Massimiliano Lenzi, Il Tempo 25/4/2014, 25 aprile 2014
L’«ESPERTO» STAFFAN HA FALLITO SU TUTTO
Saranno stati i troppi anni trascorsi all’Onu, acronimo di organizzazione delle Nazioni Unite, ma Staffan per la liberazione dei nostri due fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, non ha combinato nulla. Loro stanno ancora laggiù, prigionieri di quella che fu una delle periferie dell’impero britannico, l’India, mentre la diplomazia non trova una via di uscita. Non ci sarebbe neppure bisogno di ascoltare le parole del politologo americano - esperto di strategie militari - Edward Luttwak, che pure un anno fa hanno liquidato così il buon Staffan: «Un personaggio che non è un esperto ma che ha fatto la sua intera carriera all’Onu, dove essere totalmente incapace non è certo un ostacolo alla carriera. È solo un bellimbusto e in India, ma non solo lì, è considerato un cretino». Luttwak si spingeva pure oltre, arrivando a sostenere che dopo l’arresto dei due marò italiani sarebbe stata individuata una soluzione che rispettasse lo stato di diritto di un Paese come l’India senza penalizzare troppo i due militari italiani. Questo Luttwak ma resterebbe su De Mistura comunque una domanda: che cosa ha combinato? Nella risposta a questo punto interrogativo, sopra una vicenda che volenti o nolenti ha comunque a che fare con la dignità ed il prestigio politico di un Paese tra i primi dieci del mondo (il nostro, l’Italia, per chi se le fosse dimenticato), sta la chiave della liquidazione di un diplomatico. E forse c’è di più, a mancare in questa via crucis del nostro prestigio sono state soprattutto le palle. Parola maschia e pure un po’ greve, certo, ma realistica. Quando i nostri due marinai sono tornati in Italia bisognava tenerceli qua, fuori da ogni diplomazia accomodante ed in nome della dignità nazionale. Sarebbe servita meno natura svedese e più sapidità caro Staffan, come suggeriva il cinico francese Talleyrand nei secoli andati, parlando del fumo: «Riconosco - diceva - che il fumo faccia male e do la mia parola che il giorno in cui mi si saprà indicare una sola virtù capace di far entrare ogni anno nelle casse dello Stato 120.000.000 di franchi, io farò tutto ciò che è in mio potere per proibire questo vizio orribile». Che danno - questa la domanda - avrebbe rappresentato per l’Italia non rimandare in India i nostri due marò, un volta rientrati nel nostro Paese? Nessuno, caro Staffan e qui sta la misura del tuo fallimento e degli errori, nella vicenda indiana, dei governi che hai rappresentato. Troppo spesso noi italiani ci facciamo trattare da furbi senza esserlo, magari liquidando quel genio di Nicolò Machiavelli come un cinico banale, impiccato come lo hanno voluto rappresentare sovente la storia ed i suoi buonisti sparsi per il mondo, quelli che mettono le Nazioni Unite davanti a tutto, anche alla frase «il fine giustifica i mezzi». Una contraddizione così forte che pure un moderato come Fabrizio Cicchitto, di Ncd, ieri ha sottolineato: «È evidente che il governo Renzi ha scelto una nuova linea per ciò che riguarda la vicenda dei due fucilieri di marina. A parte una catena di errori che ha segnato il governo Monti, comunque è stata decisa una nuova impostazione politica e giuridica che porti alla internazionalizzazione della vicenda dopo che per due anni abbiamo percorso senza risultati tutti i meandri della vita politica e giudiziaria indiana. Da parte nostra c’è una contestazione di competenza che o verrà sciolta di comune intesa in un senso positivo oppure richiederà di essere risolta da un tribunale internazionale. Il governo Renzi fa quello che avremmo dovuto fare fin dall’inizio. Va a merito delle ministre Mogherini e Pinotti di aver fatto questa scelta la cui opportunità era emersa in modo evidente durante la visita in India dei parlamentari italiani».
Massimiliano Lenzi