Michele De Luca, Il Sole 24 Ore 27/4/2014, 27 aprile 2014
NIENTE DA SPERIMENTARE
«Altro che truffatore. Io sono una persona onesta. E Stamina è da premio Nobel per la medicina». Queste le parole con cui Davide Vannoni accoglie, in un’intervista rilasciata a «La Stampa», la conclusione delle indagini preliminari sulla vicenda Stamina.
Sono certo che Vannoni Davide da Moncalieri meriti un Nobel, ma non per la medicina!
Se Stoccolma istituisse un premio per la ciarlataneria pseudo-medica, lui e i suoi compari avrebbero ottime possibilità di esserne i vincitori, almeno stando a quello che scrive il Procuratore Raffaele Guariniello, per l’abilità straordinaria con cui hanno saputo ordire la più incredibile truffa sanitaria che il Paese ricordi. Una truffa che rischiava di costare al servizio sanitario nazionale oltre 45 miliardi di euro per un trattamento segreto (e quindi già di per sé vietato dal Codice di deontologia medica), potenzialmente pericoloso e certamente inefficace, perché basato sul nulla medico e scientifico. Un trattamento imposto allo Stato attraverso il suo stesso apparato giudiziario, in spregio alle conoscenze nel campo della biologia delle cellule staminali, alle leggi e ai regolamenti vigenti in materia di trattamenti medici e terapie avanzate.
Come la celebre Aracne, Vannoni dal 2006 sta ininterrottamente tessendo una tela enorme e complicatissima, descritta con dettagli agghiaccianti nelle quasi settanta pagine dell’avviso di conclusione delle indagine preliminari notificato il 23 aprile dalla Procura di Torino, frutto delle minuziose indagini dei Carabinieri dei Nas. Una tela che coinvolge una ventina di persone (Vannoni e Andolina, ma anche medici, biologi, imprenditori, funzionari pubblici), diverse strutture pubbliche e private (Centro Medico MOD di Torino, Poliambulatorio Lisa di Carmagnola, Istituto di Medicina del Benessere Exclusive Me di San Marino, Ospedale Generale Di Zona Moriggia-Pelascini di Gravedona, Irccs Burlo Garofolo di Trieste e Spedali Civili di Brescia) e una pletora di società italiane ed estere create ad hoc per favorire il business prima di Vannoni (Re-Gene Srl, Associazione per la Medicina Rigenerativa Onlus e Stamina Foundation Onlus di Torino, Rewind Biotech Srl di San Marino) e poi di Medestea, che ne ha acquistato know-how e diritti di commercializzazione (Medestea Stemcells Srl di Torino, Biogenesis Research s.a. e Biogenesis Tech s.a. di Lugano).
Le accuse sono gravissime: associazione a delinquere, truffa, somministrazione di prodotti medicinali imperfetti, con l’aggravante di aver cagionato al Servizio sanitario nazionale della Regione Lombardia un ingente danno patrimoniale, abuso della professione di medico e di biologo, violazione della privacy dei pazienti.
Non mancano neppure accenni a ritorsioni e minacce nei confronti dei malati e dei loro familiari, vere vittime di questa vicenda sconcertante, ordita ai loro danni per accrescere il business di Stamina e Medestea, impedendo la diffusione di informazioni sui trattamenti, vantando brevetti mai ottenuti, proclamando accordi di riservatezza, sfruttando autocertificazioni di pubblici funzionari non conformi al vero o fallaci, palesando di svolgere un’attività senza scopo di lucro e con fini artatamente definiti come compassionevoli, presentando il trattamento come una terapia legittimamente somministrata presso strutture sanitarie pubbliche accreditate, promuovendo una vasta e capillare campagna di ricorsi ai Tribunali del Lavoro (oltre che ai Tar) coinvolgendo medici «in realtà privi di una effettiva conoscenza della terapia Stamina e dei relativi effetti sulla salute dei pazienti» disposti a redigere dichiarazioni e prescrizioni da produrre a fondamento di tali ricorsi. Medici che in maniera sconcertante adesso dicono di «vergognarsi e di essersi sbagliati».
Se non è difficile immaginare cosa abbia mosso Vannoni e Merizzi, principali beneficiari del business, a compiere i reati che vengono loro contestati, risulta molto meno semplice comprendere cosa abbia mosso i medici e i giudici coinvolti in questa vicenda. In quanto medico rimango colpito e sconcertato nel leggere quanto riportato circa il "pentimento" dei medici che prima hanno prodotto certificazioni volte a spingere i giudici ad accogliere i ricorsi, e poi le hanno ritrattate davanti al Procuratore adducendo di essere stati ingenui e superficiali. Oltretutto uno di questi, che ha rivestito un ruolo chiave e attaccato in contesti pubblici chi criticava Stamina, sentito anche come esperto competente, ha recentemente ammesso a «La Stampa» di aver millantato una specializzazione in neurologia mai conseguita.
Nella mia ingenuità di ricercatore, mi chiedo come sia stato possibile per certi giudici emettere provvedimenti sulla base di documenti prodotti da medici vicini a Stamina, come quello appena citato, e persino dallo stesso Andolina, che si dice sia stato ascoltato per costruire uno dei provvedimenti pro Stamina più incredibili dell’intera vicenda: quello recentissimo di un giudice di Marsala. Mi chiedo anche come sia stato possibile, per i giudici che hanno imposto i trattamenti, ignorare l’ordinanza e la diffida emesse dal Direttore generale dell’Aifa, Luca Pani, nel 2012, che evidenziavano gravi censure al trattamento. E mi stupisco di fronte al fatto che persino l’ex-ministro della Salute Balduzzi, anch’egli a conoscenza di questi atti ufficiali, abbia varato un decreto definito da Merizzi, nella nota integrativa al bilancio al 31 dicembre 2012 della Medestea Stemcells Srl, «di fondamentale importanza perché ci consente di presentare all’estero la cura con staminali sotto una veste di piena legalità».
Il nostro Paese deve essere grato al ministro Beatrice Lorenzin, che è riuscita a ribaltare con forza e determinazione una situazione che sembrava irrimediabile. Ma chiedo adesso allo stesso Ministro che senso avrebbe proseguire i lavori per una sperimentazione totalmente inutile (se non pericolosa) dal punto di vista medico e scientifico ma molto utile per non distruggere la tela tessuta da Stamina e, anzi, per allargarla, al di fuori dei confini nazionali. E mi auguro che questa sperimentazione sia annullata, perché non c’è veramente nulla di scientifico da sperimentare, e che i giudici tengano conto di quanto emerso dalle indagini preliminari prima di imporre trattamenti di cui non sono dimostrate né sicurezza né efficacia. Il Parlamento dovrebbe affrettarsi a bloccare una volta per tutte, con un intervento legislativo che vieti le infusioni Stamina, questa assurda farsa che ci ha già esposti al ridicolo agli occhi del mondo.
Michele De Luca, Il Sole 24 Ore 27/4/2014