Leonardo Maisano, Il Sole 24 Ore 26/4/2014, 26 aprile 2014
COSÌ LONDRA È IL MODELLO VINCENTE
LONDRA.
La Gran Bretagna come il Messico? Qualcosa di simile se si paragona la performance in Europa occidentale rispetto a quella planetaria.
Entrambi guadagnano terreno nell’indice sulla competitività nei costi dell’industria manifatturiera. Londra è, con relativa sorpresa, la piazza dove produrre manufatti ha costi più contenuti nel blocco occidentale dell’Ue, meno della Spagna. Un balzo, o meglio una tenuta rispetto al deterioramento degli altri Paesi, che echeggia quello del Messico dove il "prezzo" della manifattura è oggi inferiore a quello della Cina. Il Brasile al contrario svetta per una violenta impennata dei costi, mentre gli Usa si rafforzano al punto da essere tanto competitivi quanto alcune realtà dell’Europa orientale.
Stranezze? Più che altro dati imprevisti, messi in fila in un’approfondita analisi di Boston consulting group (Bcg) che ha studiato i costi e la competitività di 25 Paesi con diverso grado di industrializzazione. «Il lavoro e l’energia (indicatori chiave della ricerca, ndr) non sono i soli elementi che determinano le scelte delle imprese, ma le indicazioni raccolte - ha commentato Michale Zinser partner di Bcg - rappresentano una svolta radicale nell’economia manifatturiera».
Il lavoro è articolato, ma uno dei focus è sui dieci top exporter. In quest’ultimo scenario - ovvero competitività della manifattura fra le economie più orientate all’esportazione - l’Italia è all’ottavo posto a quota 123 che significa il 23% meno competitva degli Usa, 10 punti peggio rispetto al 2004.
La Gran Bretagna è invece al quarto posto a quota 109 (9% più "cara" degli Usa) ma un solo punto peggio del quadro registrato nel 2004. Per questo il nostro Paese è classificato da Boston consulting fra quelli che "perdono terreno", piazzati appena meglio della Francia, decima su dieci a quota 124, con la manifattura 10 punti più costosa di quanto fosse nel 2004. Fra gli indicatori considerati ci sono in particolare costo del lavoro, dell’energia elettrica, del gas naturale. È evidente che la forza americana - stella nascente secondo la ricerca insieme con il Messico - è saldamente radicata nei bassissimi costi dell’energia di cui godono le imprese americane.
Il caso britannico è molto significativo. Insieme all’Olanda, secondo Boston consulting, Londra è fra i Paesi che nell’ultimo decennio hanno «mantenuto le loro posizioni» grazie alla crescità della produttività. Una dinamica che colloca la Gran Bretagna, in termini di economicità della produzione manifatturiera, al dodicesimo posto fra le 25 nazioni esaminate da Boston Consulting.
Una dinamica che aiuterà David Cameron a rivendicare l’abilità del suo governo nel riequilibrare l’economia del Regno e che contribuirà ad approfondire quel fenomeno di "reshoring", ovvero il ritorno a casa, delle produzioni che avevano delocalizzato in aree, un tempo, più competitive. Il "rimpatrio" delle imprese "perdute" è stato di recente analizzato da Price Waterhouse secondo cui potrà creare 200mila posti di lavoro nel Regno di Elisabetta.
Lo studio di Boston consulting sfata vecchie credenze? «Più che altro - commenta Harold Sirkin coautore dell’analisi - dimostra che molte imprese effettuano investimenti sulla base di elementi non aggiornati».
Leonardo Maisano, Il Sole 24 Ore 26/4/2014