Massimo Calandri, la Repubblica 29/4/2014, 29 aprile 2014
SORPRESA FENATI
Il ragazzo che studia da Valentino si è fatto crescere la barba perché vorrebbe già essere uomo – e campione -, ma ci vuole pazienza. Adesso lo ha imparato. Romano Fenati ha 18 anni, è tornato a correre forte, «però con giudizio». Nel 2012, all’esordio in Moto3, aveva fatto sognare un pubblico italiano ormai rassegnato alla prepotenza degli spagnoli: secondo in Qatar, primo a Jerez, pareva destinato ad una strepitosa carriera. Invece s’era perso tra ritiri e incertezze, un anonimo 2013 e l’etichetta di presuntuoso, testone indomabile.
Poi la nuova avventura con la squadra del Dottore nella categoria più leggera, lo Sky Racing Team VR46: e la spettacolare vittoria d’Argentina, con un doppio sorpasso finale coraggioso, un po’ canaglia. «Mi hanno messo “a bacchetta”, dal punto di vista tecnico e fisico. Ma mi hanno dato fiducia, serenità. Ricordandomi ogni giorno che bisogna lavorare duro. E divertirsi ». Il ragazzino parla di Rossi, che continua a battersi in pista ma trova anche il tempo di dargli un’occhiata. Ma soprattutto di due vecchi compagni di gas di Valentino: il capomeccanico Rossano Brazzi, che ha svezzato pure Melandri, Simoncelli, Cadalora, Poggiali; e Vittoriano Guareschi, quello coi basettoni, che non ha esitato a mollare la Ducati per tornare col gruppo. Brazzi è uno che parla poco, e allora vale la pena di ascoltare bene quel che dice: «Romano ha grandi qualità, voglia
di imparare. Il potenziale per diventare un campione c’è. Bisogna vedere se saprà reggere la tensione di stare davanti». Sostiene Guareschi che il ragazzino «deve poter esprimere il proprio talento. E per farlo, deve pensare a lavorare duro. Ma divertendosi. Questa è sempre stata la filosofia di Valentino, deve essere anche la sua». Poi metteteci una dieta ferrea, perché – come ammette Fenati – «sono goloso e mi piace mangiare di tutto, però Brazzi mi ha spiegato che per andare forte bisogna essere leggeri. È un sacrificio. Ma lo faccio volentieri, visti i risultati». E poi, la moto. «Ancora Rossano. Che non fai in tempo a fermarti ed è già lì che ci lavora su. E parliamo di quello che funziona e quello che no, siamo subito a trovare soluzioni nuove. Bellissimo». Romano ha il numero 5, ma non è mica come dice qualcuno che lo ha scelto perché è tra il 4 e il 6, i numeri di Valentino. «No, è il numero che usava un amico: un giorno è caduto, non può più correre e allora lo faccio io per lui». Un soprannome, “Fenny”. Che non gli piace mica tanto. «Perché sembra da femmina. Però ormai me l’hanno appiccicato addosso, me lo devo tenere». Il liceo linguistico da privatista. «A giugno ho gli esami. È quello, il mio obiettivo più importante». Primo in Argentina, secondo in Texas. In Qatar se non ci si metteva l’ammortizzatore, era un altro podio. C’è profumo di titolo mondiale? «No, io penso solo alla prossima gara. Domenica a Jerez». Valentino domenica gli ha fatto i complimenti, ricordandogli che deve restare «umile e concentrato». Romano fa di sì con la testa. È un bravo studente, per diventare campione c’è tempo.