Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  aprile 26 Sabato calendario

PERISCOPIO


Renzi cancella il segreto di stato. Finalmente sapremo che cosa c’è dentro il Gabibbo. Spinoza. il Fatto.

Comunisti - Bentornato fra noi, compagno Bondi. Jena. La Stampa.

Eni sponsor della canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. In borsa, ultimamente, il titolo fatica: era ora di trovare un santo cui votarsi. Il rompi-spread. MF.

Renzi rappresenta senza dubbio la prima vera cesura nella sinistra italiana rispetto alla sua tradizione comunista. Anzi, la sinistra di Renzi si colloca oltre la tradizionale socialdemocrazia europea, ed è più simile alla sinistra liberal americana di Obama e al nuovo Labour party di Blair. Si potrebbe dire che Blair sta alla Thatcher così come Renzi sta a Berlusconi. Con la differenza però che Berlusconi non ha potuto portare a compimento una vera e propria rivoluzione liberale e una necessaria modernizzazione dell’Italia come invece ha fatto la Thatcher in Gran Bretagna, sia nella sfera economica che in quella dei diritti civili. Sandro Bondi, ex parlamentare Fi. La Stampa.

Nella confusa, triste, disperante Italia di oggi, un comunista c’è ancora. Ed è l’italiano più importante, il presidente della Repubblica, l’88enne Giorgio Napolitano, l’unico inquilino del Quirinale eletto due volte. Iscritto al partito comunista da quando era ragazzo a Napoli, appassionato di teatro, una vita a masticare marxismo, vie nazionali al socialismo, migliorismi, primo dirigente comunista italiano a ottenere un visto (di otto giorni) per gli Usa nel 1978, detto «re Giorgio» per le responsabilità che si è preso (la prima e più importante, quella di liquidare Silvio Berlusconi prima che questi liquidasse l’Italia) è oggi il comunista con maggior potere in Europa. È stato nu poco stalinista (Vabbuò, era giovane), ma anche liberale, socialdemocratico, di destra, però sempre attaccato al pezzo, patriota, realista, europeo, curioso. Enrico Deaglio, il venerdì.

Filippo Ceccarelli, attento osservatore del costume politico, sostiene che la malattia di Berlusconi è il «titanismo»: «atteggiamento di insofferenza e di ribellione verso tutto ciò che limita le sue possibilità e i suoi slanci. Mette in gioco il suo corpo, non teme il ridicolo, monta su una sedia, alza la testa, sorride, da lassù». Mia moglie, docente di latino e di greco, un tantino antiberlusconiana, dice: «Più che del complesso del Titano, il Cavaliere mi sembra preda della sindrome del Titanic». Claudio Velardi, L’anno che doveva cambiare l’Italia. Mondadori, 2006.

Persino il fedele Alfano tradisce e lascia Berlusconi. Silvio, però, non si è per niente perso d’animo, e lo ha prontamente rimpiazzato con un barboncino che, tra l’altro, fino ad oggi ha dimostrato di possedere straordinarie capacità, persino in campo diplomatico. Angelino non sarebbe mai riuscito a convincere Vladimir Putin a lanciargli una palla. Dario Vergassola. il venerdì.

È inutile illuderci, la bellezza non dà la felicità. Immaginiamoci la bruttezza. Massimo Gramellini. la Stampa.

Un mio amico ha rapinato una banca e si è trovato un debito di 4 mila miliardi: ci vorranno generazioni prima che la sua famiglia possa estinguerli. Massimo Bucchi, il venerdì.

I comunisti posseggono una risorsa poderosa che è la loro arma più formidabile: l’ottimismo. In politica, così come nella vita, gli ottimisti hanno molte più chanches di risultare vincenti. Anzitutto perché sanno darsi coraggio nei momenti difficili, poi perché, cosa ancor più importante, sanno diffondere la convinzione dell’ineluttabilità della loro vittoria finale, che supererà le sconfitte temporanee. Il messianismo non può che essere ottimista, anche a rischio di apparire ingenuo. Armando Plebe, Tornerà il comunismo? 1973. Piemme.

(mfimage) Avevo dieci anni e accadde qualcosa che cambiò le mie vacanze. Mio padre si era ostinato a non volermi comprare la divisa da Balilla. Costava 50 lire e lui diceva: «Nemmeno se ne costasse una!». Soffrivo perché alle adunate del sabato ero escluso dalle sfilate. Invidiavo i miei amici che marciavano cantando: «L’occhio del Duce brilla / fisso sui suoi Balilla...». Immaginavo quell’occhio, gonfio e sospeso nell’aria come un dirigibile che guardava tutti, tranne me. Guglielmo Zucconi, La divisa da Balilla. Edizioni Paoline

Il dovere è il dovere. E viceversa. Francis Blanche, Pensèes, rèplique et anecdotes. Editions J’ai lu.1966.

I ganci dello skilift / pendono / immobili e vuoti. /Giù nel bosco / gli ultimi trilli di uccelli / fra due mesi /penderanno / da taciti carnieri. Piera Graffer.

Ho capito che non c’è un universo ma una serie assurda di universi senza spazio né tempo. Gli egiziani lo sapevano e in mezzo al deserto avevano messo due simboli fondamentali: la Piramide (la scienza, il sapere) e la Sfinge (il dubbio, la noia, il nulla e il tutto). Quando posso, nei paesi musulmani ascolto il Muezzin e la sua è la mia preghiera. Un urlo inumano lanciato verso il cielo, verso Allah, dove Allah vuol dire mistero: un mistero che scarica su di noi un’immensa energia che assume ogni forma per poi dissolverla in cielo. Ho avvertito luccichii, ho sentito il nascere e il morire delle cose e degli uomini, ho visto l’orizzonte allontanarsi più di quanto mi avvicinavo. Spesso è stato come se un fiotto di vino dal sapore di capra mi sprizzasse in bocca a distruggere l’effimero. Luigi Serravalli, critico d’arte e scrittore.

Non leggete per divertirvi o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere. Flaubert.

Debitum ut libertas, l’impegno come libertà. Salvatore Quasimodo, poeta, premio Nobel.

Leopardi ha una relazione intensa con l’amore patrio. Sono tante le pagine leopardiane contro il paese natìo, contro l’Italia e gli italiani cinici e ridenti, privi di costumi; tutto il pensiero leopardiano e la linea che poi ne discese condannò la retorica patriottarda e le sue pompose finzioni. Ma è come se Leopardi volesse rendere l’amor patrio più vero ed essenziale, antiretorico, privo di fanfare, raccolto nella gloria dei «nostri padri antichi» e nel rimpianto di tanta altezza caduta «in così basso loco». Risuona l’amore per l’Italia nei suo i versi e affiora una concezione eroica della vita, che si esprime nel culto dei vinti. Marcello Veneziani, il Giornale.

Lavoratori di tutto il mondo unitevi ma d’estate sparpagliatevi. Ennio Flaiano.

Oggi ho un solo desiderio: non averne altri. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 26/4/2014