punto. Le 187 pagine della sentenza firmata dal giudice Marrone riguardano soltanto l’avvocato pugliese Salvatore Castellaneta, condannato, con rito abbreviato, per sfruttamento della prostituzione a un anno di reclusione. Castellaneta è stato assolto dal reato associativo perché "partecipava solo occasionalmente alle iniziative di Tarantini" e, per il suo difensore, l’avvocato Michele Laforgia, questo dimostra che "Castellaneta era estraneo al sistema ideato da Tarantini per conquistare i favori di Berlusconi". Lo stesso processo - con il rito ordinario - vede imputati per induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, i fratelli Gianpi e Claudio Tarantini, Massimiliano Verdoscia, Peter Faraone, Sabina Beganovic, e le attrici Letizia Filippi e Francesca Lana. Il giudice assesta dei colpi anche all’accusa. In almeno due passi della sentenza. Parla di "danno alle indagini" quando il pm Giuseppe Scelsi ordinò una "incauta perquisizione" a danno di Tarantini, "nel maggio 2009, in relazione ad altre indagini per reati contro la Pubblica amministrazione". villa certosavilla certosa Da quel momento, infatti, gli imputati furono molto più accorti nelle conversazioni poiché capirono di essere sotto indagine. E poi annota che "il fidato autista e factotum" di Gianpi, Dino Mastromarco, "inopinatamente non risulta tra gli imputati". Per il resto, la sentenza è una carrellata sulla "sconcertante vita privata" di Berlusconi. CARLO ROSSELLACARLO ROSSELLA A casa Berlusconi, Gianpi si muove ormai da padrone. Una sera Tarantini passa il telefono a Barbara Montereale, che dice a Berlusconi: "Pronto Presidente? Noi la stiamo aspettando". Surreale la risposta dell’ex premier: "E dove siete?". "Siamo già a tavola", risponde Montereale. E Berlusconi: "Da me?". "Sì! Manca solo lei...". "Sto arrivando", conclude Berlusconi. E se Gianpi utilizzava le donne per conquistare Berlusconi, l’ex premier "utilizzava" i "vecchietti" Carlo Rossella e Fabrizio Del Noce "per fornire alle ragazze lo stimolo a partecipare alla cena" perché "così le ragazze sentono che c’è qualcuno che ha il potere di farle lavorare". "Le ragazze - renua il giudice - si dividevano in due categorie ben distinte: quelle, cosiddette ‘facili’, cioè disponibili a concedere prestazioni sessuali (a pagamento o dietro altra utilità) e quelle che facevano da cornice all’evento, considerate ‘di immagine’". L’obiettivo di Tarantini - sfumato quello di candidarsi alle elezioni europee - è chiudere affari con le società targate Finmeccanica. SABINA BEGAN IN SARDEGNA DA OGGI jpegSABINA BEGAN IN SARDEGNA DA OGGI jpeg Ed è per questo che porta donne disponibili al premier cercando di ingraziarselo: in un’occasione Tarantini "dimostrava di saper trarre il massimo vantaggio anche dalle situazioni apparentemente a lui sfavorevoli, proponendo a Berlusconi di volare tutti insieme sull’aereo presidenziale, dicendo che le ragazze (che aveva reclutato) abitavano a Milano e facendo credere che lui aveva un impegno di lavoro in città l’indomani mattina". Fabrizio Del NoceFabrizio Del Noce Ossequioso all’invito berlusconiano - "la patonza deve girare" - Gianpi saggia personalmente la capacità amatoria delle donne che porta dall’ex premier. Come nel caso di Grazia Capone, che gli viene presentata dall’avvocato Castellaneta: "Ma tromba?", chiede Gianpi a Castellaneta, che gli risponde: "E certo!". "Tarantini - scrive il giudice - chiede a Castellaneta di poter prima "collaudare" la ragazza. "Me la posso trombare io prima oggi pomeriggio...". "E va bè oggi? - risponde Castellaneta -... Trombatela domani scusa!". 