Federico Rampini, la Repubblica 29/4/2014, 29 aprile 2014
OPERAZIONE CHIRURGICA PER COLPIRE GLI AMICI DI PUTIN
L’America si muove per prima, l’Europa segue riluttante. L’Amministrazione Obama vara un altro pacchetto di sanzioni contro la Russia per punirla di non avere rispettato gli accordi di Ginevra sull’Ucraina. Sono sanzioni mirate, “chirurgiche”, colpiscono oligarchi della cerchia di Vladimir Putin e aziende- simbolo del potere energetico russo come la Rosneft. Insieme con la notizia di una “caccia al tesoro di Putin”, le misure confermano che Washington tenta di colpire personalmente il presidente russo nei suoi interessi economici.
Dopo poco anche l’Unione europea annuncia sanzioni di tenore analogo, sia pure meno pesanti. Quelle degli Stati Uniti includono il divieto di concessione di visti e il congelamento dei beni detenuti all’estero, nonché la proibizione di fare affari con questi soggetti (chi tentasse di aggirare l’embargo rischierebbe a sua volta di finire nel mirino di Washington). Nella lista nera degli Usa finiscono sette alti esponenti del governo russo, di cui due in particolare sarebbero tra i più preziosi collaboratori di Putin; e 17 aziende i cui beni all’estero sono congelati e messi sotto sequestro. Altre 13 aziende russe vengono danneggiate per le misure di restrizione all’import- export con Mosca, anche queste inserite nell’ultimo annuncio. Inoltre il Dipartimento di Stato mette una barriera contro le esportazioni Usa di tecnologie “duali”, quelle sofisticate apparecchiature hi-tech o software informatico suscettibile di essere adattato anche per usi militari.
Dopo gli annunci di Washington la Ue ha allungato la lista dei dirigenti russi sotto sanzioni europee, aggiungendovi 15 nominativi. Tra i bersagli selezionati da Barack Obama, il più significativo è Igor Sechin, presidente dell’ente petrolifero statale Rosneft, e considerato un uomochiave nel sistema di potere di Putin. A sorpresa, per adesso è rimasto fuori dalla lista nera il numero uno di Gazprom che è l’altro gigante energetico. Invece figurano tra i sanzionati Dmitri Kozak, vice premier, Vyacheslav Volodin, vicecapo dello staff presidenziale, Aleksei Pushkov presidente della commissione Esteri in Parlamento. Le aziende colpite includono altri gruppi energetici come Stroytransgaz, che si occupa di infrastrutture per i gasdotti e oleodotti; e banche come la Sobinbank.
Il New York Times e altri media Usa hanno subito rilevato che la scelta di Obama di colpire il capo di Rosneft, Sechin, è anche un segnale chiaro lanciato alla Exxon, la multinazionale petrolifera americana che con Rosneft ha una fitta rete di affari. Un’altra impresa americana che indirettamente è danneggiata è Boeing, perché nella lista dei reprobi russi è finito Sergei Chemezov, direttore generale di Rostec, gruppo che è acquirente di jet Boeing ed è anche fornitore di titanio per gli aerei. Non è chiaro invece se l’elenco delle aziende russe colpite dal congelamento dei beni all’estero, includa qualche società in cui Putin ha una quota della sua ricchezza personale.
Nonostante l’evidente irritazione di Obama verso gli alleati europei, sempre riluttanti ad azioni contro la leadership russa, l’Amministrazione Usa ha cercato di presentare un’apparenza di armonia e unità. Dopo la consultazione telefonica con i capi di Stato e di governo di Germania, Francia, Inghilterra e Italia, Obama ha dovuto passare molte ore del suo weekend (mentre era in viaggio tra Corea e Filippine) per convincere i suoi partner a fare qualcosa. Ieri il suo segretario al Tesoro Jacob Lew ha dichiarato che «le nuove sanzioni, decise in stretto coordinamento con l’Unione europea, aumenteranno l’impatto sull’economia russa, già colpita da una caduta pesante delle previsioni di crescita, da fughe di capitali, un rialzo dei tassi, e un peggioramento della fiducia». E tuttavia lo stesso Obama in una conferenza stampa a Manila non ha nascosto le scarse aspettative: «Non sappiamo se le sanzioni funzioneranno». Un suo consigliere, ancora più esplicito, ha detto che la Casa Bianca «non si aspetta cambiamenti immediati nella politica russa».
Alla Borsa di Mosca l’annuncio delle nuove sanzioni americane è stato accolto con una sorta di sollievo. L’azione di Obama era attesa, e i mercati temevano di peggio. Il fatto che sia prevalsa ancora una volta la strategia delle punizioni “chirurgiche e mirate”, anziché di un embargo contro interi settori, è stata giudicata come un male minore dagli investitori sul mercato russo.