Jeffrey Sachs, Il Sole 24 Ore 27/4/2014, 27 aprile 2014
UNA GUERRA ECONOMICA COSTERÀ CARA ALLA RUSSIA
I rischi della crisi ucraina sono altissimi: il presidente russo Vladimir Putin sta esortando l’Ucraina orientale al separatismo e ha dichiarato il diritto unilaterale d’intervento da parte della Russia in quella regione, in flagrante violazione del diritto internazionale. Queste politiche provocatorie stanno mettendo la Russia in rotta di collisione con l’Occidente.
Putin ha spiegato il suo punto di vista in un recente intervento alla televisione: le attuali frontiere della Russia sono provvisorie, determinate da rovesci della Storia come il passaggio della Crimea dalla Russia all’Ucraina nel 1954 o quello dei territori russi all’Ucraina orientale negli anni ’20. Putin sostiene che sia un diritto e un dovere della Russia difendere la popolazione di etnia russa che vive nei Paesi confinanti, tanto più alla luce dell’arbitrarietà dei confini esistenti.
Se la gente di etnia russa chiede di ritornare alla Russia, dice Putin, allora la Russia deve ascoltarne l’appello. Putin ha rammentato ai telespettatori che all’epoca degli zar l’Ucraina orientale era chiamata la "Nuova Russia", lasciando chiaramente a intendere che avrebbe potuto diventarlo di nuovo.
Putin ritiene che pressioni e rivendicazioni continue sugli Stati limitrofi per eroderne la sovranità porteranno a una Russia più forte, più capace di affrontare l’Occidente. In un passato recente la Russia si era opposta con veemenza all’intervento militare della Nato in Libia, Siria e Serbia sostenendo che l’Occidente stava violando la sovranità di quei Paesi. Adesso Putin si arroga il diritto di ignorare la sovranità dei Paesi limitrofi adducendo come pretesto che la Russia starebbe semplicemente difendendo i diritti della popolazione di etnia russa che vive al di fuori dei confini russi.
Sicuramente Putin spera di creare una situazione di fatto sul campo - come ha fatto in Crimea - senza provocare una reazione forte da parte dell’Occidente. Anche senza arrivare all’invasione, la Russia può ricorrere a minacce, dimostrazioni di forza militare, operazioni segrete e a un’accesa retorica per destabilizzare i suoi vicini. Ma il suo avventurismo potrebbe finire molto male. Anche se l’Occidente è comprensibilmente reticente a essere trascinato in un confronto militare oltre i confini Nato ed è restio ad applicare sanzioni economiche ad ampio raggio, le azioni di Putin hanno scatenato una crescente reazione antirussa in America e in Europa. La risposta dell’Occidente s’intensificherà drammaticamente se la Russia dispiegherà forze militari oltreconfine.
Le relazioni commerciali e finanziarie fra Russia e Occidente si stanno già deteriorando gravemente. I nuovi progetti d’investimento e di joint venture hanno subito una battuta d’arresto. I prestiti di investitori occidentali verso le società russe sono già stati ritirati, banche e aziende russe dovranno affrontare una stretta creditizia sempre più forte.
Nel breve termine la Russia dispone di grandi riserve in valuta estera per bilanciare i deflussi di capitale, ma nel giro di qualche mese l’inversione dei flussi di capitale comincerà a farsi sentire. Dopo l’annessione della Crimea, è quasi inimmaginabile che le relazioni economiche fra Russia e Occidente possano sopravvivere all’intervento, alla sovversione o all’annessione da parte della Russia di un’altra parte dell’Ucraina.
Se dovesse cominciare una Seconda Guerra Fredda come sembra probabile, sarebbe la Russia a perderci economicamente nel lungo periodo. L’Unione Europea può sicuramente sopravvivere senza le importazioni di gas naturale russo, anche in caso di un taglio netto. Le esportazioni di gas russo in Europa costituiscono meno del 10% del consumo di energia primaria della Ue. La Russia invece accuserebbe una perdita di entrate vitale.
Putin sembra credere che la Russia sia in grado di compensare il deterioramento delle relazioni economiche con l’Occidente rafforzando quelle con la Cina. Ma le tecnologie e il commercio sono troppo interdipendenti a livello globale per dividere il mondo in blocchi economici. La Cina sa che la sua prosperità economica a lungo termine dipende dai buoni rapporti economici con Europa e Stati Uniti. Putin sembra non capirlo, come sembra non capire che il crollo dell’economia sovietica sia stato il risultato del suo isolamento dalle economie avanzate.
La futura forza economica della Russia dipenderà dalla sua capacità di promuovere la tecnologia in settori chiave come aviazione, alta velocità, auto, macchinari e industria pesante. E questo potrà avvenire solo se le aziende russe saranno più integrate alle reti di produzione globale.
Certo, le cose potrebbero andare molto peggio di così. Una nuova guerra fredda potrebbe degenerare in fretta. Negli Stati Uniti molti stanno già chiedendo di armare l’Ucraina. Ma l’Occidente dovrebbe aumentare le ritorsioni commerciali e finanziarie anziché rispondere militarmente alle provocazioni di Mosca.
L’economia russa vacilla e la popolazione è stanca di repressione, per non parlare della corruzione dilagante. L’annessione russa della Crimea e la minaccia di invadere l’Ucraina orientale sembra avere moltissimo seguito. È un dato di fatto raccapricciante che spesso i politici concepiscano la guerra come antidoto alla debolezza interna.
Ma gli interessi a lungo termine della Russia sono il multilateralismo, l’integrazione nell’economia mondiale e lo stato di diritto internazionale. La strada intrapresa da Putin è disseminata di pericolosi ostacoli. Putin sta mettendo a repentaglio le prospettive economiche della Russia e sta ponendo il mondo di fronte a una minaccia di guerra sempre più concreta. La nostra unica speranza è che tutte le parti in causa ritornino ai principi del diritto internazionale che da troppo tempo hanno abbandonato.
(Traduzione di Francesca Novajra)
Jeffrey Sachs, Il Sole 24 Ore 27/4/2014