2 - LE SENTENZE BOCCACCESCHE Da ‘Il Foglio’ Sono state rese note le motivazioni (187 pagine) della sentenza del tribunale di Bari che nel dicembre scorso ha condannato un avvocato di Fasano, coinvolto nel famoso caso di favoreggiamento della prostituzione che ebbe a protagonista Gianpaolo Tarantini e per beneficiario, secondo le tesi d’accusa, Silvio Berlusconi. A colpire non è tanto la qualità del testo, tessuto di una ambiguità allusiva che è il contrario della precisione e della concretezza che dovrebbero caratterizzare un atto giudiziario. A colpire, ancora una volta, è soprattutto il tanfo di moralismo che ne promana, così distante da ogni logica e filosofia giuridica. Si legge ad esempio di "uno sconcertante quadro della vita privata di vari soggetti coinvolti nella vicenda, dalle ragazze sino all’allora presidente del Consiglio". Si parla con pruderie d’altri tempi di "boccaccesche nottate", si fustigano peggio che in confessionale "oscenità e bassezza" che, ove pure esistessero, non sarebbero comunque reati penali. FABRIZIO DEL NOCEFABRIZIO DEL NOCE SABINA BEGAN DA VANITY FAIRSABINA BEGAN DA VANITY FAIR Balza agli occhi il tono da quaresimale, il giudizio moralistico espresso gratuitamente sulla vita privata delle persone che, appunto perché tale, non dovrebbe essere oggetto di altezzose deprecazioni nella sede di un tribunale. Non manca infine la strizzata d’occhi alla "se non ora quando" nella "considerazione delle donne come semplici oggetti". Eppure, nelle 187 pagine di Bari un insegnamento limpido c’è: in questo, come nei processi milanesi contro Silvio Berlusconi, la distorsione moralista ha voluto trasformare un racconto da scandalismo di serie B in uno strumento di persecuzione giudiziaria a scopo politico. Questa sì roba incivile. Viva le nottate boccaccesche. 3. LA D’ADDARIO: SU QUELLA NOTTE HO DETTO LA VERITÀ G.F. per "la Repubblica" Patrizia D’Addario dice che oggi un giudice ha testimoniato che evidentemente non era una pazza. «Ci hanno provato a farmi passare per una mitomane, a delegittimarmi. Ancora oggi vivo in isolamento, non ho più nulla. Ora però almeno mi prenderò le mie soddisfazioni ». BERLUSCONI DADDARIOBERLUSCONI DADDARIO In che senso? «Io dormo la notte. Perché ho sempre detto la verità. Non ho ancora letto le motivazioni del giudice, ma mi pare di capire che ogni parola della mia deposizione è stata confermata. Anzi. Io sono l’unica che davanti ai magistrati ha raccontato esattamente quello che era accaduto quella sera a Palazzo Grazioli». Cosa? «L’ho detto ai magistrati». "Per tutta la notte mi sono intrattenuta con lui, consumando sia rapporti intimi che parlando ininterrottamente nonostante avessi sonno. Durante la notte ho ricevuto la promessa di un suo interessamento per risolvere la mia questione edilizia a Bari" aveva fatto mettere a verbale. «Io, a differenza di tutti quanti gli altri ho sempre e soltanto detto la verità e chiaramente continuerò a farlo». Tutte le altre ragazze hanno invece negato di aver avuto rapporti con l’allora presidente del Consiglio. «Ora verrà la giustizia, io ne sono convinta. Sono cinque anni che vivo questa storia come un inferno, per me e per la mia famiglia. E se a me interessa poco, sono mortificata per la vita che sto regalando a loro. Io cinque anni fa avevo tutto e oggi invece non ho nulla. Se non appunto la giustizia. E sono sicura che alla fine avrò ragione io. Confido molto nei giudici e nel pubblico ministero, spero soltanto che finisca il prima possibile». Berlusconi fotografato il 31 maggio 2009 davanti all’ingresso dell’hotel Palace di Bari, alle sue spalle Patrizia D’AddarioBerlusconi fotografato il 31 maggio 2009 davanti all’ingresso dell’hotel Palace di Bari, alle sue spalle Patrizia D’Addario Ora ci sarà il processo, e non sarà lungo. Lei si è costituita parte civile. Perché? «Era un mio diritto. E perché appunto qualcuno deve pagare per quello che ho pagato in questi anni». BERLUSCOMNI-NOEMI-DADDARIOBERLUSCOMNI-NOEMI-DADDARIO Fa riferimento a Tarantini? «Questo lo decideranno i giudici. Certo io sarò in aula e sarò presente a tutte le udienze e a differenza di molte altre persone potrò essere lì a testa alta e guardare tutte le persone negli occhi. Lo devo anche per i miei familiari che hanno subito e stanno subendo delle cose che non dovevano. Ripeto, non mi interessa della mia vita, ho sempre detto la verità». sabina begansabina began Oggi che mestiere fa? «Vado avanti. Ho fatto la madrina per beneficenza in molti casi, per esempio in un alcune iniziative per i bambini. Ho deciso di cambiare vita e senza di loro non ci sarei mai riuscita. Ora però voglio soltanto che la giustizia ristabilisca la verità».