Roberto Giardina, ItaliaOggi 26/4/2014, 26 aprile 2014
UN CAN-CAN CON 32 RAGAZZONE 32
da Berlino
A volte è un problema organizzare una serata per gli amici che arrivano dall’Italia. Di solito non sanno il tedesco, quindi è escluso il Berliner Ensemble, il teatro che fu di Bertold Brecht. Al più, li conduco nella Kantine, cioè la mensa, del teatro, dove si siede accanto agli attori già truccati prima di andare in scena. I prezzi sono diversi per loro o per noi, ma comunque bassi. Il luogo è stato reso famoso dal film Le vite degli altri, ed è rimasto come ai tempi della Ddr.
Eliminata la prosa, rimarrebbe l’opera lirica, ma ci sono italiani che non la sopportano. Altri si addormentano ai concerti di musica sinfonica. I film sono quasi tutti doppiati in tedesco e quindi incomprensibili per loro. E allora c’è il Friedrichstadtpalast a salvarmi, il teatro di varietà, con ballerine e giocolieri, trapezisti e prestigiatori. La lingua di Goethe non serve. Alla fine si divertono tutti, i nonni e i nipotini. Serve anche da alibi: è una testimonianza storica, un relitto della scomparsa Ddr, uno dei pochi sopravvissuti alla riunificazione. E domani festeggia i trent’anni, a pochi mesi dal 25simo anniversario della caduta del «muro».
Si potrebbe anche sostenere che si diminuisce l’età, perché il teatro risale al 1919, sopravvisse alla dittatura nazista e alla guerra, poi cominciò a cedere e si decise di ricostruirlo. La prima pietra dell’edificio nella Friedrichstrasse, che finiva al Checkpointcharlie, l’unico punto di passaggio tra le due Berlino riservato agli stranieri, fu posta nel 1981. Fece sensazione che il regime comunista investisse preziosi marchi per far divertire i tedeschi orientali. Ma per i normali cittadini divenne subito difficile, quasi impossibile, acquistare un biglietto. Il Friedrichstadtpalast era l’unico teatro che offrisse un brivido erotico nella moralistica società marxista, dall’Elba a Mosca.
Da ogni paese del blocco sovietico, i membri della nomenklatura venivano in trasferta a Berlino, per una serata che il Bolscioi non avrebbe mai potuto offrire. L’esercito della Ddr era l’unico che riuscisse a marciare in fila per dodici, di solito ci si ferma a otto, un soldato in più raddoppia la difficoltà. Il corpo di ballo del varietà berlinese era ed è composto da 32 ballerine alte almeno un metro e 80. Le Bluebells dell’Est. Anche loro più militarmente atletiche che erotiche, ma i vecchi papaveri dell’Urss rischiavano l’infarto. Hanno misurato le loro gambe per stabilire un nuovo record: ci assicurano che le 32 paia raggiungono i 67 metri e 20 centimetri.
Ogni anno si vendono mezzo milione di biglietti, e dal 1984 il totale supera i 14 milioni. Eppure dopo la riunificazione ha rischiato più volte di fallire: gli spettacoli sono troppo costosi, e il vecchio pubblico dell’est aveva voltato le spalle attratto da altri divertimenti. Il varieté rosso appariva come un simbolo dell’appena scomparsa dittatura. Fu difficile conquistare i nuovi berlinesi pur non rinnegando la tradizione. Domani la festa avrà un tono leggermente provinciale, come si addice alla metropoli che ama da sempre le feste paesane. Il pubblico sarà ammesso dietro le quinte per assistere al tentativo di battere un nuovo record. Non quello di super balletto. Verrà preparata e fritta una gigantesca Pfannkuchen, la tipica frittella berlinese, lunga 555 metri. Al parigino Lido o al Moulin Rouge non lo farebbero mai, come non riescono a far andare al passo 32 ragazze.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 26/4/2014