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 2014  aprile 27 Domenica calendario

LA PUNK E LA NEW AGE EXTRA-ITALIANE A CANNES


Incubi horror e tentazioni new-age. Vite di set e vite di campagna. Trasgressione e riflessione. Voce alta e voce bassa. Non potrebbero essere più diverse le due registe italiane invitate al prossimo Festival di Cannes. L’unico elemento che le unisce, e non è poco, è l’impronta familiare, in tutti e due i casi, forte, determinante, e soprattutto anticonformista. Non a caso sia Alice Rohrwacher che Asia Argento saranno sulla Croisette con due film che parlano delle loro esistenze. Nessun intento dichiaratamente autobiografico, ma certo un modo per confrontarsi con il loro passato, con le bambine che furono e con le donne che sono oggi. Alice sempre senza un filo di trucco, poco amante delle pubbliche esternazioni, look severo per non dire monacale. Asia sempre sopra le righe, provocatrice nata, immensamente felice di stupire, sensuale dalla testa ai piedi, passando per quell’angelo tatuato sul basso ventre, prima esibito e poi rinnegato, in accordo con gli acrobatici cambi d’umore. Alice, figlia di Reinhard, nata a Fiesole nel 1981, è in gara per la Palma d’oro con «Le meraviglie», ambientato in campagna, il paesaggio in cui è cresciuta. Asia, figlia di Dario, nata a Roma nel 1975, presenta al «Certain Regard», «Incompresa», cronaca del dolore di una bambina che assiste alla separazione dei suoi genitori, evento da lei personalmente vissuto. La prima è venuta su tra le colline umbre, terra d’origine della madre dove il padre tedesco, ex-hippie, ha scelto il mestiere dell’apicultore. La seconda respirava aria di cinema fin da piccola, accanto al padre, maestro del terrore, e alla madre, Daria Nicolodi, attrice nei suoi film nonchè sceneggiatrice appassionata di esoterismo e scienze occulte. Poi ci sono sorelle e sorellastre, con il loro peso. Da una parte Alba Rohrwacher che ,per la prima volta, recita diretta da Alice nelle «Meraviglie», dall’altra Fiore Argento che è apparsa nei film di Dario prima di Asia per poi darsi alla moda, e Anna Ceroli (figlia di Nicolodi e di Mario Ceroli) morta in un incidente stradale nel 1994.
I modelli familiari fanno a pugni. In casa Rohrwacher, stando ai racconti delle figlie, regna una certa frugale semplicità. Il mestiere paterno implica incertezza economica, il miele viene un anno sì e un altro no, ma l’importante, ha spiegato più volte Alba, è che quella è la grande passione di papà. Sotto il tetto degli Argento, si agitano, invece, passioni tormentate e contrasti dilanianti, sempre nel segno del grande amore del padre per le figlie: «Fiore e Asia le ho cresciute io – racconta Dario nel libro-intervista di Fabio Maniello – sono stato anche la loro mamma, mi interessavo dei loro studi, le accompagnavo dal medico quando ne avevano bisogno, ho cercato sempre di stabilire un dialogo aperto e sincero».
Le ragazze Rohrwacher imboccano presto le loro strade autonome. Alice, dopo la laurea in Lettere, prende due master, inizia a lavorare come sceneggiatrice e montatrice, firma «Checosamanca», documentario politico e collettivo sullo stato delle cose in Italia, e nel 2011 esordisce con «Corpo celeste», intensa riflessione su religiosità e profondo Sud, protagonista una tredicenne in fuga da degrado morale e omologazione. Asia fa i primi passi con i migliori, a 13 anni con Cristina Comencini, l’anno dopo con Nanni Moretti, più tardi con il padre in «Trauma»: «E’ stata l’interprete - ricorda lui - con la quale ho avuto il rapporto più intimo e gratificante» . L’esperienza si ripete nella «Sindrome di Stendhal», giallo sperimentale condito di sensualità perversa:«Alla fine delle riprese io e Asia ci siamo abbracciati e abbiamo tirato un grosso sospiro di sollievo, la tensione era stata troppo forte». Nel ’94 la figlia d’arte è pronta per dirigere il primo corto, nel 2000 ecco il film d’esordio, «Scarlet diva», e poi ancora tanti ruoli davanti alla macchina da presa, puntualmente contrassegnati dal marchio della trasgressione: «Non mi ci vedo in quelle parti da piccola borghese isterica che spesso toccano alle attrici italiane...».
Tra pochi giorni Rohrwacher e Argento, che sono anche mamme oltre che figlie (Anna Lou, primogenita di Asia e Morgan, recita in «Incompresa») partono per il festival cinematografico più importante del mondo. Diverse in tutto, eppure uguali nella necessità di fare i conti con le radici. La prima con il sogno infranto dei genitori sessantottini e con l’utopia del ritorno alla terra. La seconda con la ferita della famiglia dissolta e la fatica di rispettare sempre la regola della ribellione.

Fulvia Caprara, La Stampa 27/4/2014