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 2014  aprile 29 Martedì calendario

INDIPENDENZA NON SOLO A PAROLE IL VENETO HA GIÀ 21 AMBASCIATE


È passato più di un mese dalla “dichiarazione di indipendenza” del Veneto, frutto del plebiscito on line che a maggioranza ha votato per l’autonomia della Repubblica di San Marco. Nel frattempo è successo di tutto: polemiche sui numeri del referendum, arresti, scioperi della fame per i venetisti in carcere. La macchina “amministrativa” tuttavia è andata avanti come un treno. Massimo Colomban, grande imprenditore trevigiano, ha messo a disposizione il suo Castelbrando per gli Stati generali del Veneto. E all’estero sono nate delle vere e proprie ambasciate venete. A oggi si registrano 21 ambasciatori e consulenti diplomatici per la Serenissima.
«Abbiamo ambasciatori che risiedono in Germania, Olanda, Inghilterra, Scozia, Irlanda, Catalogna, Serbia, Montenegro, Polonia, Ucraina, Repubblica Ceca, Brasile, Ecuador, Panama, USA, Sudafrica e consulenti diplomatici per Austria, Slovenia, Ungheria, Spagna, Argentina. Il bello è che se ne aggiungono di nuovi ogni giorno. Oggi intervistiamo per Taipei e Indocina. Contiamo di avere circa un centinaio di ambasciate entro tre mesi», rivela Giovanni Dalla-Valle, capo del team internazionale di plebiscito. eu e ambasciatore nel Regno Unito e in Scozia.
CINQUE MILIONI
«Riceviamo molte richieste ma la selezione è dura, specialmente sulle competenze linguistiche e le capacità di comunicazione. Esigiamo una conoscenza perfetta della lingua locale e possibilmente esperienza nel settore commerciale o culturale. Un funzionario della Repubblica Veneta spiega ancora Dalla Valle rappresenta cinque milioni di persone e deve eccellere ad ogni costo».
Gran parte del lavoro di ambasciatori e consulenti sarà all’inizio di tipo commerciale per favorire l’utilizzo di contatti imprenditoriali alternativi, a causa della scarsa «attività di tanti consolati Italiani e istituti come l’Ice. Passeremo alla fase diplomatica vera e propria a conclusione dello scrutinio degli osservatori internazionali e la validazione dei risultati del referendum. Il trattato di New York sul diritto all’autodeterminazione dei Popoli e lo stesso articolo 10 della Costituzione Italiana (che impone la conformità alle leggi internazionali) saranno punti chiave dell’azione diplomatica e giuridica internazionale per il iconoscimento della nostra Indipendenza», continua DallaValle.
MODELLO SCOZZESE
La svolta “digitale” e “internazionale” della questione veneta sembra essere la formula vincente dei nuovi serenissimi. La fonte d’ispirazione è stato certamente il modello scozzese, specie quello dello Scottish National Party, che poi è un partito di sinistra. Plebiscito.eu, sotto la leadership di Gianluca Busato, è stato poi «molto abile nell’importare l’impostazione aperta, tollerante e trasversale della Yes Scotland Campaign e dello SNP, consentendo di uscire dagli schemi beceri e xenofobi
di un Venetismo provinciale o al meglio folkloristico. Soltanto domenica scorsa, una roccaforte mediatica della sinistra inglese come il Guardian ci ha concesso l’intera terza pagina sulla versione stampata e buona parte della prima online», racconta l’ambasciatore veneto Oltremanica. nazione? La prossima tappa sarà il Libro Bianco dei Veneti, il cuore del progetto costituzionale, il quale si ispira al modello delle White Papers scozzesi. Si tratta di un’enorme opera di documentazione e consultazione dal basso di associazioni civili e cittadini che affronta tutti i temi istituzionali (per esempio l’economia, il lavoro, le pensioni, la scuola, la sanità, l’immigrazione e via dicendo) che sarà condotta in modo scientifico e sistematico nei prossimi sei mesi e che consentirà la produzione di un canovaccio ben articolato su cui poi formulare la bozza di Costituzione da sottoporre all’approvazione dell’Assemblea Costituente. «È tempo di far vedere al mondo che i Veneti del 2014 conclude Dalla Valle sono pronti ad accettare la sfida della globalizzazione, sono interessati a risolvere i problemi urgenti di adesso e non quelli del 1797. E perciò torneranno ad essere una zona chiave nello scacchiere politico-economico di una nuova Europa di popoli».